I ricordi del passato e i progetti per il futuro. Non una semplice intervista ad…Adelmo Togliani

di Giuseppe Ruggero Sabella

I ricordi del passato e i progetti per il futuro. Non una semplice intervista ad…Adelmo Togliani

di Giuseppe Ruggero Sabella

I ricordi del passato e i progetti per il futuro. Non una semplice intervista ad…Adelmo Togliani

di Giuseppe Ruggero Sabella

Adelmo Togliani.

Classe 1975.

Romano DOC.

Che già a sentire solamente pronunciare il cognome che ha l’onore ma al tempo stesso l’ònere di dover portare, Togliani, non si può far altro che inchinarsi con il pensiero al vecchio padre, quella leggenda vivente, straordinario cantante e attore, che era diventato il buono e tanto amato Achille, melodia incarnata della Canzone Italiana che fu e storica punta di diamante del Festival di Sanremo…

Un Passato che fa commuovere di tenera malinconia tutti noi, specchio di un’epoca gloriosa in bianco e nero, di una Televisione italiana che era “Spettacolo” allo stato puro…

Ma torniamo al presente. Perché il giovane Adelmo, serenamente consapevole dell’eredità che si ritrova sulle spalle, non è solamente ciò che, magari con superficialità, si suol definire un “figlio d’arte”.

Ebbene no, perché ad avere come figlio un frizzante artista di questo tipo, quale è appunto Togliani Junior, è sicuro che qualsiasi padre, specie uno che ha dominato le scene del Bel Paese per più di trent’anni, ne sarebbe assolutamente fiero e orgoglioso.

Nella foto in alto Adelmo Togliani e Heath Ledger in Casanova

Adelmo Togliani è, infatti, probabilmente uno dei talenti nostrani più freschi e capaci dell’ attuale panorama teatrale e cinematografico italiano. Direttore della Accademia “Achille Togliani”, e noto nel mondo per la sua celebre apparizione in Casanova, con Jeremy Irons e Heath Ledger, notorietà frutto di una robusta qualità e di sopraffino spessore acquisiti direttamente “sul campo”, al seguito di un padre-maestro, come era Achille, che fin da piccolo lo ha indirizzato e appassionato, con dolcezza e gentilezza, al magico mondo del Cinema, educandolo a un amore generale e sincero verso tutta l’arte cinematografica, tra l’altro in compagnia di un vibrante sottofondo artistico rappresentato dai racconti paterni di quel fantastico cenacolo di attori italiani che ad oggi sono praticamente mito!

E mito nel vero senso della parola, semmai volessimo citare, giusto per fare qualche nome, l’affascinante Walter Chiari, carissimo amico del bell’Achille, l’immortale Marcello Mastroianni, icona assoluta del Cinema italiano nel mondo, e ancora Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Adolfo Celi… Tutti nomi che non possono che rendere noi Italiani orgogliosi della nostra bandiera e del nostro buon Cinema, e alla cui grandezza artistica il giovane Adelmo ha avuto il privilegio, seppur in via indiretta, di imparare e forgiare le proprie capacità.

E il nostro caro Togliani, umile nel raccontarci la sua storia rendendoci partecipi dei suoi ricordi, fa giustamente appello a un Cinema italiano che oggi non c’è più, purtroppo… Un Cinema italiano che sembra praticamente il fantasma di se stesso, un’ombra quasi svanita, le ceneri di qualcosa di anticamente straordinario che nulla aveva a che vedere con la commercializzazione dei nostri giorni, con i cinepanettoni delle feste natalizie, con i blockbuster a tutti i costi, con i prodotti di serie B che purtroppo, e sempre più spesso, affollano il nostro grande e piccolo schermo.

Senza infatti criticare i prodotti dei giorni nostri, ma abbandonandosi graziosamente alla memoria del suo passato, Adelmo ci fa rivivere i passi di un salotto di artisti eccezionali, quali erano i vecchi amici del padre, che rappresentavano l’incarnazione della classe, dell’eleganza artistica, della competenza e di quel purissimo talento che di questi tempi pare sempre più difficile riuscire a trovare.

Forse siamo noi eccessivamente malinconici, forse magari siamo prevenuti nei confronti dei giovani attori di oggi, o magari semplicemente i tempi cambiano e basta, e non possiamo fare altro che stare al passo…

I suoi riferimenti vanno anche a nomi del Cinema internazionale che già lasciano presagire quali e soprattutto di che pasta sono stati gli influssi del giovane Adelmo: ci ricorda Al Pacino, suo attore preferito nella pellicola Scarface, ci cita Marylin Monroe, la più grande, l’immortale, e infine ci parla del suo amore verso James Dean, la cui “grande bellezza”, per così dire, era una meravigliosa capacità di recitare, fatta di sublime talento, incantevole charme, folgorante capacità di bucare lo schermo, di tutte quelle cose, insomma – se vogliamo innate –, che non si possono assimilare neppure in vent’anni passati in Accademia, ma o si hanno o non si hanno.

A teatro con Io, Clarence

In ogni caso, dopo tantissimi lavori sia nel campo del Teatro, anche come regista, (Ad esempio Io, Clarence), sia nel campo della Televisione (Un Medico in Famiglia, Distretto di Polizia, Marcinelle, Don Matteo) i contenuti e la bravura di Adelmo Togliani sembrano essere apprezzati e giustamente riconosciuti, non solo dal Pubblico, sovrano indiscusso in queste cose, ma anche da chi forse ne sa giusto un pizzico in più, come l’eccellente Pupi Avati, autore di piccoli capolavori del nostro patrimonio collettivo come Festa di laurea, Regalo di Natale e La seconda notte di nozze.

Con Katia Ricciarelli per Un Matrimonio di Pupi Avati

Perché Adelmo, tra i giovani del cast dell’ultima e struggente opera del regista bolognese, Un matrimonio, appena terminato su Rai Uno, si ritrova catapultato tra artisti di immenso spessore e di doti indiscutibili: da Katia Ricciarelli, che lavora davanti alla macchina da presa con la stessa naturalezza e passione con cui noi la conosciamo per il canto, a Christian De Sica, nel suo ruolo breve ma intenso, che sembra fare eco a suo padre Vittorio in Pane, amore e fantasia, passando ancora per Andrea Roncato, Flavio Parenti, e soprattutto la bravissima Micaela Ramazzotti, già riuscita a strappare le lacrime a tutti gli ascoltatori della serie.

Adelmo è Edgardo, il cui ruolo, forse apparentemente marginale, è tuttavia intriso di grande spirito: egli è infatti un fervente monarchico, un giovanotto magari ingenuo, ma che crede fortemente in quell’ideale puro che è la Patria. Ed accanto al gigante di Katia Ricciarelli, Togliani ha la possibilità di brillare come una stella cadente, con il suo bolognese spontaneo, non forzato, e le sue ricercate espressioni frutto di lavoro tutto compiuto grazie all’esperienza in Teatro.

Insomma, Pupi Avati la sa lunga, molto lunga, e la sua autorevolezza e il suo acume cinematografico, assolutamente fuori discussione, hanno portato il nostro Adelmo a fare parte di una nutrita e impeccabile schiera di grandi attori, dove anche lui ha acquistato degnamente il suo indiscusso posto, con un’interpretazione perfettamente inserita nel soggetto e nei desideri del regista emiliano, che mai durante le riprese lo corregge, tale è il feeling che si instaura tra i due.

Lo abbiamo apprezzato, e speriamo di continuarlo a vedere ancora di più.

Adelmo Togliani, quando la classe non è acqua.

Di Jack Forrest Sabella

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