In ricordo di Renato Dulbecco

di Vittoria Favaron

In ricordo di Renato Dulbecco

di Vittoria Favaron

In ricordo di Renato Dulbecco

di Vittoria Favaron

Una cattiva abitudine, ahimè tutta italiana, è ricordarsi a volte delle persone che l’Italia l’hanno rappresentata in tutta la sua eccellenza, solo all’atto della morte.

Così succede per Renato Dulbecco, biologo medico e genetista dalle radici nostrane quanto statunitensi, un grande scienziato che è stato insignito del Nobel perla Medicina nel1975, in seguito alla sua scoperta riguardo i meccanismi d’azione dei virus tumorali nelle cellule animali.

Renato Dulbecco è morto nella giornata di oggi, ma ha vissuto la guerra, ha vissuto il novecento tutto, guardandolo dall’Università  di Bloomington, nell’Indiana, come dall’Istituto di virologia di Glasgow per poi approdare definitivamente in California dove ha raffinato la sua scienza e ha regalato alla ricerca e al patrimonio universale le sue scoperte sulle malattie tumorali.

Ricordiamo il suo fare pacato, il suo accento spiccatamente U.S.A. che sembrava elegantemente contraddistinguere un uomo dalla fattezza minuta ma dall’umorismo sornione, e il suo essere magistralmente autoironico nel sodalizio intrecciato con Fabio Fazio alla fine degli anni 90, con le sue apparizioni ai primi Quelli che il Calcio per poi approdare in una surreale conduzione del Festival di Sanremo.

Dopo quel momento l’abbiamo visto raramente e quindi lentamente dimenticato nelle quotidiane riflessioni e commenti da Bar Sport.

Renato Dulbecco possedeva una mente brillante e praticava la spiccata tendenza di scendere in un campo popolare tale da poter solo confermare come gli uomini alti siano proprio quelli che non rimangono nelle rispettive dimensioni aliene, e a qualunque livello essi si trovino, serbano quell’umiltà  e pienezza d’animo tipica dell’idea di persona che ha genesi Socratiane e margini di cuore tutto Italiano.

2 risposte

  1. Andrea significa che Dulbecco sembrava rispecchiasse l’uomo Socratiano che diceva di sapere di non sapere.
    Quel tipo di saggezza e quel tipo di umiltà.
    Vittoria

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