Abituarsi a perdere il controllo – intervista a testacoda

di Federico De Giorgi

Abituarsi a perdere il controllo – intervista a testacoda

di Federico De Giorgi
Intervista a testacoda

Abituarsi a perdere il controllo – intervista a testacoda

di Federico De Giorgi

Lorenzo, in arte testacoda, è un cantautore classe 1994 originario di Como e di base a Milano e i suoi ultimi due EP, “morire va di moda” e “è proprio una cattiveria“, hanno ricevuto risposte più che positive da parte di critica e pubblico. “AKIRA” è il suo nuovo singolo, disponibile ovunque dallo scorso 14 febbraio. La produzione del brano è targata Granato, mentre Emy K ha curato il mix e master (artwork di Jacopo Murari). Interessati da questo nuovo progetto, “fresco” in una scena musicale italiana sempre più intasata e stagnante negli ultimi anni, abbiamo deciso di farci quattro chiacchiere.

Ciao Lorenzo, innanzitutto grazie della disponibilità. Prima domanda: nome d’arte “testacoda”. Perché?

Ho scelto di chiamarmi testacoda perché appena fatta la patente mi sono schiantato contro una macchina e ne ho fatto uno, 10 giorni di ospedale e tutto ok.

In Akira – il tuo ultimo singolo uscito lo scorso 14 febbraio – dici che “sono dieci anni che non dormi più”. Che cosa ti turba?

Akira l’ho scritta durante una vacanza/camp musicale al mare e come dico all’inizio mancava solo lei, non riesco mai a dormire e non volevo passare il capodanno a casa, cosa che ho fatto ma con lei, quindi alla fine tutto ok. Killua e Gon sono inseparabili. Non dormo da una vita perché gli sbatti portano a questo e i miei sono iniziati intorno a quel periodo.

Ascoltando proprio Akira, non si può fare a meno di notare di come hai cercato di utilizzare delle immagini legate all’universo manga per creare dei parallelismi con una dimensione quotidiana, concreta. Spiegali per bene a noi ignoranti del genere.

Allora, Killua e Gon sono i protagonisti di HunterxHunter e sono i classici inseparabili migliori amici, quindi ho usato loro per descrivere una relazione amorosa. Tetsuo invece è uno dei protagonisti di Akira ed è un membro di una gang di motociclisti che per ragioni varie impazzisce e poi no-spoiler (io non ho la moto a differenza sua).

In un’epoca musicale come questa, in cui è sempre più difficile darsi un’etichetta di genere ben precisa, come ti classificheresti? Perché?

Io mi classificherei primo perché ci sta.

Hai mai avuto – o magari hai ancora – un artista di riferimento, a cui ti sei ispirato per il tuo percorso artistico?

Mi ispiro a tante cose, ma cerco di renderle mie senza copiare nessuno, in particolare tenendo un filo conduttore sonoro tra una traccia e l’altra.

Dimmi tre artisti con cui sogni di poter collaborare un giorno.

Vorrei una produzione di Arca, una di Whitearmor e una strofa di Gemello (i feat bilingue non mi piacciono).

Lorenzo, oltre il cantante, cosa fa nella vita? Se non facessi il cantante, che lavoro che ti piacerebbe fare?

Nella vita monto i video e gioco al computer, se non riuscissi a fare il cantante credo che metterei più impegno nel lavoro.

Dopo due EP, c’è un album in vista?

Per ora non credo farò un album, mi butto su dei singoli e alla fine probabilmente farò un altro EP, sempre che non finisca le cose da dire.

di Federico De Giorgi, all rights reserved

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