L’Italia dei commissari

L'Italia dei commissari straordinari:
Arcuri e non solo

Il Paese dove l'eccezione costituisce la regola
e l'ordinario diventa straordinario

di Maria Rita Curcio

L’Italia dei commissari

L'Italia dei commissari straordinari:
Arcuri e non solo

L'Italia dei commissari:
Arcuri e non solo

di Maria Rita Curcio
L'Italia dei commissari straordinari

L’Italia dei commissari

L'Italia dei commissari:
Arcuri e non solo

Il Paese dove l'eccezione costituisce la regola
e l'ordinario diventa straordinario

di Maria Rita Curcio

Nella mia memoria di bambina, il commissario straordinario per eccellenza resterà sempre Giuseppe Zamberletti; a lui dobbiamo la nascita del Dipartimento della Protezione Civile e soprattutto la concezione dell’esigenza insopprimibile della prevenzione e programmazione che prescinde ed è preliminare ad ogni successiva attività di soccorso.

Nominato dall’allora presidente del Consiglio, Aldo Moro, per affrontare l’emergenza del terremo in Friuli del maggio 1976, lo ricorderò sempre chino sulle macerie con il suo impermeabile grigio, gli occhiali, una figura rotonda, ma istituzionale esaltata dall’avere abbracciato, affrontato e superato la tragedia del terremoto fino alla ricostruzione.

Anticipando, non so se più o meno consapevolmente, la delega dei poteri dallo Stato alle Regioni ed ai Comuni, di fatto Zamberletti applicò, con buoni risultati, un modello che consisteva nel coinvolgimento dei sindaci e dei territori con le intere loro comunità.

Da allora i disastri naturali e le tragedie procurate da mano umana si sono succedute nel tempo ed anche con una certa frequenza emergendo costantemente lo stesso comune denominatore, nonostante l’eredità di Zamberletti, e cioè la quasi totale mancanza di prevenzione e programmazione che ha continuato a produrre effetti nefasti nei terremoti dell’Aquila, commissario straordinario Guido Bertolaso ed in quello di Amatrice, commissario straordinario Vasco Errani, il cui dialogo con i sindaci e le comunità locali, non si rivelò subito del tutto sereno ed efficace, nonostante e probabilmente proprio a motivo del fatto che, le risorse economiche destinate a queste emergenze cominciassero ad essere del tutto ragguardevoli, suscitando umani appetiti.

Benchè il ricorso al commissariamento costituisca di per sé un fatto eccezionale, motivato da situazioni di imprevista emergenza o di complessità tecnica tale da dover reclutare persone dotate di eccezionale preparazione ed esperienza, abbiamo visto che nel tempo, si è sempre più fatto ricorso a tale figura anche per questioni, non voglio dire, concretamente più semplici, ma che certamente costituiscono ambiti di attività peculiari degli apparati ed uffici pubblici, insomma della Pubblica  Amministrazione.

Se diamo un’occhiata alla Sezione Trasparenza del governo Italiano – presidenza del Consiglio dei Ministri, troviamo un elenco piuttosto corposo   di commissari straordinari nominati per realizzare specifici obiettivi determinati in relazione a programmi o indirizzi deliberati dal Parlamento o dal consiglio dei Ministri o per particolari e temporanee esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali, ferme restando le attribuzioni dei Ministeri, fissate per legge. 

Ora è oltremodo interessante indugiare sugli ambiti oggetto di tali commissariamenti per rendersi conto che in Italia ad esempio, abbiamo bisogno di un commissario straordinario del governo per gli interventi di restauro e valorizzazione dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano a Ventotene nonostante l’esistenza di una complessa, articolata ed organizzata struttura pubblica quale è il Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo e tenuto conto peraltro della competenza concorrente delle Regioni proprio in ambito di valorizzazione, in ordine alla quale comunque non è qui il caso di dilungarsi.

E certamente è l’ignoranza diffusa in materia, che non ci fa comprendere il perché gli Uffici tecnici della Regione Lazio, con la Soprintendenza competente, con gli uffici tecnici del Comune di Ventotene, nonché con eventuali atri Enti pubblici coinvolti non possano sedersi attorno ad un tavolo, in una conferenza di servizi, per svolgere al compito e portare il risultato. 

E’ stato invece necessario affidare l’incarico, per un budget di spesa di 70 milioni di euro ad una commissaria,  il cui curriculum politico è di tutto riguardo: già Consigliere comunale di Roma per dieci anni, deputata per undici anni durante i quali è stata eletta a Montecitorio per tre volte, già  sottosegretaria all’Istruzione, consigliere regionale nel Lazio, parlamentare europea; la sua formazione tuttavia riporta una laurea in lettere moderne, essendo poi diventata giornalista professionista.

E’ inevitabile tuttavia interrogarsi sulla natura di questa tipologia di incarichi, perché o si tratta di una delega di natura politico – decisionale o di una delega di natura gestionale, in ogni caso c’è un danno perché si tratta di duplicazione di funzioni sia politiche, già esercitate dal Ministro, sia gestionali già esercitate dagli uffici preposti della Pubblica Amministrazione.

Emerge  quindi che, attraverso il sistema degli incarichi, ammantati di eccezionalità e conferiti a personalità straordinariamente dotate, si è dato luogo ad un’amministrazione parallela ed esternalizzata rispetto all’alveo consueto della amministrazione pubblica, per procedere sui sentieri dell’eccezionalità che consentono deroghe, proroghe, spese con procedure non vincolate, esercizio di discrezionalità pura.

Certamente la buona volontà è  sicuramente quella di far presto e bene, al riparo dai vincoli della vituperata burocrazia, brutta bestia nera alimentata allo scopo di incutere timore ed alla quale si consente di muoversi per il routinario funzionamento  “della macchina burocratica”.

Altrettanto interessante risulta la nomina di un commissario straordinario di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, e di un commissario straordinario per la gestione del fenomeno delle persone scomparse, individuati nella figura di prefetti che, forse, potrebbero assicurare il medesimo compito attraverso gli ordinari uffici territoriali di Governo, magari attraverso uffici speciali” trattandosi di competenze che istituzionalmente fanno capo al Ministero dell’Interno e di conseguenza alle Prefetture.

Abbastanza curiosa, se non fosse per l’emergenza pandemica che ammanta oltremodo ed ancor più, di eccezionalità tutto quanto riguarda la gestione pubblica, è la nomina di un commissario straordinario all’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS). Mi incuriosisco e vado a guardare l’atto di nomina e le competenze, non è caricato il curriculum dello straordinario commissario, quindi non sono deducibili ma sicuramente indiscusse. 

Ciò che è certo è che una Agenzia è già di per sé una struttura straordinaria, prevista e creata dalle previsioni normative per agire agevolmente e soprattutto indipendentemente, per la delicatezza degli ambiti di competenza, attraverso un presidente del C.D.A ed un direttore generale.

Infatti l’Agenas è un’agenzia strategica presso la quale lavorano circa cinquecento dipendenti che erano, o almeno avrebbero dovuto essere guidati da un direttore generale che, attraverso la pratica dello spoils system, è stato rimosso, seguendo un contenzioso legale e la soluzione  dell’incarico commissariale.

In un Paese normale e non presidiato da commissari straordinari, verosimilmente, un direttore generale per meritare la rimozione dall’incarico, avrebbe dovuto essere sottoposto ad una valutazione dall’esito negativo, a seguito della quale, essere  ostituito da un altro direttore generale, la cui capacità fosse comprovata da una valutazione con esiti positivi o addirittura straordinari.

Ma l’emergenza giustifica lo spoyl sistem il contenzioso e l’incarico al commissario, per definizione “straordinario”; e l’emergenza costa parecchio però, in termini economici prima di tutto, ma non solo.

Lascia sul campo una Pubblica Amministrazione svilita nelle sue risorse umane migliori, scippata dalle sue competenze che vengono trasfuse, a pezzi, a brandelli,  in nuovi contenitori che costituiscono il campo d’azione in cui l’eccezione costituisce la regola e l’ordinario diventa straordinario.

Certamente non si può ignorare la scuola di pensiero che riconduce il motivo per cui si ricorre ai commissari straordinari all’atavica inefficienza della nostra Pubblica Amministrazione, al ritmo lento che induce il posto fisso al contrario dell’adrenalina che scorre nelle vene a causa della precarietà degli incarichi, che quantunque straordinari, teoricamente restano limitati nel tempo costituendo strumento tipico del puro esercizio del potere politico in attuazione dei programmi.

Ma quali programmi? Già nel 2001 e poi sempre più ricorrentemente la Corte dei Conti ha sostenuto e ribadito che proprio la soluzione dei commissariamenti ed i relativi criteri di retribuzione potrebbero avere indirettamente favorito il perdurare delle stesse emergenze, della “eccezionalità” delle situazioni, anche a motivo dei guadagni maggiori o aggiuntivi degli stessi commissari che, come è umana conseguenza, tendono a prolungare i lavori  il più possibile anziché velocizzarli.

Altra scuola di pensiero sostiene infatti che queste non indifferenti risorse economiche, avrebbero comunque potuto confluire verso la naturale destinazione che è proprio quella dell’efficientamento e della modernizzazione della Pubblica amministrazione.

E d’altra parte se per situazioni di dubbia eccezionalità sono stati nominati dei commissari straordinari, appare a dir poco ovvio che ne venisse nominato uno, veramente straordinario, per l’attuazione ed il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento ed il contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID 19.

Sempre alla sezione trasparenza del Governo italiano, scopro tuttavia, non senza meraviglia, che l’incarico conferito risulta a titolo gratuito. Il commissario, nell’esercizio dei suoi poteri potrà avvalersi dei soggetti attuatori, delle società in house e delle centrali di acquisti, agendo in raccordo con il capo del Dipartimento della Protezione civile ed avvalendosi ancora, però sempre per il tramite di quest’ultimo, delle strutture operative del Sevizio nazionale della Protezione Civile, del comitato Tecnico scientifico e di qualificati esperti in materie sanitarie e giuridiche, nel numero che sarà da lui definito.

Tuttavia conoscere il suo curriculum, che non trovo insieme all’incarico sul sito del Governo, mi incuriosisce. Immagino possa essere un luminare della medicina, un manager della sanità. Verifico piuttosto che il Commissario straordinario per l’emergenza da covid 19 ha una formazione economica- giuridica, ha lavorato in IRI , è stato amministratore delegato della Deloitte Consulting nonché amministratore delegato di INVITALIA ininterrottamente dal 2007, insomma è un manager pubblico di primo livello che ha intrattenuto nel tempo rapporti con la politica tutta, e che ha mostrato grandi capacità in particolare proprio nella ristrutturazione e nel rilancio di INVITALIA riuscendo a trasformarla nel braccio operativo della politica italiana di diversi governi.

In ogni caso tremano i polsi a svolgere un incarico che vede in gioco la salute e la vita stessa del Popolo Italiano, ma ragionandoci un pò, sostanzialmente alla fine quest’uomo straordinario ha funzioni decisionali e di coordinamento, ogni contratto di acquisto di beni  ed ogni atto negoziale necessario per far fronte all’emergenza santaria, da lui disposto,  è sottratto al controllo della Corte dei conti, salvo rendicontazione e comunque l’eventuale responsabilità amministrativo – contabile resta in capo al funzionario che lo ha posto in essere.

Alla fine il super commissario deve prendere delle decisioni, certamente delicatissime, sostenute tuttavia dai pareri della pletora di scienziati che lo attorniano e di tutti gli esperti in materie sanitarie e giuridiche che lui vorrà nominare a sua volta, ritenendoli indispensabili. 

A mettere mani sugli atti, sugli acquisiti, sui bandi ci saranno sempre le strutture già esistenti nei dipartimenti, in Consip, nelle Centrali regionali di acquisto, nelle ASP, con i loro anonimi burocrati che firmeranno i provvedimenti e comunque ne risponderanno, non certo dal punto di vista politico, ma piuttosto con il loro personale patrimonio.

Quindi può pure accadere in piena pandemia e nel caos planetario scatenato anche dall’annunciato ritardo dei vaccini ,che l’idea vincente sia quella di far rinascere l’Italia con un fiore, un fiorellino da più di 500 milioni di euro, perché le Agenzie per il lavoro interinale si occupino di verificare dati e requisiti dei medici che si iscrivono al portale personalevaccini.invitalia.it per essere reclutati per la campagna di vaccinazione.

E mentre rimane senza risposta la domanda circa il perché questo stesso lavoro non poteva essere fatto dalle Asp, magari in collaborazione con l’Ordine professionale dei medici, viene bandita una gara enorme di circa 534 milioni di euro, di cui circa 25 da destinare a diritti di agenzia e divisa in lotti a cui hanno potuto partecipare tutte le Apl italiane grazie anche al sistema del raggruppamento di Imprese, in modo da non lasciarne fuori nessuna.

E mentre gran numero di professionisti si iscrivono al portale pensando anche di offrire volontariamente il loro apporto alla campagna di vaccinazione, 25 milioni di euro vanno in diritti d’agenzia per un lavoro di screening che segue ad uno scambio di dati fra struttura commissariale ed Apl.

Ma è l’emergenza, bellezza! – direbbe qualcuno.

L’emergenza che consente di delegare le decisioni ai tecnocrati perché la Politica si sottrae e di bypassare l’intera organizzazione amministrativa della Pubblica Amministrazione asfittica e depauperata nelle risorse che vengono canalizzate in società a capitale privato retribuite con fondi pubblici.

Se non è questo il momento di investire nell’Amministrazione Pubblica, quando?

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