LA SORELLA D’IRLANDA – WALLIS BIRD AL MONK

di Leonardo Gallato

LA SORELLA D’IRLANDA – WALLIS BIRD AL MONK

di Leonardo Gallato

LA SORELLA D’IRLANDA – WALLIS BIRD AL MONK

di Leonardo Gallato

Wallis Bird in concerto al Monk

Se vi dicessi Irlanda a cosa pensereste? Io penserei subito sinesteticamente al verde, e poi, meno poeticamente, alla birra. Ma da oggi se penso all’Irlanda ci sarà anche qualcos’altro. Wallis Bird, irlandese, classe 1982. Un concentrato (anzi concentratissimo, data la sua minutissima statura) di pura energia. Una bomba formato mignon.
Incuriosito dall’ultimo album rilasciato nel 2016, Home, sono andato a sentirla al solito e sempre varissimo Monk. Il concerto viene aperto da un ragazzo, che si scoprirà poi essere il violinista della formazione di Wallis, accompagnato da un chitarrista e da una fiatista/percussionista. I pezzi sono molto timidi e incerti, la voce debole e tremante. Anche gli accompagnatori suonano in modo incerto e quasi approssimativo. Finiti i quattro brani introduttivi, entra Wallis sul palco e si scopre che gli altri tre saranno la sua band durante il live. Ma ecco che a questo punto qualcosa cambia. L’impatto è immediato. Con la sicurezza e l’energia della Bird sul palco anche gli altri musicisti cambiano atteggiamento. Non più la timidezza e l’incertezza fanno da padrone sul palco: ora la Bird, da vera leader, infonde tutta la sua sicurezza e la sua energia al resto del gruppo. I membri della band, presi singolarmente, non saranno i migliori musicisti al mondo, ma suonando e cantando tutti insieme per Wallis, la cosa cambia. Quando si dice l’unione fa la forza“. wallis

Wallis infonde energia e sicurezza, il resto della band la sostiene con armonizzazioni vocali perfette: il risultato è un vero e proprio spettacolo. I musicisti non sono dei semplici turnisti, sono degli amici veri e propri che sul palco spartiscono sulle loro spalle, tutti insieme, il peso e la tensione del live. Lo spettacolo, del resto, è studiato nei minimi dettagli musicali: le armonizzazioni vocali a quattro voci ne sono la prova più lampante, sempre intonate e dinamicamente impeccabili. Ma non solo. La scelta del sound e degli strumenti è continuamente varia e mai scontata: dal sound duro e compatto del clean di una Gibson Sg di Wallis si passa al clarinetto basso suonato dal chitarrista (che vocalmente è anche un basso, e che basso!), al violino, al filicorno. Il modo in cui suona la chitarra Wallis, poi, rende tutto più interessante: mancina, suona con una normale chitarra destrorsa capovolta al contrario. Le soluzioni chitarristiche adottate sono quindi sempre interessanti e particolarmente curiose (nel senso più positivo del termine). Ma l’elemento predominante della serata è sicuramente la sua voce. Timbro graffiato, sempre estremamente sicura, dinamicamente ineccepibile: spazia dal rock, al soul, alle ballad con una naturalezza quasi innaturale. Sicurezza, grande estensione, naturalezza, timbrica coloratissima: Wallis incanta con la sua voce come solo i veri grandi sanno fare.

Spettacolo studiato e organizzato nei minimi dettagli, ma non privo di imprevisti: alla Bird si rompe una corda ad inizio concerto, le chitarre avranno spesso problemi di accordatura, e durante l’esecuzione del brano Changes al piano, qualcosa ai tasti va storto. Ma anche in queste occasioni la naturalezza della leader, la sua genuinità mista alla professionalità e all’esperienza, le consentono di tenere il palco come solo in pochi sanno fare.

Wallis si diverte sul palco, si vede e si sente. E fa anche divertire, sia con la musica, sia con le parole. Ci racconta che è solita bere venti birre al giorno (ah, l’Irlanda! Che vi avevo detto? La birra!) e fare un solo pasto al giorno, ma che in Italia ha dovuto ripensare alle sue abitudini alimentari: venti pasti anziché uno e.. venti birre comunque. Si diverte, fa divertire, si commuove e si emoziona quando spiega la title track del disco, Home, un brano cantato da sola, interamente a cappella, dedicato alla madre e al padre, genitori di sette figli (specifica poi di essere la sesta). Per il bis finale torna sul palco con due Peroni, e ne mette in palio una (l’altra la sta già bevendo) in una gara canora che vede protagonista il pubblico. C’è aria di familiarità, c’è aria di casa. Home, appunto. È proprio il palcoscenico la vera casa di Wallis. Come quando riusciamo a muoverci nelle nostre case anche al buio, basando i nostri passi solo sul ricordo e sulla familiarità del luogo, così Wallis si muove, balla, canta e suona sul palco. Anche tra il pubblico a questo punto avviene l’incantesimo. Anche tra di noi il clima è quello di casa. Si balla, si ride, ci si commuove. E alla fine del concerto, i saluti sembrano quelli che ci si fa tra fratelli. Quei saluti che non sono mai addii. Quei saluti che hanno il gusto di una solita e solida certezza: la scontatezza di rincontrarsi.

di Leonardo Gallato, all rights reserved

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