Il centrodestra, questo sconosciuto

di Leonardo Naccarelli

Il centrodestra, questo sconosciuto

di Leonardo Naccarelli

Il centrodestra, questo sconosciuto

di Leonardo Naccarelli

Sabato scorso la destra italiana ha messo prepotentemente in mostra i muscoli. Lo ha fatto con una manifestazione a Piazza San Giovanni, una volta luogo simbolo della sinistra.

Come al solito, i numeri sono confusi: gli organizzatori parlano di circa 200.000 persone presenti; la prefettura non si spinge oltre le 50.000. A prescindere dalle cifre, la manifestazione è stata un successo incredibile. È riuscita, infatti, a trasmettere quello che voleva: un segnale di forza e strapotere al Paese ed al Governo.

Dal punto di vista contenutistico, non c’è che una novità: ammesso e non concesso che sia mai esistito, il centrodestra non esiste ufficialmente più. “Ufficialmente” perché, sin dalla sua nascita, il centrodestra è sempre stato come Voldemort: pare sia morto ma, per noi, è ancora in circolazione.

Quella che è salita sul palco è destra al suo stadio più puro. Non c’era la destra liberale e conservatrice, bensì la destra liberticida ed estrema. Gli insulti a Gad Lerner o la presenza al corteo di CasaPound costituiscono, già da soli, un pericolo per la nostra democrazia. È molto più preoccupante però il silenzio assordante di chi, come Salvini o Meloni, si candida a governare tutto il Paese, non soltanto i propri sostenitori; è molto più inquietante che tutto ciò si sia divenuto routine ai nostri occhi.

 Soltanto Silvio Berlusconi parla, ancora, di una destra moderata di cui il suo partito sarebbe garante. Il Cavaliere sostiene infatti che sia Forza Italia ad impedire che la coalizione di centrodestra per evitare che assuma connotati troppo estremisti. Il sollievo dura il tempo di leggere gli ultimi sondaggi; quando, infatti, ci si accorge che la Lega e Fratelli d’Italia hanno otto volte i voti del loro alleato, non si può fare a meno di sudare freddo. Ecco perché, al di là delle dichiarazioni di facciata, all’ interno di Forza Italia sanno benissimo che da soli non vanno da nessuna parte e che devono restare, costi quel che costi, avvinghiati a quest’alleanza. Come siano state accolte le voci fuori dal coro di Carfagna e Brunetta è l’emblema del clima all’interno del partito.

Qualcuno potrebbe affermare che io mi sbagli: il centrodestra è ancora vivo e vegeto. Anzi, è addirittura un modello vincente, visti i risultati delle ultime elezioni locali e nazionali.

A mio parere, presentarsi insieme ad una consultazione elettorale non vuol dire avere un’idea comune di Paese. Ne è prova il fatto che, a livello nazionale, l’alleanza di centrodestra si sia sempre sbriciolata poco dopo la chiusura delle urne. Tra l’area populista, ormai dominante, e l’area moderata, da tempo decimata, esistono differenze di linguaggio e di metodo tali che si può affermare che si riferiscano a due facce del Paese diverse e distinte. Come rette incidenti queste due facce si uniscono in un punto, la presa e la spartizione del potere, per poi allontanarsi sempre di più. Chiedersi a chi o a che cosa se ne possa attribuire la causa, non è di alcuna utilità.

Analizzando la questione da un lato puramente storico, cosa stia avvenendo è privo di alcuna originalità. Il dilagare della destra, di questa destra, in Italia lo abbiamo già vissuto e sofferto lo scorso secolo. Sarebbe da domandarsi perché nel nostro Paese, per le esperienze politiche, si sia sempre carenti di fosforo. Evidentemente chi aveva il dovere, quantomeno morale, di mantenere vivo e di trasmettere il ricordo non ha svolto efficacemente il suo compito.

Se da un lato, però, gli inadempimenti passati sono alla luce del sole, la cosa più grave è che non si sta nemmeno tentando di rimediare ex post. Il governo attualmente in carica sembra non avere il coraggio e la forza di affrontare e fornire risposte a quella piazza. Troppo occupato a ricomporre le innumerevoli contraddizioni interne, la maggioranza giallorossa ha paura di sfidare una destra troppo popolare, forte ed organizzata per poter essere arrestata. Il pericolo è che si riproponga lo scenario delineato, a suo tempo, da Winston Churchill: “Potevano scegliere tra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore e presto avranno anche la guerra”.

Il compito che attende il governo è molto arduo. Dovrà spiegare alle persone, partendo dalle periferie, che le soluzioni facili e popolari della destra non sono attuabili; dovrà convincere che una visione del mondo diversa e fattibile esiste; insomma dovrà mostrare che c’è vita e progresso oltre la destra. Forse siamo già fuori tempo massimo ma è obbligatorio provare.

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