Il voto in Umbria: analisi del risultato elettorale

di Cecilia Bonacini

Il voto in Umbria: analisi del risultato elettorale

di Cecilia Bonacini

Il voto in Umbria: analisi del risultato elettorale

di Cecilia Bonacini

Donatella Tesei è la nuova Presidente della Regione Umbria, votata da quasi il 60% dei cittadini in occasione della tornata elettorale tenutasi il 27 ottobre. Il sorpasso del centrodestra in Umbria, anche se previsto, rappresenta un segnale di allarme per l’alleanza di governo giallorossa.

La candidata della Lega, avvocato, due volte sindaco di Montefalco e senatrice dal 2018, è riuscita a catalizzare i consensi nella quasi totalità dei Comuni della Regione, lasciando a Bianconi, figura civica sostenuta da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, solo sei dei 92 Comuni al voto. Un successo che ha superato le aspettative, ma da non attribuire esclusivamente al lavoro della coalizione Lega – FI – FDI.

Il primo esperimento a livello locale dell’alleanza tra PD e M5S, infatti, sembra non essere piaciuto agli umbri che hanno preferito confermare il loro appoggio alla Lega. Dal confronto tra i flussi di voto nel territorio in questione con le elezioni europee di maggio, si rileva, a fronte di un tasso di partecipazione del 64,42 (+12% rispetto alle europee), una sostanziale tenuta dei consensi al gruppo di Matteo Salvini, accompagnata da una certa quota di elettori che ha premiato il partito di Giorgia Meloni che ha raggiunto un sorprendente 10,4%. Anche il Partito Democratico ha registrato una certa stabilità dal punto di vista degli elettori, dato tuttavia non sufficiente a salvare l’unione con i Cinque Stelle, veri sconfitti del round elettorale.

Se, di norma, dovrebbero essere scissi i dati tra elezioni locali e nazionali, è interessante trarre qualche considerazione sugli effetti di questo esito per le sorti del governo e, quindi, per la tenuta della “strana alleanza” di Governo del Paese. La decisione di andare oltre l’alleanza di governo a livello nazionale e di sperimentarla sui territori è stato il tentativo disperato di porre un argine alla diffusione dei consensi della Lega su tutto il territorio del Paese, cosa che non solo non si è realizzata ma che ha dato la possibilità alla destra di dimostrare la sua forza. Salvini ha così vinto, nei fatti, in sette regioni consecutivamente, facendo politica “come una volta”, ossia stando tra la gente, come nel territorio umbro che, nell’ ultimo mese, che ha girato in lungo e in largo. Si trattava per lui di un primo test dopo il divorzio dai 5 Stelle e voleva dimostrare in questa sede che i suoi consensi non si erano esauriti: così è riuscito a conquistare la presidenza di una Regione storicamente rossa, governata da cinquant’anni dalla sinistra.

In Umbria si è assistito ad una rottura nel comportamento elettorale massicciamente dovuta alla carenza di Zingaretti & co nel cogliere gli umori e le esigenze della popolazione e a penetrare a livello capillare sul territorio, prerogativa che la sinistra ha storicamente sempre avuto ma che, ad oggi, sembra essere incapace di raggiungere. Sicuramente hanno contribuito gli scandali nella sanità sotto la giunta Marini del PD che è stata sciolta in anticipo rispetto alle scadenze naturali e la scarsa resa del M5S alle competizioni locali. Inoltre, la scissione di Matteo Renzi, il quale non si è presentato per sostenere il candidato Bianconi, e l’insuccesso dell’effetto Conte (dimostrando il poco peso politico del premier che probabilmente perderà la sua capacità di mediazione tra le forze di governo) non è servito ad evitare la sconfitta.

Gli elettori hanno forse percepito la poca convinzione delle due parti nel portare avanti l’alleanza e le ragioni che fungono da collante. Tuttavia, la vicenda umbra, anche se non sufficiente a far cadere il governo, sarà abbastanza per esaurire l’esperienza a livello regionale.

Prossimi banchi di prova, la manovra fiscale e le elezioni regionali in Emilia Romagna.

di Cecilia Bonacini, all rights reserved

Illustrazione di copertina a cura di Tiziano Lettieri

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