INDIVISIBILI: UN FILM SULL’ATTACCAMENTO E LA MORTIFICAZIONE

di Natalina Rossi

INDIVISIBILI: UN FILM SULL’ATTACCAMENTO E LA MORTIFICAZIONE

di Natalina Rossi

INDIVISIBILI: UN FILM SULL’ATTACCAMENTO E LA MORTIFICAZIONE

di Natalina Rossi

La bellezza è un agguato di pomeriggio. Inatteso e furtivo. Il sole che sbiadisce lento dietro gli alberi della pineta di Castelvolturno- scrive Sorrentino in Tony Pagoda e i suoi amici, e De Angelis la celebra, quella stessa bellezza lì, dentro le sale cinematografiche romane, in un pomeriggio furtivo e inatteso.

Indivisibili- il nuovo film di Edoardo De Angelis, il regista di Mozzarella Stories e Perez– ci racconta l’uomo e le sue degenerazioni, e il grottesco che si fa monumento, attraverso i corpi attaccati di Viola e Daisy. Dentro una periferia campana vicino a un mare con la sabbia nera, abitato da corpi africani con dialetti napoletani in bocca, da uomini che poi si fanno santi, da facce da elfi che succhiano seni volgari, e dalla musica. Quella delle serenate dentro case non finite, comunioni con le corone in testa e la musica neomelodica che è lo scettro. Il grottesco si è fatto monumento. Perché De Angelis ci ha riportato con gli occhi all’Imbalsamatore di Garrone, a quelle facce che se non le metti a Castelvolturno poi uno manco ci può credere a quel cielo lì con tutta quell’umanità sotto. Perché di umanità stiamo parlando. Quella misera, bassa, immorale, ultima bruttura che però appare fiera bellezza.
E la bellezza è come la morte. Un agguato inatteso e furtivo.
Daisy e Viola, sfuggite chissà come alla devastazione ordita dell’ignoranza, sul litorale domiziano si mettono a urlare la loro libertà. Sfuggite chissà come alla devastazione ordita dell’ignoranza ne sono vittime e simbolo religioso, e culturale.
La spettacolarizzazione della mostruosità è l’unico rimedio alla miseria. E le gemelle lo sanno bene. Commuove la loro consapevolezza spaccata da urla convulse di cambiamento di chi ha diciotto anni. Pure dentro una casa a metà sul litorale domiziano. Pure con un lembo di pelle che unisce e divide, e con il sangue che esce dalle mani mentre il ghiaccio ancora anestetizza certi occhi che non può anestetizzare. Pure con un padre che ci mangia, una madre che abbandona, un prete che lo usa, quel lembo di pelle che è vita e morte. E’ attaccamento, e mortificazione.
I due corpi imprigionati dimostrano che c’è una libertà che prescinde dai lembi di pelle, dal litorale, e dalla miseria. C’è una libertà che nessuno può togliere. Costa un po’ acquistarla, costa la vita, ma è un prezzo che si può pure pagare. Quando la vita perde valore. E davanti a quel carro, vestite di cielo, come due divinità mostruose, la vita ha perso valore.
La vita degli altri, però. Non la loro.

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