L’ADOLESCENZA ESILARANTE DI MICHELA ANDREOZZI AL TEMPO DELLE MELE

di Alessandra Carrillo

L’ADOLESCENZA ESILARANTE DI MICHELA ANDREOZZI AL TEMPO DELLE MELE

di Alessandra Carrillo

L’ADOLESCENZA ESILARANTE DI MICHELA ANDREOZZI AL TEMPO DELLE MELE

di Alessandra Carrillo

Al Teatro Brancaccino si inaugura la rassegna “Una stanza tutta per Lei”

Dopo il successo di A letto dopo Carosello, Michela Andreozzi ci riporta indietro nel tempo, nelle voci di familiari e compagni di scuola: e non le si riesce a togliere gli occhi di dosso per quant’è brava a raccontare l’adolescenza, tra diari segreti, musicassette e primi baci. Nello spettacolo L’amore al Tempo delle Mele c’è la leggerezza di quell’età trasognante, la drammaticità di alcuni momenti che diventano involontariamente comici per chi li vede da fuori, l’ironia dei tempi andati e la consapevolezza che una parte di noi ancora rivive quotidianamente certe situazioni, come quando si chiedeva all’amica di controllare se il nostro sperato lui ci guardasse mentre passavamo nei corridoi della scuola. E ora si fa lo stesso sul posto di lavoro.

E questa umanità variegata e variopinta della vita di un’adolescente – che riesuma le scritte sulla porta del bagno della scuola e della cameretta, quella cameretta che era il nostro nascondiglio, il nostro mondo fatto di sogni e prime scoperte, di lunghe telefonate con l’amica del cuore com’è lunga la prolunga del telefono, di innumerevoli segni del destino alla ricerca dell’amore – questa umanità la vediamo nello specchio, mentre ci si guarda i coscioni che resteranno tali anche dopo e ci si ricorda delle amiche di scuola, la bruttina con gli occhiali ed i brufoli Enrichetta ora felicemente sposata, mentre Azzurra, la biondona snob, ha fatto il patto col botox e resta paralizzata in un’immagine plastificata, fa fatica a pronunciare le parole e così diventa ventriloqua nell’esilarante rivisitazione della Andreozzi.

andreozzi al brancaccino

Un lungo monologo di quasi due ore che passano all’insegna delle risate, grazie ad un’interprete con giubba alla marinara e scarpe rosse, che entra in totale empatia con il pubblico, che canta, ride, applaude e fa la ola, partecipa al referendum sui diari – ricordando quello segreto (che la mamma poteva vedere, quella mamma dall’accento napoletano che “la sa”) e quello segretissimo e passando in rassegna quelli di scuola, dalla Smemoranda a quello di Mafalda e di Lupo Alberto – mentre scenografia e luci essenziali e colorate restituiscono pienamente l’atmosfera di quei tempi, in cui perdersi e farne parte. Si torna al momento della gita scolastica ed ai pullman che odorano di buccia di banana, sudore e apparecchi; alle feste in casa, preda e balia degli ormoni già adulti, con i panini cotto e maionese, la coca finta e l’inno a Erpes, dio greco dell’amore, mentre risplende la luce negli occhi della ragazzina in attesa del lento. Le tecniche di ballo e le tecniche di bacio, quel primo bacio che sembrava il ricevere un petto di pollo crudo ed inanimato in bocca, e poi la scoperta dell’abbagliante splendore del primo amore, i foglietti che giravano in classe con la X da piazzare sotto il “Ti vuoi mettere con me?” e il non dire subito di sì, quella risposta così in contrasto con quanto accade ora, perché pare che l’abbiamo lasciata nei parcheggi, la dignità.

Allora c’erano solo gli struscia struscia di Barbie e Ken e si ricorreva ai romanzi Harmony o alle risposte di Cioè per scoprirne di più: incredibili i cambi di personaggi di Michela che gioca con la Dottoressa Lilly Bata e crogiuolo di ragazze e ragazzi da tutt’Italia in crisi con la tipica domanda “ma se lo bacio resto incinta?”

Scritto assieme alla regista Paola Tiziana Cruciani e Giorgio Scarselli e con le musiche dal vivo di Alessandro Greggia, che stava dietro un grosso stereo di cartone a mo’ di dj (per proporci un revival degli anni ‘80 e ‘90 da Fogli ai Ricchi e Poveri, dalla Pausini a Masini e Canino – quello di Brutta, ricordando le registrazioni frettolose dalla radio con i tasti premuti insieme di Rec e Play e le cassette da riavvolgere con la bic), lo spettacolo è un inno al rivivere con stupore bambinesco l’infelicità terminale, la malattia tipica degli adolescenti, e di guardarla di nuovo da adulti, con la consapevolezza che porta a sorridere di noi. Di quel tempo di insicurezze, sogni e ormoni impazziti.

Il tempo delle mele

Con lo spettacolo L’Amore al Tempo delle Mele si è aperta al Teatro Brancaccino la rassegna teatrale – ideata da Marioletta Bideri e con la direzione artistica di Daniele Salvo – per immaginare il femminile del terzo millennio, in scena dal 9 marzo proprio, con Michela Andreozzi, fino al 14 maggio. Si alternano in scena otto attrici in otto spettacoli, ogni settimana dal giovedì alla domenica: Valeria Perdonò dal 16 al 19 marzo con Amorosi Assassini; Melania Giglio dal 23 al 27 marzo in scena con Voce di Donna; Cinzia Spanò dal 30 marzo al 2 aprile in La Moglie – Viaggio alla ricerca di un segreto; la bravissima Maria Paiato che dal 6 al 9 aprile farà delle letture tratte da Il Gattopardo; dal 20 al 23 aprile sarà la volta di Federica Bern in Il Viaggio di Felicia; il trio Ladyvette in scena con Lescano – Le dive dello swing dal 27 al 30 aprile e Athina Cenci con La Donna Gigante dal 4 al 7 maggio. La rassegna chiuderà dall’11 al 14 maggio con L’Alba che verrà, spettacolo di 16 attrici con monologhi di 15 minuti: l’attrice che riceverà maggior gradimento da parte del pubblico parteciperà all’edizione 2018 della rassegna con il suo monologo nella forma completa.

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