Il racconto di un’Odissea:
la Roma-Lido

Il racconto di un'Odissea:
la Roma-Lido

Viaggio su una delle tratte ferroviarie peggiori d'Italia

di Leonardo Naccarelli

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Il racconto di un'Odissea:
la Roma-Lido

Il racconto di un'Odissea:
la Roma-Lido

di Leonardo Naccarelli
Roma-Lido

Il racconto di un’Odissea:
la Roma-Lido

Il racconto di un'Odissea:
la Roma-Lido

Viaggio su una delle tratte ferroviarie peggiori d'Italia

di Leonardo Naccarelli

Io ne ho viste di co(r)se che voi umani non potreste neanche immaginare: vagoni in fiamme ai bastioni di Tor di Valle … penso, sorridendo tra l’amaro ed il divertito, su una panchina della stazione. La Roma-Lido, mezzo cui cedo da anni a fondo perduto ore su ore della mia vita, non passa da oltre mezz’ora. Come direbbe Benni, la vita di un uomo puntuale è costellata da una serie di solitudini immeritate. Roy Batty, in un certo senso sei fortunato, la tua sofferenza sta per finire. La mia, invece, deve ancora iniziare. 

Per ingannare l’attesa del treno, però, posso provare a raccontare lo sport estremo di usare la Roma-Lido per i quotidiani spostamenti. Non sarà facile ma di tempo ve n’è in abbondanza.

Tanto per avere un’idea generale dello stato del servizio, immaginate questo scenario: avete un appuntamento a Roma; cercate l’indirizzo su Google Maps (un’ora con i mezzi pubblici); esci di fretta un’ora e mezza prima da casa, perché sì… Difatti, tali previsioni si basano sull’orario di arrivo previsto dei treni che, come si sa, sarebbero più credibili se le facesse Wanna Marchi.

Un anziano signore ha sostenuto che una volta, nell’inverno del ’38, un treno sia arrivato puntuale: l’accusa di apologia di fascismo ha ridimensionato il caso. Personalmente, non guardo mai la tabella degli orari dei treni. D’altronde, quel foglio appiccicato al muro della stazione è come il menu del tuo ristorante preferito: puoi anche sfogliarlo, ma tanto sceglierà il titolare cosa ti toccherà. 

Ah, ecco un treno. Alla fine poteva andare peggio: solo quaranta minuti di attesa. Mi alzo lentamente, anche un po’ disilluso. Il perché sarà presto detto: le porte del treno si aprono ma una selva di corpi variamente intrecciati si oppongono a nuovi passeggeri. “Siamo già in troppi”, versione metropolitana del “Non possiamo accogliere tutti”, urlano. Di rimando uomini e donne sciorinano a decibel inumani l’agenda piena di impegni che impone loro di entrare nel treno, costi quel che costi. Nel mezzo, odiati da entrambe le fazioni, quelli che sono arrivati a destinazione. Sfruttando ogni piccolo spazio e con la giusta quantità di violenza urbana riesco a guadagnare il mio centimetro quadrato sul mezzo (anticorpi Covid non mi abbandonate proprio ora, per favore): me lo dovrebbero riconoscere come servizio militare in zone a rischio alto. 

Appena varcate le soglie della porta del treno, ci si rende immediatamente conto di entrare in un mondo magico, parallelo: il concetto di tempo e spazio perde totalmente di significato. Convogli che non si sa in che secolo siano stati fabbricati e che risulta assurdo pensare siano mai stati nuovi; convogli un po’ meno decrepiti (non ripartono sospirando oooppella) senza finestre ed aria condizionata (quanto è vero che si stava meglio quando si stava peggio); tempi inspiegabilmente lunghi tra una stazione e l’altra (non importa quanto sia stato esotico il vostro interrail, durerà sempre meno del tragitto Vitinia – Tor di Valle). 

Siamo arrivati, finalmente, alla stazione di Magliana: la tappa finale di questo quotidiano viaggio della speranza. Scendo dal treno con l’animo del marinaio che tocca terra dopo ore in mare in tempesta: anche oggi è andata. Ora è la volta della Metro B ma, per quanto anche lì si raggiungano elevate vette di disagio, in confronto a prima sarà una passeggiata di salute: treni meno vuoti e che passano ogni 5 minuti. 

Nel mentre che aspetto la metro, però, mi rimane ancora una cosa da dire: finora si è cercato, in forma tragicomica, di esporre tutti i problemi endemici che affliggono la Roma-Lido ed i malcapitati pendolari. Eppure, consentitemi un accenno a quanto sia un peccato che una linea metropolitana con un tale potenziale sia ridotta in questo stato miserabile. Inoltre, rimpalli di competenza tra Regione e Comune, un classico ricorrente per ogni problema di Roma, non sono un bello spettacolo, anzi. L’augurio è che si trovi il modo e, prima ancora, la convinzione di operare cambiamenti radicali. Nel mentre, rimane la soddisfazione di potersi vantare, la mattina, di essere sopravvissuto alla Roma-Lido, linea più volte premiata con il Premio Caronte. Volete mettere?

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