Il meglio di Giugno: Bartolini – BRT, Vol. 1

di Stefano Frisenna

Il meglio di Giugno: Bartolini – BRT, Vol. 1

di Stefano Frisenna
Il meglio di Giugno: Bartolini - BRT Vol. 1

Il meglio di Giugno: Bartolini – BRT, Vol. 1

di Stefano Frisenna

Anacronismo : “dal greco contro + tempo, è una situazione in cui appaiono oggetti o personaggi che, per ragioni storiche e cronologiche, non sarebbero potuti comparire in una determinata situazione. Un anacronismo è dunque un fatto o un oggetto apparentemente avulso al proprio contesto temporale.

Wikipedia

E proprio anacronistico sembra l’aggettivo perfetto per descrivere Giuseppe Bartolini, cantante classe 1995.
Siamo in un periodo in cui sempre più, anche nelle scene indipendenti, si dà risalto a canzoni costruite intorno a un synth ritornato ai fasti degli 80s. Tutto quell’immaginario è ritornato attuale, alla moda, anche grazie a show come Stranger Things.
Gli anni 80 stanno vivendo la rinascita che avevano avuto gli anni 60 e in particolare il sintetizzatore ha perso quell’aria da melodia “tamarra” assunta nell’ultimo periodo.

Come da copione però, per un amore che (ri)nasce ce n’è uno che muore.
La musica italiana sta abbandonando il tipico strumento delle serenate, il simbolo delle ribellioni, la sorella che ha reso alcune notti d’estate intorno al fuoco indimenticabili: la chitarra “cantautoriale” sembra giunta all’ultima curva.
Certo, non si possono negare le influenze odierne di cantanti come De gregori, Battisti o Vasco, tutta gente che ha costruito buona parte del proprio successo proprio sulla chitarra. In realta’, tutti questi artisti che oggi stanno vivendo un vero e proprio “rinascimento” sono accomunati anche dal fatto che scalarono per la prima volta le classifiche almeno tre decenni fa.
E proprio come nella storia, anche a questo “rinascimento” si può contrapporre un medioevo. Un’eta’ dimenticata, caduta nell’oscurità : la musica italiana a cavallo tra fine 90s e inizio 2000s.
Le influenze di artisti come Pelù o Cremonini che riescono ancora a produrre musica di ottima qualità si “sentono” molto meno nelle classifiche odierne rispetto a quelle dei loro padri spirituali come Rino Gaetano o, appunto, lo stesso Vasco.

I 90s sono fuori moda, anacronistici.
E proprio a questa era si rifà Bartolini.
Come uno studente liceale introverso, è fuori tempo massimo, non si adatta alle mode , non segue gli altri ma si chiude in se stesso fiero della sua diversità.
Dal punto di vista testuale le sue canzoni non parlano di amore o di politica, ma sono semplicemente uno specchio della vita di tutti i giorni, in particolare della sua vita da espatriato a Roma, una vita da “artista” fuori sede, che ama ma allo stesso tempo odia il suo luogo d’origine.

Che si sente accolto ed estraneo nella città in cui si è trasferito.

Desideroso di viaggiare e di scoprire nuovi luoghi, ma allo stesso tempo intrepido di tornare a casa per rivivere la propria adolescenza.

Questo continuo specchiarsi nel passato, insieme al trasporto della vita quotidiana, caratterizzano buona parte della prima opera di Bartolini. Il Vol.1 sembra proprio il primo capitolo di un diario segreto nascosto nel cassetto di un liceale, un diario in cui oggi e ieri si mischiano, in un luogo in cui il tempo diventa relativo, in cui l’unica cosa che conta è quello che si ha dentro, nel proprio mondo, e non quello che succede fuori.

Questo porta a pensare che se ci fosse una festa scolastica della musica italiana, Tommaso Paradiso tornerebbe sicuramente a casa con la donna più bella, Carl Brave sarebbe il primo a saltare in piscina e probabilmente Calcutta photobomberebbe chiunque.
In disparte, in un angolo, ci sarebbe un ragazzino magrolino, probabilmente a disagio ma pronto a prendere nota di tutto quello che vede intorno a se: sì, quel ragazzino è proprio Bartolini.

E la quotidianità di cui prende nota è proprio quello che versa nelle sue canzoni, come faceva il suo “maestro” Cremonini.
Le esperienze personali , la sua originale visione del mondo diventano quindi uno strumento per evadere e allo stesso tempo un tetto sotto cui rifugiarsi. In cui, come un personaggio di un film di Tim Burton, questo ragazzino non è più “il diverso” spedito come un pacco Bartolini tra un paesino e l’altro della Calabria, ma l’eroe romano in sella al suo fido destriero chiamato chitarra.

Pioneristico : “Contrassegnato da audacia e novità di intenti“.

E proprio l’audacia e la sete di novità spinsero il cantante ad autospedirsi come un corriere Bartolini nella fredda Manchester. La “scusa” non potrebbe essere meno anacronistica: il programma Erasmus. Come tanti altri ragazzi contemporanei, si è trovato catapultato in una realtà totalmente diversa e, come i pochi outsider, ha trovato la sua salvezza proprio nel viaggio.

In Inghilterra, infatti, il pesce fuor d’acqua diventa parte di un branco. Il destino non poteva fargli scegliere posto migliore che la patria dei The Cure, The Smiths e compagnia varia. E proprio di questa compagnia si sentono fortemente le influenze nel primo pezzo dell’album – nonché unico scritto a Manchester – il capolavoro “Coltello di plastica”. Tutto nel pezzo, dal titolo, alle lyrics, passando per la melodia, evoca perfettamente la musica British degli 80s.

Il cantautore anacronistico diventa cosi perfetto figlio del suo tempo. Un tempo in cui ormai tutti parlano inglese, i classici dei The Cure sono conosciuti al pari di quelli italiani, e in cui ascoltare indie è sinonimo di essere alla moda. Proprio qui sta la magia di Bartolini e del suo album, suonare vecchio e nuovo allo stesso tempo. Unire perfettamente in una formula magica il passato e il presente, la tradizione italiana e le influenze british, il ragazzino introverso è l’anima della festa. Come un personaggio Burtoniano, Bartolini si prende una rivincita riscattando la bellezza dell’essere diversi, la profondità che si nasconde negli outsider. E fa tutto questo facendo entrare nel suo mondo tutti gli altri “diversi”, aiutandoli a scoprire che in realtà non erano mai stati soli, convincendoli che i loro sentimenti in chiaroscuro non sono “deviati”, ma semplicemente un modo diverso di vivere le emozioni.

Dimostrando che non si è costretti sempre a sorridere in foto.

Dimostrando come ci sia del bello anche nei giorni in cui ci si “vuole uccidere con un coltello di plastica”.

Coltello di plastica – Il pezzo più british dell’album, non a caso scritta durante l’esperienza a Manchester. Tradotta in inglese potrebbe tranquillamente essere una canzone dei The Cure, le tematiche sono quelle evocate dal grigio cielo d’Albion, dove essere tristi è bello, dove fermarsi a riflettere è importante tanto quanto.

Manchester – Prima delle quattro canzoni “romane”. Usando le parole del cantante in un’intervista, Manchester è stata scritta “a Roma quando mi mancava Manchester. Lì ho ho scoperto cos’è la solitudine e non sapevo davvero cosa volessi fare della mia vita, ma, ad un certo punto, ho iniziato a vivere anche il contrario di tutto questo”. Un inno alla bellezza dell’essere soli, con forti influenze dalla musica dei Verdena. Dedicata a tutti quelli che almeno una volta nella vita sono stati “in bici pensando ai fatti miei

Penelope – Ma da quando Morrissey canta in italiano? Ma questo è il batterista di Cremonini? I primi 5 secondi provocano questo mix di sensazioni, e riassumono perfettamente chi è Bartolini. Penelope è forse il pezzo più maturo dal punto di vista del testo. Penelope potrebbe essere un’amica, una ex, o perfino una città. Una canzone confusa e piena di contraddizioni. Uno specchio di quelle che possono essere le emozioni di un giovane artista cresciuto “ascoltando i Sonic Youth in un paesino del sud”.

Nel mare annegare – Canzone fortemente influenzata dalla scuola Brunori, non a caso anche lui calabrese. Pezzo più “allegro” nei ritmi, ma ovviamente non nel testo con cui Bartolini ci riporta in un viaggio tra i suoi ricordi da adolescente a Trebisacce. Ricordi che ci racconta così : “Sai non mi sentivo a mio agio, che situazione , un disastro! Avrei voluto scappare , tuffarmi e poi nel mare annegare”. Ricordi di una vita fuori luogo, da disagiato. Una volta cresciuto, però , quei ricordi assumono un’ottica diversa e il cantante si rende conto della bellezza che si provava nel sentirsi diversi, fuori luogo ma vivi. La bellezza intensa e contraddittoria di essere adolescenti alternativi.

Like – Pezzo nato da una chiamata con suo padre. Qui Bartolini vuole dimostrare come, alla fine, essere dei giovani innamorati non cambi nel tempo, nonostante la società intorno possa invece rivoluzionarsi ed evolversi. E da anacronistico figlio del suo tempo, Bartolini crea una serenata alla sua ex ragazza in cui, invece di dedicarle una canzone o inviare una rosa, decide semplicemente di mettere “Un like. O mi dimenticherai, mi dimenticherai”.

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