Intervista a Paolo Macedonio. Un fulmine a ciel sereno dal 15 al 27 ottobre al Teatro Lo Spazio di Roma

di Daniele Urciuolo

Intervista a Paolo Macedonio. Un fulmine a ciel sereno dal 15 al 27 ottobre al Teatro Lo Spazio di Roma

di Daniele Urciuolo

Intervista a Paolo Macedonio. Un fulmine a ciel sereno dal 15 al 27 ottobre al Teatro Lo Spazio di Roma

di Daniele Urciuolo

Paolo Macedonio da Agrigento, è lei l’attore di “Un fulmine a ciel sereno”, show che debutta stasera martedì 15 ottobre al Teatro Lo Spazio di Roma? Fabrizio Frizzi, forse, nel suo programma “I soliti ignoti”, durante la formulazione di questa domanda, penserebbe ad un uomo siciliano, alto, moro, dal corpo perfetto come una statua di bronzo fuori le colonne della città dei templi. E infatti è così. Più o meno. Cioè, possiamo certamente affermare che la voce di Paolo Macedonio è calda come quella di John Gray in “Nove settimane e mezzo”, personaggio interpretato da Mickey Rourke e doppiato dal mitico Tonino Accolla. Una voce che farebbe capitolare anche Monica Bellucci. La sua anima è pura e piena di amore per il prossimo che ti verrebbe voglia di abbracciarlo ogni secondo. Il suo viso è un viso “peculiare”, le sue borse sotto gli occhi sono un marchio di fabbrica, ormai un punto di forza, i suoi capelli – mai pettinati – sono un inno alla libertà. Insomma Paolo Macedonio è un tipo interessante. E’ molto simpatico, ecco.

Un attore “involontariamente comico”, come ama definirsi, che sa spaziare dal Cabaret alla drammaturgia in un batter di ciglia di Moira Orfei. Allievo di Giovan Battista Diotiaiuti, è un giovane aspirante Dustin Hoffman made in Italy, attore, imitatore, doppiatore, un artista completo.

Ha sempre la battuta pronta Paolo Macedonio. Lo capisco appena lo incontro.

Allora Paolo, tu sei nato il 6 luglio giusto?

Si, noi siamo nati il 6 luglio.

Scusa, “Noi” chi?

Noi. Io, Silvester Stallone, il batterista dei Spandau Ballet, Cristina D’Avena, Totò Tornatore…

Totò Tornatore?

Si, Totò. Ma lo conosci pure tu? Aggiusta i televisori ad Agrigento. E anche Marianna, la sorella di Riccardo. Molto bella. Anche lei è nata il 6 luglio. Ogni anno organizziamo una festa e ci ritroviamo tutti insieme.

Parliamo della tua infanzia. Come è nata la tua passione per la recitazione?

A nove anni, durante un viaggio in nave Palermo-Genova rimasi folgorato da una visione. Sulla nave davano il film di Massimo Troisi “Ricomincio da tre”. Non capii nulla del film ma restai come ipnotizzato da quello squarcio di anima, dai dettagli della vita, da quello che era Massimo Troisi. Ricordo che mio padre mi disse: “andiamo”, e io risposi: “No, restiamo”.

Cosa ami?

Amo la creatività. Amo la vita, le strade che ognuno di noi percorre e che ci fanno arrivare ad un obiettivo, e che ci rendono diversi l’uno dall’altro.

Cosa ti fa soffrire?

La decentrazione dell’uomo nella società odierna.

Film preferiti?

Il grande freddo, C’era una volta in America, Compagni di scuola, Forrest Gump.

Forrest Gump?

Si Forrest Gump, perché ultimamente la televisione e gli altri strumenti di divulgazione ci confondono, nella vita c’è un bambino in ognuno di noi e se tu uccidi il fanciullino che alberga dentro di noi, uccidi l’uomo, uccidi la vita.

 

Quanto conta la voce per un attore?

La voce è uno strumento di comunicazione importante, e fare doppiaggio mi ha insegnato a sapere addestrare la mia voce.

Ce l’hai con…

Ce l’ho con tutto ciò che blocca la società. Con gli usi, le consuetudini, i pregiudizi.

Primo film importante?

La mia prima prova attoriale vera è stata in “La Piovra 8 – Lo Scandalo”.

Esperienza più importante?

Viva Radio 2 con Fiorello e Baldini. Sicuramente.

Vuoi dire grazie a…

Alle espressioni artistiche tutte, che sono il nutrimento dell’anima. Voglio dire grazie al mio maestro, Giovan Battista Diotiaiuti, che mi ha insegnato che saper comunicare è la cosa più importante, che tu sia una senatrice o una casalinga. Diceva sempre: “Abbiate sete di cultura, leggete e fate l’amore sempre”.

Voglio dire grazie a Nini Salerno, attore esperto che sul palcoscenico, che per noi era più una trincea, “mi ha sollevato tutte le volte che sono caduto”.

Voglio dire grazie a Fiorello che mi ha insegnato che il pubblico non va abbandonato e mi ha fatto riscoprire il piacere di procurare una risata.

Voglio dire grazie a Troisi, Nuti, Verdone, a chi mi ha ispirato e a coloro i quali mi sono involontariamente ispirato.

Voglio dire grazie agli amici professionali come Pino Insegno, Adelmo Togliani, Alberto Lo Porto, Moira Angelastri, Lorenzo Accolla.

Voglio dire grazie ai  miei amici d’infanzia che mi seguono, mi supportano, mi vogliono bene.

E voglio dire grazie a Maria Concetta, che è felicità pura.

 

Non vuoi dire grazie a…

Non dico grazie a me stesso perché dai 19 anni ad oggi non mi sono mai interessato alla politica. Mi pento di ciò.

Non voglio dire grazie a tutti i capi che con i loro comportamenti deturpano le anime, uccidono sogni, progetti, entusiasmo, ponendo al primo posto le logiche del potere e del denaro.

Cos’è Agrigento per te?

Agrigento per me è come l’Irlanda per William Wallace in Braveheart. Agrigento è mia.

Sei felice di…

Sono felice di aver fatto questo spettacolo, dove pongo l’essere umano al centro e dove spero di allontanare la cultura della volgarità e del vile denaro.

Sogni ricorrenti…

Si due. Il primo, in cui andavo a prendere Winona Ryder a via Dante, ad Agrigento, e lei arrivava in ritardo e io mi lamentavo.

Il secondo è la notte degli oscar, De Niro che esclama: “And the winner is…Paolo Macedonio!”. E io bacio mia nonna.

Cos’è l’amore?

L’amore sentimentale è sopravvalutato, è una scorpacciata di cioccolato, come diceva Al Pacino. Secondo me l’umanità non è ancora pronta a vivere l’amore sentimentale, quello di coppia, perché siamo maleducati,  non siamo pronti, non ci spieghiamo ancora come fa l’amore ad arrivare quando non te lo aspetti e ad andarsene quando non vuoi. L’amore dell’anima è diverso, è purezza.

Cosa pensi di questi nuovi strumenti di divulgazione come i social network?

Che sono molto utili e meno filtrati. Li preferisco alla tv.

Cosa ti fa schifo?

Mi fa schifo chi cerca di costruire un personaggio e pretende che si trasformi in un vero artista. Mi fa schifo la tv di oggi che invece di amplificare il talento e informare fa l’esatto opposto.

Qual è il messaggio del tuo show?

Il messaggio è quello di mettere sempre l’individuo al centro.

Perché “Un fulmine a ciel sereno”?

Per due motivi, uno perché da piccolo sono davvero stato colpito da un fulmine, ero a casa e parlavo al telefono, era un telefono fisso, con la cornetta e il filo e io ho sentito arrivare dal filo, passando per la cornetta, al mio orecchio una scossa che mi ha attraversato tutto il corpo fino a procurarmi lividi a forma di stelline sul fondoschiena, e facendomi bazare oltre il letto di fronte a me. E poi perché mia nonna ha sempre avuto paura dei fulmini.

Cosa rappresenta per te tua nonna?

Mia nonna? Mia nonna è la parte più bella che c’è dentro di me. Mia nonna è cielo, è nutella, è l’amore.

“La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato in altri progetti”, diceva John Lennon, e tu hai ripreso questa frase per descrivere questo spettacolo. Perché?

Perché questo spettacolo parla proprio di una generazione che non deve aspettare, ma vivere, creare, amare.

Intervista a cura di Daniele Urciuolo

Quindi appuntamento da non perdere, da stasera 15 al 27 ottobre, al Teatro Lo Spazio, via Locri, Roma, ore 21 “Un fulmine a ciel sereno”, di e con Paolo Macedonio; info: 06/77076486.

Una risposta

  1. talento e regolatezza (senza ‘s’)…bravo, bravissimo…risate fino alle lacrime…e in fondo in fondo una battuta che non dirò per non rovinare la sopresa

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