Caso Franchi e le giovani donne in azienda

"Elisabetta Franchi sbaglia
Le donne giovani? Una risorsa"

"Nella mia azienda l'arrivo di un bambino è accolto con gioia immensa"
L'opinione di una giovane imprenditrice che non condivide il pensiero della Franchi

di Roberta Serio
di Redazione The Freak

Caso Franchi e le giovani donne in azienda

"Elisabetta Franchi sbaglia
Le donne giovani? Una risorsa"

"Elisabetta Franchi sbaglia
Le donne giovani? Una risorsa"

di Roberta Serio
di Redazione The Freak
Franchi

Caso Franchi e le giovani donne in azienda

"Elisabetta Franchi sbaglia
Le donne giovani? Una risorsa"

"Nella mia azienda l'arrivo di un bambino è accolto con gioia immensa"
L'opinione di una giovane imprenditrice che non condivide il pensiero della Franchi

di Redazione The Freak
di Roberta Serio

Quale occasione migliore per osteggiare e screditare la figura della mamma lavoratrice se non la festa della mamma?

Non avrà prestato attenzione alla data sul calendario, forse, Elisabetta Franchi, la stilista ed imprenditrice bolognese che, invitata all’evento “Donne e moda: il barometro 2022”, organizzato da Pwc Italia in collaborazione con il quotidiano Il Foglio, ha manifestato un pensiero imprenditoriale infaustamente in voga in questo decennio, secondo cui se sei donna e desideri ad avere dei figli non solo non puoi ambire a delle posizioni apicali all’intero di un’azienda, ma vieni addirittura licenziata.

https://www.youtube.com/watch?v=XeQC16zFNfg

Siamo abituati a leggere di situazioni analoghe e ad ascoltare testimonianze di chi, certe prese di posizione, neanche lecite, le subisce, ma il colmo è che, stavolta, a dirlo sia proprio una donna. E non una donna qualsiasi, si badi bene: una donna che fa del “volere è potere” il suo mantra.

Una donna, moglie e madre, che si “vanta” di avere dei figli anche lei, coi quali si diverte nei weekend – soltanto?-. Una donna che che si erge a paladina di femminilità e “girl power”, per dirla con gli anni novanta, ma che è la prima a tarpare le ali a coloro che, al di sotto degli “anta”, come lei stessa dice, devono ancora fare parecchi “giri di boa” (sposarsi, avere dei bambini), e pertanto non possono mica pretendere di rivestire ruoli manageriali di peso, perché non potrebbero adeguatamente dedicarsi in modo devoto h24 alla causa Franchi. Per questo la scelta di preferire gli uomini o le donne più mature.

Irritante e imbarazzante una conclusione di tal fatta: la legge in primis non le permette di fare certe discriminazioni, ancor meno in sede di “investigazione preliminare” durante i colloqui conoscitivi alle candidate. Secondo, poi, perché dovrebbe negare la possibilità di una riuscita che lei stessa ha raggiunto ad altre donne, madri, mogli, come lei? Perché io sono io , diceva Alberto Sordi nei panni del Marchese del Grillo. E voi non siete Elisabetta Franchi.

Alla signora Franchi mi piacerebbe far sapere che si può vivere diversamente la maternità (o paternità) dei dipendenti in seno alla propria azienda. Basta cambiare prospettiva e usare il magico ingrediente dell’empatia, che, è vero, non paga i contributi e gli f24 (di cui peraltro un’azienda come la sua non dovrebbe preoccuparsi più di tanto, dato il consistente e positivo fatturato), ma consente di gioire anche dei traguardi altrui.

Sono stata anche io “dolcemente” considerata lavorativamente inadatta al sorgere della mia prima gravidanza. E adesso che mi trovo ad essere amministratore di un’azienda non posso che provare dispiacere in merito alle esternazioni della stilista bolognese: ogni qualvolta nel nostro staff sia stato comunicato l’arrivo di un bambino abbiamo tutti accolto con gioia immensa tale notizia, che, inevitabilmente riflette la prosperità ed il benessere dell’azienda e di cui la stessa è foriera.

Da quando abbiamo iniziato la nostra attività sono nati ben 6 bambini, tre coppie si sono sposate e in tanti hanno acquistato casa. Il benessere dell’azienda e dei dipendenti è reciproco. Forse, accanto alla dog hospitality tanto decantata, sarebbe ancor più utile rivedere il format imprenditoriale inserendo la possibilità di asili nido aziendali, che tanti altri brand in tutto il mondo hanno già al loro attivo.

Nessuna sfacciata pretesa figlia della modernità: quasi un secolo fa Luisa Spagnoli inserì l’asilo all’interno della propria azienda tessile , affinché le sue lavoratrici potessero usufruirne, conciliando il desiderio di maternità con quello della necessità di lavorare. Alle stesse riconosceva il diritto all’alfabetizzazione durante l’orario lavorativo, il diritto all’allattamento e il congedo retribuito di maternità.

Secondo la  Spagnoli le donne non dovevano rinunciare a nulla, soprattutto alla propria indipendenza. Le maestranze la adoravano. Questa volta la Franchi si è fatta scaccomatto da sola: la donna tosta e caparbia che si è fatta da sola è diventata, adesso che la sua strada non è più in salita, colei che non permette alle donne di farcela.

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