La Meraviglia e la Giustificazione

di Francesco Barone

La Meraviglia e la Giustificazione

di Francesco Barone

La Meraviglia e la Giustificazione

di Francesco Barone
Gabriele apre il regalo che aspettava da mesi e sorride come solo i bambini sanno fare. Quell’espressione dei primi anni di vita, quella sembianza di felicità suprema.
Scarta frettolosamente una confenzione ricca di colori…giallo, verde, rosso…ogni istante perso sembra un’infinità, un limite alla curiosità.
Strappa l’ultimo lembo e lo scorge…è il giocattolo che ha desiderato, l’oggetto amico che lo consolerà sempre e di cui mai si stancherà…
L’irruenza si trasforma in delicatezza, scruta i punti di apertura.
Dolcemente scolla le chiusure e con gli occhi neri sgranati osserva il contenuto.
Gioia e devozione.
Rilassa il viso e apre leggermente la bocca.
Ciò che non si aspettava, nonostante lo avesse chiesto, è concretamente nelle sue mani e nessuno potrà mai portarglielo via.
Quei momenti, quelle espressioni, quei modi, quel sorriso…niente di più magnifico e semplice. La Meraviglia di un bambino che esplode. Sentimento, ingenuità, gioia e soddisfazione. Nulla potrà mai eguagliare quell’istante.
Gabriele adesso ha 34 anni o poco più e ricorda ancora il tempo in cui ha sorriso di cuore.
Laureato in economia, è sempre stato brillante. Ottimi voti seppur con qualche ragazza in meno.
Un figlio e una moglie stupendi. Luca è troppo studioso perchè riesca a farlo arrabbiare, Desiree è terribile e a volte esagerata, ma unica come non mai. Lui ama la vita e i suoi amici. Non è religioso, ma sostiene che qualcosa debba pure esistere. Spesso ha bisogno di stare solo, ma mai quanto adesso ha provato dolore.
Desiree è una giovane laureata in Lettere classiche. Le piaceva la pittura, ma i suoi non hanno acconsentito e quindi ha studiato l’altra arte, quella dello scrivere. Giovane e solare, è bella come il giorno prima del matrimonio, ma non intende uccidere i suoi studi lavorando nel call center sotto casa.
Vivono in un appartamentino alle porte di Milano. Lui è occupato di pomeriggio, lei cerca lavoro al mattino perchè Laura possa avere sempre un genitore accanto a se.
Laura è la nuova arrivata, ha 4 anni…Osserva il mondo curiosa, piange, sorride e mangia.
Gabriele è sempre lo stesso, solo con un po’ di capelli bianchi in più e qualche ruga sulla fronte.
Desiree dal prossimo anno rientrerà a casa solo il fine settimana perchè il lavoro la manda ogni mattina a 234km e non può perdere punteggio.
L’orologio segna le 17:41, il treno arriva puntuale e i quattro festeggiano con un maxi hamburger.
Appena usciti un passante li ferma e piangendo si inginocchia ai piedi di Gabriele.
Corpo chino e faccia a terra.
Un pugno contro il pavimento e la triste rabbia di chi un tempo era felice.
Volge lo sguardo verso la famiglia incredula. Occhi celesti come il cielo e rossi come il fuoco.
Una parola rotta dai lamenti e poi “Licenziato per aver rubato sul posto di lavoro” tuona un uomo in divisa.
“E non ha nemmeno il coraggio di aprir bocca” continua.
Lui non lo guarda nemmeno. Viso corrucciato e mani a coprire la vergogna. Trema per il nervosismo.
Laura sfugge alla stretta protettiva della madre e con un ditino riesce a sfiorare la mano del pover’uomo prima che Desiree la riprenda, vigorosamente, a sè.
Attimi che sembrano una vita e sguardi che non riescono a giustificare tanto umile rammarico.
Distinto ma molto invecchiato. Pugni stretti e pianto serrato.
“Così impari a rubare dai nostri scaffali” e due divise prendono forma in lontanza.
L’uomo, piegato su stesso cerca la forza e “I s…” e di nuovo la crisi.
Sembrava preferisse la condanna pur di non proferire nessuna parola.
Qualche colpo di tosse e Gabriele che lo afferra sotto braccio.
Sorpreso alza lo sguardo con gratitudine e incrocia quegli occhi neri.
Luca lo sorregge dall’altra parte ed è finalmente in piedi.
Sguardo basso porge le mani dietro la schiena.
Era sottomesso e ucciso dalla sua stessa verità.
Umiliato e schiacciato dal peso di una ormai inutile giustificazione assaggiava il sapore dei goccioloni salati che solcavano il suo viso.
“I soldi bastavano a mala pena per le cure di mia moglie, aiutatela voi.”
 
Un racconto di Francesco Barone
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