Il taglio dei parlamentari è legge

di Cecilia Bonacini

Il taglio dei parlamentari è legge

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Il taglio dei parlamentari è legge

di Cecilia Bonacini

Con 553 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti il taglio al numero dei parlamentari è diventato legge, concludendo l’iter che ha impegnato da febbraio Camera e Senato. Le previsioni di voto sono state sostanzialmente confermate: il consenso è stato trasversale alle forze politiche di maggioranza ed opposizione, come auspicato da Di Maio qualche giorno fa, consenso che ha permesso il raggiungimento della maggioranza necessaria all’approvazione della riforma. L’intervento in questione, fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle, se per un verso conclude un periodo di intense battaglie politiche, dall’altro inaugura una nuova stagione di riforme che potrebbero andare ad incidere più o meno profondamente sul funzionamento della nostra democrazia.

Sul taglio dei membri delle Assemblee elettive si discute da diversi anni, e, in particolare, l’incipit di tutto potrebbe essere stato nel 2007, anno di pubblicazione di un testo dal titolo “La Casta”, di Rizzo e Stella (Rizzoli Editore), che ha dato il via ad una lotta al sistema rappresentativo italiano, ritenuto inadeguato e corrotto. Il Movimento 5 Stelle è stato tra i primi gruppi a portare avanti l’idea che una riduzione del numero di deputati e senatori potesse risolvere i problemi del Paese, aprendo così una stagione di inchieste e rivendicazioni. Qualche anno dopo, in occasione della Riforma costituzionale Renzi-Boschi, tra gli interventi compariva anche la diminuzione del numero dei parlamentari, accompagnato da una nuova legge elettorale, l’Italicum, e dal progetto per un nuovo assetto regionale del Senato. L’esito del referendum del 2016 ha tuttavia interrotto ogni speranza.

Si è arrivati così alla proposta di legge recante “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Il disegno di legge ha ottenuto l’approvazione del Senato in prima e seconda deliberazione ed è passato anche alla Camera. Trattandosi di una modifica della Costituzione, l’esame ha richiesto la doppia lettura in entrambi i rami del Parlamento, da approvare a maggioranza assoluta dei componenti. Il centrodestra, come dichiarato, ha votato compatto per il sì e così anche PD e Italia Viva e LEU, che si sono aggiunti al M5S ricompattando la maggioranza di governo. Uniche voci contrarie sono state Più Europa di Della Vedova e Noi con l’Italia. Le richieste di Di Maio, il quale aveva auspicato di ricevere un consenso largo e trasversale su un intervento per lui necessario e fondamentale, sono state quindi soddisfatte.

 Il taglio comporta una riduzione dei parlamentari da 945 a 600, andando a modificare i rapporti di rappresentanza in entrambe le Camere. È proprio il restringimento della rappresentanza a generare timori per la democrazia e, nello specifico, per il rapporto diretto tra elettori ed eletti. In tal senso, si è sentito parlare di svolta oligarchica o addirittura autoritaria, ma la vera chiave di volta sarà la gestione del riassetto.

Per quanto riguarda la questione dei costi della politica si prevede un risparmio di circa 80/100 milioni di euro l’anno, che, tuttavia, non andrà ad influire in modo determinante sullo stato delle finanze pubbliche. A partire da ottobre, si dovrà intervenire sull’organizzazione dei collegi elettorali e pervenire ad una nuova legge elettorale come contrappeso alla riforma degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione. Inoltre, sarà necessario un aggiornamento dei regolamenti di Camera e Senato per riequilibrare le proporzioni nella composizione delle Commissioni, dei gruppi parlamentari e dei quorum, in modo tale da consentire una normale esecuzione dei lavori. Le future riforme interesseranno anche l’elettorato attivo e passivo, sui quali si prevede un’equiparazione nelle due Camere (18 e 25 anni), l’elezione del Presidente della Repubblica ed il criterio della base regionale del Senato.

Se quindi, da un lato, la riforma del numero dei parlamentari è stata realizzata senza troppe difficoltà (salvo i voti contrari del Partito Democratico nelle prime tre letture, tornato poi nei ranghi grazie a concessioni su altri aspetti correlati al taglio), non vi è certezza sul successo dell’intervento: le misure da adottare nei prossimi mesi andranno studiate nel dettaglio per scongiurare una frattura tra classe politica ed elettori. L’entrata in vigore della legge dipenderà in ultima battuta dall’eventuale presentazione di un referendum confermativo, di cui all’articolo 138 della Costituzione, previsto per le leggi costituzionali.

Si scoprirà col tempo se all’ implementazione della norma corrisponderà una seria presa di coscienza dei politici sul loro ruolo ed operato o se il taglio dei parlamentari sarà stato l’ennesima mossa mediatica di una classe politica ormai da tanto impopolare e scollegata dalle basi elettorali.

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