LA MIA PRIMA VOLTA

di Maria per Roma

LA MIA PRIMA VOLTA

di Maria per Roma

LA MIA PRIMA VOLTA

di Maria per Roma

La prima volta non si scorda mai”, mi dicevano sempre le mie amiche più esperte.
Me lo continuo a ripetere mentre sono nel sotterraneo con il mio amico.
Riesco a concentrarmi solo sul caldo soffocante, sull’afa appiccicosa.
Riesco a percepire anche l’odore di attesa, di tensione e rabbia che c’è in questa stanza.
Dopo ben sei anni di relazione eccomi qui, pronta per diventare grande.

Pronta per fare il mio primo abbonamento all’ Atac di Roma.

Chi si sarebbe mai aspettato questo?
Chi si sarebbe mai aspettato di diventare tutto quello che avevo rifiutato per così tanto tempo?
Quanti tornelli saltati, quanti Nomi e Cognomi falsi dichiarati. Non riesco nemmeno a ricordare la prima volta che ho preso un mezzo di trasporto pubblico Atac. O forse si.
Un ricordo offuscato si fa largo nella mia mente, mentre il mio amico martire mi insulta ed impreca per l’attesa infinita. La scena diventa chiara e comincio a ricordare in modo cristallino: il mio primo giorno a Roma, come studentessa fuori sede; il giorno in cui molte cose cambiarono ed io feci un giretto su quello che sarebbe stato per tanto tempo un vero e caro amico. In molti lo chiamano Trenino Giardinetti – Laziali, io sono solita chiamarlo “Trenino Nuova Delhi – Bombay”. Un tram giallo che non promette nulla di buono ma che ha il suo fatiscente ed irresistibile fascino.
Quel giorno, quella prima volta sul Trenino mi sembrò addirittura pazzesco! Tutto quello stile vintage che contrastava con l’identità (a me ancora poco nota) avanzata della capitale. Cosa ne potevo sapere che non era in stile San Francisco o Milano, ma che l’Atac semplicemente non aveva mai avuto sufficienti fondi per stanziarne dei nuovi?
Quel trenino mi ha accompagnato in tantissimi momenti fondamentali della vita: il primo giorno a Roma, il primo giorno di un lavoro odiato, le fughe notturne da amori improbabili e deludenti. Ho fatto anche un trasloco lanciando sacchi neri nei vagoni del trenino, andando avanti ed indietro sulla Casilina per circa dieci volte.
Non scorderò mai quando lavoravo a Centocelle e per arrivare a prendere in tempo il trenino facevo il salto all’ostacolo del tornello e lo slalom tra i binari per raggiungere la carrozza della salvezza.

Vivendo sei anni a Roma, senza mai un mezzo di trasporto privato, credo fermamente di aver preso quasi tutti gli autobus, metro e tram possibili. Non so quante ne potrei raccontare, quante fermate e stazioni ho vissuto. Quante paure, risate e rabbia io abbia potuto vivere. Eppure, non che me ne vanti, ma è la realtà; in tutto questo tempo credo di aver fatto un totale di biglietti da 100 minuti, forse 100 volte. Ah si, un anno fa presa dalla gioia di un lavoro bellissimo feci addirittura un abbonamento di un mese. Un abbonamento mai più rinnovato che ho utilizzato magicamente per tre mesi.

Non posso dire di aver fatto la cosa giusta in tutto questo tempo, anzi. Però pensateci: quante volte dovevo essere soggetta a multe? Facendo un rapido calcolo, avendo preso i mezzi tutti i giorni negli ultimi sei anni: circa 2220 volte. Mai niente, mai un “Cosa fa Signorina” oppure “Mi dia i documenti Signorina”. E quante volte, voi che vi ritenete dei perbenisti e state leggendo questo racconto, avete pensato che i vostri 250,00€ erano stati buttati al vento? Per quale ragione continuiamo a pagare 100 minuti di mezzi 1,50€, se posso utilizzare la Metro una volta sola?

Avrei ancora tante considerazioni da fare, ma come sempre, me ne rimane sempre e solo una.
Alla fine di questa storia sono diventata anche io una persona per bene. Una di quelle che gira con una tessera rossa e la propria faccia stampata sopra. Una bella fuori sede romana che paga i mezzi e prega Dio di trovare un passaggio, un aiuto o una navicella spaziale. Anche io adesso posso dire di aver speso 250,00€ ma di dover comunque dare 20€ a notte al Taxi perché non posso rimanere nelle mani di un Notturno mai esistito.

Anche io sono diventata una di voi, ma nonostante ciò non posso dimenticare chi sono stata e chi in fondo continuerò ad essere.
Sono certa che non smetterò mai di essere Maria, la ragazza che si cambia i pantaloni sul tram delle 06.00. Ma questa in fondo è un’altra storia…

Maria per Roma

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