His Dark Materials

di Fabrizio Grasso

His Dark Materials

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His Dark Materials

His Dark Materials

di Fabrizio Grasso

Una ragazzina orfana, un passato oscuro ed un futuro incerto. His Dark Materials (resa in italiano con Queste Oscure Materie), serie fantasy HBO basata sull’omonima trilogia fantasy dello scrittore inglese Philip Pullman, ruota attorno alle vicende della 12enne Lyra Belacqua. Nei suoi panni Dafne Keen (Logan – The Wolverine), la cui storia si interseca con quella del ricercatore Lord Asriel, interpretato da James McAvoy, e della rigida esploratrice Marisa Coulter (Ruth Wilson).

Lyra vive nel Jordan College, università e luogo d’incontro per accademici di tutto il mondo, a Oxford. Tuttavia non è l’Inghilterra che tutti noi conosciamo, ma quella di un mondo parallelo al nostro, governato da regole differenti e singolari. Qui ogni persona è separata dalla propria anima, che le “vive” accanto sotto forma di un animale da compagnia, chiamato Daimon, capace di mutare fino al raggiungimento della pubertà, quando assume una forma definita in base all’indole del proprietario. Non vi si può separare in alcun modo, pena una sofferenza indicibile. E la scomparsa del Daimon significa morte.

«Lyra è destinata a porre una fine al destino stesso».

A governare il mondo, nelle vesti di autorità superiore e tirannica, il Magisterium. A metà fra religiosa e laica, è un’istituzione che governa lo Stato secondo regole rigide e dogmatiche. Su tutte, una ha importanza focale: l’odio verso la Polvere, una sostanza dalle capacità ignote, tanto dannosa da non poter essere nemmeno nominata.

His Dark Materials è una metafora continua, che racconta i dilemmi del mondo reale edulcorandoli con tinte fantasy. Il Magisterium può essere visto come il corrispettivo della nostra Chiesa e la Polvere non è nient’altro che trasposizione tangibile del “peccato originale”. I produttori, già nel luglio del 2019, avevano assicurato che la serie – sia quella letteraria sia la trasposizione televisiva – non volesse presentarsi come un attacco al Cristianesimo. Risulta lampante, tuttavia, la critica velata che Pullman e lo sceneggiatore Jack Thorne (ha trasposto a teatro la sceneggiatura di J.K. Rowling Harry Potter e la Maledizione dell’Erede) fanno nei confronti delle istituzioni religiose.

Lo stesso Lord Asriel, in uno dei dialoghi finali della stagione con Lyra, si presenta come un novello eretico, una sorta di Galileo Galilei che, con le sue scoperte scientifiche, va a minare le certezze di una fede millenaria. Personaggio centrale però è Lyra, accompagnata dal suo Daimon Pantalaimon (Kit Connor), prevalentemente nelle sembianze di un furetto, ma capace di mutare all’occorrenza. A lei viene consegnato un “Aletiometro”, una bussola dorata (da cui prende il titolo il primo libro della trilogia di Pullman, La bussola d’oro) capace di mostrare la verità tramite una combinazione di simboli. Un oggetto strabiliante, ma pericoloso se in mani sbagliate; Lyra è l’unica persona capace di leggerlo con facilità. Per proteggerlo, la ragazzina dovrà sfuggire agli attacchi del Magisterium per tutto il mondo, stringendo patti di alleanza con le streghe e persino con gli orsi corazzati di Svalbard, soprattutto con uno di essi, Iorek Byrnison (Joe Tandberg). Nelle vesti del padre che Lyra non ha mai avuto, l’orso deciderà di proteggerla anche a costo della vita, aiutato dal suo amico e contrabbandiere Lee Scoresby (Lin-Manuel Miranda).

Una storia di coraggio, determinazione e amicizia che abbatte ogni barriera di genere, razza o distinzione sociale.

Il nuovo adattamento della trilogia fantasy prende le redini dal suo più costoso, ma meno fortunato, precedessore: il film del 2007 di Chris Weix, La Bussola d’oro, con Dakota Blue Richards nei panni di Lyra, vantava un cast stellare che annoverava Nicole Kidman, Eva Green, Christopher Lee, Sam Elliott e Daniel Craig, oltre alle voci di Ian McKellen e Ian McShane. Il progetto dei sequel fu sospeso a causa di una forte crisi che colpì la New Line Cinema. La serie di Jack Thorne mantiene la stessa qualità negli effetti speciali (il film vinse l’Oscar nel 2008), la fotografia e la sceneggiatura, aggiungendovi quel tocco in più di attenzione ai dettagli che solo una serie tv può consentire. Eccezionale l’interpretazione della Keen, già messasi in luce accanto a Hugh Jackman in Logan; magistrale Ruth Wilson, che restituisce allo spettatore una signora Coulter da Emmy Awards.

In attesa della seconda stagione, già confermata per fine 2020, meglio godersi ancora di più His Dark Materials, degna esponente di un genere fantasy che sta prendendo il sopravvento nel cuore dei fan di tutto il mondo. E Dio lo benedica.

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