Afferriamo tutto. Capiamo poco e niente. Galleggiamo dentro un’informazione vacua senza andare dentro le cose. Che poi mica si può andare dentro le cose senza finire dentro se stessi.
Ci hanno abituati a una volgare manipolazione del consenso, a governanti che sono affaristi e giullari. E noi siamo diventati un po’ clown un po’ surfisti. Sempre sopra certe ideologie indotte con un sorriso fintamente amicale stampato sulla faccia, e un pomodoro rosso sul naso, pronto a essere scagliato addosso al più debole.
Allora io oggi volevo parlarvi di questo libro, che non è solo un libro. E’ l’essenza della filosofia orientale e l’unica strada percorribile per un’armonia interiore.
Il Tao te Ching di Lao Tzu è un contenitore dello spirito. Non accetta manipolazioni. Non si può violare l’ordine della natura, così come quella umana. “Non violentare le cose, o ne sarai violentato” scrive Lao Tzu.
E noi, piccoli esserini immondi, non facciamo altro che costruire mondi artefatti e asfittici. Senza nessuna moderazione esteriore, in preda a speranze e paure illusorie.
Afferriamo tutto senza abbracciare niente. Proiettiamo la nostra frustrazione intima nel mondo esterno con un’aggressività miserabile e media.
Il Tao te Ching è illuminante. L’illuminazione non è un’esperienza del soprannaturale, ma un riconoscimento del reale, una coscienza dentro la visione del circostante.
Viviamo morenti. In preda a un’agonia senza direzioni precise. Inseguiamo desideri blandi che ostacolano la nostra conoscenza interiore. Siamo dei criceti dentro una gabbia con la bandiera tricolore. E pure tutto ‘sto patriottismo, altro non è che l’esternazione spettacolare del predominio delle tenebre e dell’incoscienza.
Allora noi, invece di andarcene in giro a chiacchierare dello stipendio di Rocco Casalino, dovremmo chiuderci dentro una stanza a leggere Lao Tzu, e fermarci prima di strabordare dal cassonetto dei rifiuti.
di Natalina Rossi, all rights reserved