Ho letto un fumetto, ma posso spiegarvi.

di Giulia Ghiglione

Ho letto un fumetto, ma posso spiegarvi.

di Giulia Ghiglione

Ho letto un fumetto, ma posso spiegarvi.

di Giulia Ghiglione

Parliamo de “I sentimenti del Principe Carlo”, l’ultima creatura nata dalla mente sopraffina di Liv Strömquist, disponibile in Italia grazie alla traduzione di Samanta K. Milton Knowles, edito da Fandango Libri. Premetto che si tratta della mia prima esperienza con un fumetto dopo la drammatica decisione presa nel 2005 di interrompere la lettura di W.I.T.C.H. di Elisabetta Gnone, quindi per tutti gli amanti delle graphic novel e fumetti “in ascolto”: abbiate pietà.
Ma torniamo a noi: perché sono qui a parlarvi di fumetto? Cercherò di essere breve.
“I sentimenti del Principe Carlo” è essenzialmente un trattato che affronta il tema che da secoli stimola l’espressione umana in tutte le sue forme: l’Amore.
Attenzione, non si tratta di un compendio di citazioni “da Baci Perugina” o di frasi da scrivere sui biglietti di San Valentino. Anzi. L’effetto dei contenuti del saggio-fumetto è dirompente al punto da scuotere le vostre coscienze e farvi anche dubitare delle ragioni per cui un certo colore sia il vostro preferito.
Pensate di amare in modo unico? Di aver reagito ad una certa situazione come solo voi sapete fare? Bene questo libro smonterà, in tutto o in parte, le vostre convinzioni in merito. Non siamo unici, non siamo eccezionali nelle relazioni, anzi, se possibile, l’autrice ci terrebbe a ricordare che facciamo tutti abbastanza pena (Ah).

La grafica in bianco e nero riesce ad illustrare tutte le sfumature del mondo delle relazioni tragiche, complicate e senza un “e vissero per sempre felici e contenti”.
Perché sì, questo saggio non racconta di universi spettacolari, delle famigerate “eccezioni che confermano la regola”. Anzi, commenta in modo abbastanza spietato, servendosi di una base teorica sociologica considerevole, tutte le combinazioni di amori e relazioni sbagliate.

Con un uso importante dell’ironia, la sentenza della Strömquist arriva pesante. Non esistono “vittima e carnefice”, sono invece le dinamiche familiari, le abitudini, i codici trasmessi di generazione in generazione a limitare, indirizzare e, sovente, a distorcere i rapporti personali.

Il saggio si compone di tre macro-argomenti che si sviluppano includendo al loro interno le storie d’amore, più e meno popolari, di personaggi come Whitney Houston, Nancy Reagan, la principessa Diana e tante altre con i rispettivi partner. La regola generale sembra quella di servirsi dei Grandi Amori di M***a per analizzare al microscopio i meccanismi psicologici che guidano e nutrono le relazioni dannose. Il tema sembra banale e, ad un occhio non attento, dalla copertina potrebbe anche sembrare un libro di storie per bambini ma la realtà è che si tratta di un saggio che affronta temi spinosi e che, a mio avviso, osa la scomodità. Questo libro mi ha fatto riflettere, mi ha fatto ridere e a tratti ha sfidato le mie, già deboli, convinzioni.
Secondo me, una lettura estremamente utile e un prodotto ben riuscito, sebbene non sia adatto a tutti i palati. Non è un libro di auto-aiuto o un romanzo di Kundera.

Assolutamente sconsigliato a inguaribili romantici, cuori spezzati, o inguaribili romantici con il cuore spezzato.

Ah già, Buon Anno!

di Giulia Ghiglioneall rights reserved

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati