Il treno che vorrei

di Francesco Barone

Il treno che vorrei

di Francesco Barone

Il treno che vorrei

di Francesco Barone

Stazione termini: IC 723 delle ore 7:39. Roma termini – Palermo. Carrozza 3 posto 66.

Mi toccavano 10 ore di treno.

Il posto era in direzione opposta e subito non capii cosa stava succedendo…il mio strano viaggio stava per cominciare.

Parte il treno e mi appisolo un po’.

Al risveglio tutto è cambiato…

Sono al mio posto ed è pure comodo.

Lo schienale non è più rotto, ma è inclinato dolcemente. Il mio vicino di posto non invade i miei spazi e direi che il bracciolo sembra anche mio. Non c’è nessuno che urla, e si discute di Catullo.

<<Porca miseria!!>> esclamo, e si voltano tutti con sguardo sbalordito, ma con comprensione e sorrisi.

Mi stiracchio, allungo i piedi e subito li ritraggo per paura di disturbare il ragazzo di fronte, ma poi vedo che c’è spazio.

<<Ma cosa è successo al treno?>> e di nuovo gli sguardi attoniti dei miei compagni di viaggio…

La carrozza era grande, bombata ai lati. I vetri erano pulitissimi e il sole illuminava il paesaggio.

Strabuzzo gli occhi, li stropiccio e mi accorgo che sul tavolinetto c’è un ebook legato ad un piccolo filo metallico.

<<Santo cielo, ma che diavolo sta…>>, vengo interrotto dal responsabile di carrozza che mi chiede se ci sono problemi e se gradisco un po’ di spremuta d’arancia. Rifiuto, lo ringrazio e mi scuso.

Ci ripenso, l’avrei anche gradita l’aranciata, ma mi seccava chiedere se potesse filtrarla.

Prendo in mano questo ebook…

C’era tutta la letteratura Classica e italiana.

<<Chiedo scusa, quanto costa il servizio?>> il tizio di fronte a me sorride ed io mi guardo attorno.

Sono confuso.

La ragazza accanto a me si volta e mi dice: <<C’è stato un tempo in cui la cultura era a pagamento, ma adesso, per fortuna, lo Stato garantisce l’accesso a tutti i cittadini attraverso questi ebooks presenti in ogni casa, trasporto pubblico o sala d’attesa.>>

… … … La fisso sbigottito. … … …

Lei mi fa:<<Ma sei sicuro di stare bene?>>

<<Comincio a pensare di no! Ah ah, no, sono tranquillo, solo che quando mi sono addormentato… Ma vabbè, non preoccuparti! Grazie comunque.>>

Galleria illuminata: sul muro è possibile guardare delle piccole scenette costruite con la tecnica del fumetto.

Che magia.

Nonostante ci sia anche un po’ di pubblicità è un’invenzione stupenda.

Mi squilla il telefono.

Con la velocità di un veneto rispondo e dico:<<Pronto nonna!! Sono in galleria, ci sentiamo dopo>>.

Poggio il telefono e continuo a guardare questa splendida ed incantante trovata. La galleria continua e le immagini si susseguono.

Squilla ancora il telefono.

Ancora la nonna.

Rispondo velocemente ma non riesco a proferir parola che: <<Franci ma sei fuori di testa?!?! Cosa vuol dire che riattacchi perché sei in galleria?!>> ed io rispondo <<Ma nonna in galleria non si sente niente, ti avrei chiamato alla prossima stazione!>> e lei: <<Ma ti senti bene?! C’era una volta in cui i telefoni non avevano rete nelle gallerie, ma adesso tutto il territorio è coperto da ripetitori a basso impatto ambientale che forniscono banda larga e servizi telefonici.>>

“…”

Cominciai a pensare di sentirmi male davvero. Ma come è possibile?

Intanto la nonna è al telefono. Io mi faccio una risata e le dico: <<Scherzo nonnina!!>>

<<Chiama tua madre che pensa che tu sia arrabbiato con lei>>

<<Ok nonna, grazie e a dopo>>

Riattacco, mi perdo nei meandri di questa galleria televisiva per qualche secondo e poi chiamo mia madre.

<<Madre!>>

<<Tesoro che fai? Pensavo fossi arrabbiato con me perché ho sbagliato a farti il biglietto e sei sull’intercity! …Ma amore alla fine la differenza è di due ore. Puoi leggere un po’! 5 anziché 3. E poi arrivi direttamente a Capo D’Orlando!!>>

Ho paura di non esser più sano. Schizofrenia? Ma non voglio farla preoccupare e le dico: <<Madre non preoccuparti! Tanto qua si viaggia bene, studio un po’ e poi mi riposo. Ti voglio bene, e grazie!>>

<<Ti voglio bene anch’io tesoro, grazie a te! Adesso sono tranquilla>>

Mani fra i capelli e sguardo verso il mare che adesso, accompagna questo viaggio, scelgo di andare a lavarmi il viso. Vediamo di riprenderci e capire cosa sta succedendo.

Tento di farmi forza ma non riesco ad alzarmi. Sono bloccato.

Non sento le braccia!!

<<Ho mio Dioooo!!!>>

Buio.

Poi un grido.

<<Giornaliiiiiii, accattativi u giornali chi teng du scugnizzi a crisciri!>>

Sbarro gli occhi.

Adesso posso muovermi. Mi fa male la schiena. Un tizio si scaccola. Si parla di niente. Non c’è l’ebook e soprattutto non posso stendere le gambe.

Maledetti sogni.

 

Campania, 1 Marzo 2013

 

Di Francesco Barone

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