Strategia Click Day
Un flop dopo l’altro

La politica del Click Day
Un flop dopo l'altro

Una strategia perdente: "Impossibile raggiungere il sito"
Prima le mascherine per le aziende, e poi bici e monopattini

di Cecilia Bonacini

Strategia Click Day
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La politica del Click Day
Un flop dopo l'altro

di Cecilia Bonacini
monopattino elettrico

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Un flop dopo l’altro

di Cecilia Bonacini

Si è aperta lo scorso 2 novembre la finestra per la richiesta del rimborso per l’acquisto di bici, elettriche e non, monopattini elettrici e compagnia bella, promossa dal ministero dell’Ambiente. Il Governo con il c.d. Decreto Rilancio ha previsto la possibilità di beneficiare di un buono, a partire dal 4 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, pari al 60 per cento della spesa sostenuta, fino a un massimo di 500 euro – sull’acquisto di mezzi di micromobilità sostenibile per i cittadini residenti nei capoluoghi di regione, di provincia e nei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti e nelle città metropolitane. 

Il ministero, per l’occasione, ha sviluppato un’apposita piattaforma www.buonomobilita.it, che all’ora del dunque ha floppato per l’inaspettato boom di accessi e altre criticità tecniche. Molti utenti si sono visti quindi comparire la schermata “Impossibile raggiungere il sito” e non sono riusciti a finalizzare la procedure, restando a mani vuote. Il giorno successivo sono arrivate prontamente le giustificazioni del ministro, il quale, per salvare la faccia dopo aver pompato il contributo per mesi, ha dovuto ricorrere ad una ulteriore giornata per fornire il rimborso, almeno per chi aveva già effettuato l’acquisto. “Rimborserò tutti, e da gennaio via a nuovi acquisti con benefici rottamazione veicoli inquinanti in base alla legge Clima” ha dichiarato Costa

Ma in molti hanno commentato che non solo era prevedibile, ma anche scontato che finisse così. “E’ ora di finirla con questi click day, un metodo a dir poco primitivo, che costringe i consumatori a fare una gara a chi arriva primo” ha affermato il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), Massimiliano Dona, in seguito al crash del sito. “Il rito del click day – ha proseguito Dona – diventa ancora più barbaro a fronte dell’incapacità ormai consolidata di saper gestire un accesso massiccio ad un sito: ogni volta vanno immancabilmente in crash. E’ ora di finirla!”. 

Il tema è stato anche oggetto di interrogazioni parlamentari da parte dell’opposizione, che ha incalzato il Governo sulla questione, chiedendo se le ragioni che hano portato alla scelta di procedere ad un click day siano state di natura economica “nel senso di minor risorse disponibili rispetto alle promesse” o in caso contrario per quali motivi non si sia preferito, per esempio, “prevedere la possibilità di detrarre la spesa sostenuta all’atto della successiva dichiarazione dei redditi utilizzando il modello 730”. O ancora, hanno chiesto se il Governo sia a conoscenza dei disservizi riscontrati durante il clickday, e se non ritenga di mettere in campo delle iniziative più efficaci e strutturali invece che “palliativi dal dubbio impatto”.  

Non è infatti la prima volta che il Governo sposa la causa click day, con risultati opinabili. Anzi, la questione potrebbe ormai definirsi risalente e ha addirittura sollevato dubbi di costituzionalità. Ma per fare un altro esempio recente, lo scorso maggio con il supporto di Invitalia era stato messo a dispozione un rimborso per le imprese che avevano acquistato dispositivi di protezione (DPI) per adeguarsi ai protocolli di sicurezza, al fine di proseguire l’attività nel pieno della prima ondata della pandemia. Anche in quel caso, dopo pochi secondi le risorse messe a disposizione dal cosiddetto “Bando Impresa Sicura” sono svanite. E tanti tra i possibili destinatari sono rimasti esclusi.

I fatti portano quindi a chiedersi se non sia forse il caso che il Governo cambi strategia, in particolare in occasione di iniziative importanti per la vita economica, e non solo, del Paese. A maggior ragione se in corrispondenza di un delicato momento per cittadini e imprese, visto lo stato di emergenza epidemiologica, economica e sociale in cui questo versa. La vera questione, al di là dei singoli episodi, è infatti se sia veramente il caso di ricorrere allo strumento clickday per distribuire risorse, ovviamente per nobili iniziative, ma che alla prova dei fatti si è poi sempre rivelato nel complesso insoddisfacente rispetto agli obiettivi.

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