Illustrazioni in movimento: un’intervista ad Angelo Costantini

di Maddalena Crovella

Illustrazioni in movimento: un’intervista ad Angelo Costantini

di Maddalena Crovella

Illustrazioni in movimento: un’intervista ad Angelo Costantini

di Maddalena Crovella

 

Angelo Costantini, originario di San Benedetto del Tronto, è un ragazzo con una grande passione: il disegno. Fin da bambino ha coltivato la il suo talento e oggi è un illustratore professionista. Noi di The Freak  lo abbiamo intervistato per approfondire gli aspetti più interessanti del suo mestiere.

costantini

Ciao Angelo, raccontaci come è nata la tua passione per l’illustrazione…

I parenti mi raccontano sempre che intorno ai tre anni ho disegnato una bellissima chiocciola e che da lì ho reso evidente il mio talento. Per quanto non ricordi bene l’evento, so che non posso aver disegnato niente di più che uno scarabocchio vagamente a spirale, ma il loro entusiasmo aveva reso il disegno un capolavoro e me un artista. Da quel momento in poi, ogni volta che disegno so che  faccio qualcosa che mi piace. La mia strada è stata chiara non appena ho scoperto il mestiere dell’illustratore che, per l’appunto, lavora disegnando.

Quale percorso di studi hai intrapreso e qual è il tuo più grande obiettivo?

Quando ero studente al Liceo Classico ho frequentato una scuola di fumetto, dove mi sono appassionato anche al cinema. Mi sono laureato in Design del Prodotto, ho imparato come si esegue un progetto e come si usano i software, ma poi ho deciso di specializzarmi in comunicazione grafica perché il mio desiderio era lavorare a progetti meno “industriali”.

L’illustrazione è un’evoluzione in più del semplice disegno perché è determinata da un fattore molto importante: la narrazione. Oltre all’aspetto grafico, quindi, devi curare anche i contenuti e la struttura della storia che andrai a realizzare. Che tipo di lavoro preparatorio occorre?

Qualsiasi disegno può essere un’illustrazione, ma lo diventa solo se ha un progetto alla sua base. Per progetto intendo quello che si intende anche nelle scuole di Design, un’operazione con delle fasi specifiche che uniscono l’idea astratta alla realizzazione concreta, le fasi in genere sono: ricerca, mood-board, concept, prodotto finale. Per le illustrazioni più narrative la fase di ricerca si concentra sulla lettura o la scrittura di una storia.

Quali sono, invece, gli aspetti più tradizionali del disegno che, secondo te, si conservano nell’arte digitale?

Credo che non esista nessuna linea di confine tra il disegno tradizionale e quello digitale, anche se fatto solo con il mouse. Tutti gli aspetti puramente visivi di un’immagine rimangono invariati: segno, colore e texture. Ed è vero anche che ogni stile di disegno dipende dagli strumenti e dai supporti che si usano, il digitale ha solo ampliato il panorama di strumenti e supporti, quindi gli stili (come nella musica). Spesso mi dicono che con il digitale si perde il valore tangibile dell’opera, ma io rispondo: “boh!”.

Quando realizzi un’animazione, le scene sono legate tra loro da un forte dinamismo, penso ad esempio al tuo progetto Nasce, cresce, corre che, come suggerisce il titolo, è una successione di immagini e suoni in climax ascendente. Come è nata quest’idea e quanti sketch hai dovuto realizzare per completare tutte le scene?

In questo caso mi ha ispirato la canzone, soprattutto per il forte dinamismo (ovviamente). Ho leggermente tagliato la traccia originale per dare simmetria alle tre fasi e ci ho rimontato sopra alcuni pezzi di Trainspotting per raccontare una visione diversa dello slogan Pampers. Con la tecnica del rotoscoping ho ridisegnato tutti i frame che avevo ricavato dal premontaggio, per un totale di  784, 8 al secondo.

costantini

Come soggetto della tua animazione hai scelto Trainspotting, un film cult per la generazione degli anni ’90. In che modo, secondo te, il mestiere dell’illustratore si avvicina al mondo del cinema?

L’obiettivo è sempre quello di comunicare tramite le immagini. Tutte le scene funzionano bene tra loro quando hanno composizione, stile e ritmo ben definiti. Cinema e illustrazione sono sempre stati in forte dialogo su questi argomenti, infatti hanno in comune la fase progettuale del concept e lo storyboard: una bozza per decidere ciò che si vede in relazione a ciò che si è visto prima e ciò che si vedrà dopo.

Il tuo lavoro è spesso finalizzato a contenere in un’unica immagine un messaggio ben preciso. In alcuni casi, come per la copertina del libro Lo straniero di Albert Camus, hai dovuto sintetizzare un intero racconto. Come si fa a condensare una storia in poche ed essenziali figure?

Bisogna prima di tutto cercare la scena che meglio rappresenta il carattere generale della storia e lavorare sulle sue caratteristiche visive, descrivendola tramite composizione, texture, colori e forme. Solo in questo modo si riesce a definire un’atmosfera, cioè quello che l’immagine può comunicare anche se vista per un breve attimo.costantini

 

Quali sono i lavori a cui ti stai dedicando attualmente?

Lavoro alla mia tesi da un bel po’, sto provando a realizzare un corto animato, forse un giorno lo finirò.

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