Je suis Charlie
È il suono della morte della libertà.
Questa volta, nessuna immagine vale quanto la cieca eco degli spari provenienti dai kalachnikov nella redazione di Charlie Hebdo.
“On a tué Charlie Hebdo” basta ad imporre il silenzio. Certe esecuzioni sommarie esigono una condanna senza termini di se e ma. È un lutto al braccio con cui si dovrà continuare a correre sul campo da gioco della libertà di stampa.
Certi attentati sono la dimostrazione della forza di un tratto di penna. Avevano firmato la loro condanna a morte sotto ogni vignetta satirica che portava il loro nome. Ma non sono mai scesi a patti per fumare l’ultima sigaretta prima di andare al patibolo: gli attentati sono fatti alle persone da altre persone.
La redazione di The Freak commemora le persone, oggi. Partigiani di una libertà che non ha patria né religione.
E a star attenti, si sentirà una risata. È quella di Charb, Tignous, Cabu, Wolinski. L’avevano detto: “toujours pas d’attentats en France. Attendez! On a jusqu’a la fin janvier pour presenter ses voeux”: abbiamo ancora tutto Gennaio per fare i nostri auguri.
Oh, Charlie Hebdo. Quanto cara ti è costata la libertà di ridere.
E, come tributo, difendendo la democrazia a colpi di penna, continueremo a ridere anche noi.
Sotto l’ombra di un bel fior si seppelliscono semi. Ne nasceranno bellissime idee. Provate ad ucciderle.
di Sabrina Cicala a nome di tutta la Redazione The Freak