“I Testamenti” di Margaret Atwood: il libro più atteso dell’anno è all’ altezza delle aspettative?

di Redazione The Freak

“I Testamenti” di Margaret Atwood: il libro più atteso dell’anno è all’ altezza delle aspettative?

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“I Testamenti” di Margaret Atwood: il libro più atteso dell’anno è all’ altezza delle aspettative?

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Il 10 settembre è uscito in Italia, in contemporanea mondiale, edito da Ponte delle Grazie, “I Testamenti” di Margaret Atwood, sequel del celebre “Il racconto dell’ancella” da cui è stata tratta l’omonima serie tv, prodotta da Hulu. L’interesse e la curiosità, accresciuti dal grande successo della serie e dal fatto che il libro sia stato scritto dalla Atwood ben 34 anni dopo il primo, uscito nel 1985, hanno contribuito ad un fermento, solitamente inusuale, per l’uscita di un’opera letteraria.

I più maligni hanno visto in questa ultima pubblicazione un modo per la scrittrice di cavalcare l’enorme successo della serie tv, alla quale l’autrice ha attivamente collaborato, comparendo anche in un cameo nella prima stagione.

Tuttavia è dal 1991 che la Atwood manifesta l’intenzione di scrivere un prosieguo della prima opera e si può ipotizzare che proprio la serie, ma anche gli eventi di questi ultimi anni, in particolare l’elezione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti d’America, abbiano dato l’ispirazione alla scrittrice canadese.

“Il Racconto dell’Ancella” è ambientato nella Repubblica di Gilead, uno Stato Tecnocratico, affermatosi in seguito a una guerra combattuta nel XX secolo, dove le donne fertili vengono schiavizzate dai comandanti e dalle loro mogli con l’unico scopo di procreare. Oltre alle Ancelle e alle Mogli dei Comandanti, vi sono altre categorie di donne: le Marte, cioè le serve, le Zie, guardiane delle Ancelle e del rigore morale, le Economogli, sposate a uomini di basso rango e le prostitute, la cui esistenza non è pubblicamente ammessa.

“I Testamenti” si svolge ben 15 anni dopo la storia di Difred  (Offred in lingua originale) protagonista del primo libro e della serie TV. Esso raccoglie le confessioni di tre donne: la temutissima Zia Lydia del “Il Racconto dell’Ancella”, zia spietata e senza cuore che punisce le ancelle nel modo peggiore, una fanciulla di nomee Agnes, cresciuta a Gilead nella famiglia di un Comandante e una quindicenne, Daisy, cresciuta in Canada, nel mondo libero, con una coppia che gestisce un negozio dell’usato. Le tre storie, ad un certo punto della narrazione, si intrecciano, determinando così i destini delle tre protagoniste.

Il libro ci permette di conoscere nuovi e sconosciuti aspetti della vita a Gilead e ci offre anche l’opportunità di vedere e scoprire che cosa si percepisce di questo mondo dall’esterno, attraverso il racconto di Daisy.

Dal punto di vista della narrazione, la storia scorre rapida e avvinghia subito il lettore nella sua trama grazie soprattutto al racconto in prima persona delle tre donne che rende ben fruibile l’opera. Inoltre la vicenda in sé è ricca di colpi di scena, i quali, sebbene facilmente intuibili per chi si è appassionato alla serie tv, rendono il romanzo avvincente.

Ciò che sembra mancare invece è quella consistenza e profondità caratteristiche del “Racconto dell’Ancella”. Il primo libro della Atwood, infatti, comunicava a chi lo leggeva un messaggio che poteva con facilità essere disancorato dalla storia e attualizzato all’ interno della nostra realtà, dove spesso prevale un modello patriarcale, che seppur ovviamente non esasperato come nel romanzo, è ampiamente presente in diversi ambiti della società, la quale spesso continua a considerare le donne principalmente in relazione alla loro capacità o meno di essere madri.

E’ proprio la capacità della Atwood di esasperare una tematica e di rendere la narrazione un mezzo per comunicare un messaggio più grande e rilevante ciò che ha reso il primo libro così popolare e che ha anche permesso la creazione e il successo di una serie tv.

“I Testamenti”, invece, sembra essere più concentrato sulla storia che sulla trasmissione di un messaggio: si assiste infatti alla trattazione di alcune tematiche importanti come l’immigrazione o il collaborazionismo, le quali però vengono solo accennate, privando quindi il lettore della profondità e la potenza del primo libro. Tutto ciò rende questo sequel un’opera certamente da leggere, ma non per questo all’ altezza delle aspettative.

di Federica Fusco, all rigths reserved

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