La censura senza senso nella lotta alla mafia

di Leonardo Naccarelli

La censura senza senso nella lotta alla mafia

di Leonardo Naccarelli

La censura senza senso nella lotta alla mafia

di Leonardo Naccarelli

A livello nazionale si torna a parlare di Ostia e, come l’ultima volta, l’argomento è la mafia. Il casus belli è la realizzazione di un murales presso la stazione di Lido Nord. Dipinti su quel muro, fino a qualche giorno fa, si trovavano volti noti a livello locale e nazionale. Personaggi come Manuel Bortuzzo, il nuotatore ferito qualche mese fa ad Acilia; Lido Duranti, partigiano ucciso alle Fosse Ardeatine; Domenico Fonti, ultracentenario ostiense ed infine Federica Angeli, giornalista de “La Repubblica” sotto scorta per le sue inchieste contro la mafia del litorale romano. Si è usato l’imperfetto perché l’amministrazione municipale ha rimosso i ritratti dei soggetti sopracitati. “Essi non sono- si legge dal comunicato stampa- personaggi universalmente riconoscibili come simbolo della lotta all’illegalità; sono personaggi con cui si può trasmettere un messaggio politicamente divisivo”.

Questo è, in sostanza, quello che è avvenuto. Mi sento di dire che è una vergogna assoluta. Diviene anche difficile spiegare quali possano essere i motivi di questa scelta e cosa si nasconda nel dietro le quinte.

Comincerò con una banalità: cari 5 stelle, cara amministrazione grillina di Ostia, chi combatte la mafia e rischia la vita tutti i giorni non è un personaggio divisivo. Federica Angeli è un’eroina civile e, come tale, rappresenta e conferisce onore a tutta la comunità che le sta intorno. O la si segue nella sua lotta quotidiana o la si avversa, ingrossando le fila di ha sempre usato e usa ancora Ostia come preda ed elemento di dominio. I 5 stelle hanno fatto la loro scelta. Essa deriva da rancori di bassissima lega, dall’ arroganza di chi, di fronte alle critiche, pensa di poter porvi rimedio con la prepotenza della censura. Fa strano scrivere queste righe perché, un tempo, vi dipingevate diversi; io vi ricordo alla manifestazione di un anno fa, indignati per la testata di Roberto Spada al giornalista RAI, Daniele Piervincenzi; me la ricordo la vostra campagna elettorale a tema legalità; mi ricordo la vostra voglia di cambiare il modo di fare e di intendere la politica. Giorgio Gaber, in un suo monologo, una volta ha detto: “La politica è schifosa e fa male alla pelle”. Ecco, in questo momento non so dirvi chi, tra me e voi, abbia l’attacco di orticaria più acuto.

Come si è già detto sopra, alla base della modifica del murales vi sarebbero motivazioni anche, se non soltanto, politiche. L’opera originale era infatti stata definita un simulacro della sinistra ostiense.

Ammesso e non concesso che ciò sia vero, ciò ci porta a riflettere sulla destra ostiense. Ad Ostia, in quell’ area politica, un ruolo importante è svolto da CasaPound. Alle scorse elezioni comunali hanno ottenuto più del 7% dei voti: questo grazie, sicuramente, ad una sapiente e redditizia attività sul territorio, ma c’è dell’altro.

Sono note ad Ostia relazioni quantomeno ambigue tra il clan degli Spada e due esponenti di CasaPound: Carlotta Chiaraluce e Luca Marsella. Quest’ultimo esulta su Facebook per la vittoria conseguita: mettere alle strette i 5 stelle per modificare il murales a loro piacimento.

Per riassumere: ad Ostia la realizzazione di un murales a tema legalità è stata condizionata in modo determinante da un partito politico neofascista, e dunque illegale, sospettato di stringere legami con una delle famiglie del malaffare più potente nel territorio. Inoltre, le mura impiegate per la realizzazione del murales sono sempre state ricoperte da manifesti di forze politiche estreme senza che nessuno si sia mai opposto. Non lo vedete come tutto è un’opera d’arte surrealista, un capolavoro di no-sense politico, un festival dell’ipocrisia?

Ci si potrebbe sforzare di giudicare i fatti al di fuori delle personali considerazioni politiche ma il quadro non migliorerebbe, anzi. Secondo l’amministrazione era giusto che su quel murales fossero raffigurati personaggi come Falcone, Borsellino, Mattarella ed Impastato. Chiariamoci subito, non è un’idea da biasimare. Sono uomini che io stimo talmente tanto che li vedrei bene ritratti ovunque nel nostro Paese. È il concetto alla base che non funziona e convince. Ostia non è un territorio qualsiasi: ha un passato recentissimo di municipio sciolto per mafia, il suo territorio è sotto il controllo, più o meno diretto, di almeno 4 clan criminali molto potenti (Spada, Fasciani, Di Silvio-Casamonica e Triassi). Ecco perché, ad Ostia, non si parla di mafia per costruire una generica “coscienza civile”; lo si fa per istruire giovani ed anziani su un fenomeno, drammaticamente vicino, che ha sottratto e continua a sottrarre energie vitali, futuro e speranze a tutta la comunità. Si comprende, dunque, perché fosse fondamentale ritrarre i simboli di una lotta locale all’ illegalità e si comprende perchè a nulla valga il dietrofront dell’amministrazione avventuto ieri (24 luglio 2019), la quale ha promesso un altro spazio su cui riprodurre il murales, smentendo ogni intento censorio.

Talaltro, la scelta circa chi inserire nel murales era stata presa in seguito ad un confronto con gli studenti dei licei limitrofi. Questo rende la decisione dell’amministrazione comunale ancora più incomprensibile e fa crescere la mia vicinanza nei confronti di chi, in concreto, cerca di rendere Ostia un posto migliore. Costoro erano consapevoli, all’ inizio del percorso, che non sarebbe stato facile; sapevano che avrebbero dovuto affrontare migliaia di sacrifici. Speravano, tuttavia, che combattere per lo Stato comportasse almeno il sostegno delle Istituzioni rappresentative. Andate a spiegare voi che questo augurio era, in realtà, falso e che anche la lotta alla mafia può essere attratta dalle contingenze “terrenissime” della quotidianità politica. Io non ne ho il coraggio.

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