Hammamet, un’occasione sprecata

di Federico De Giorgi

Hammamet, un’occasione sprecata

di Federico De Giorgi
Hammemet, un'occasione sprecata

Hammamet, un’occasione sprecata

di Federico De Giorgi

Raccontare Craxi senza il Craxismo era una sfida molto ambiziosa e Gianni Amelio, con Hammamet, ci è riuscito solo in parte.

Rimarrà deluso chi si aspettava un film che ripercorresse quantomeno i turning points della carriera del leader socialista (“Il Presidente”, come lo chiamano tutti nel corso del film, senza mai nominarlo). Amelio si concentra piuttosto sugli anni dell’autoesilio – latitanza per alcuni – in Tunisia, cercando di raccontare il lato umano di un vecchio statista ormai rifiutato dal suo paese e gravemente malato, con il diabete in stato avanzato, che giorno dopo giorno gli consuma sempre più una gamba, con Sigonella che viene ridotta ad un gioco coi soldatini nella sabbia con il nipotino e con l’episodio dell’Hotel Raphael buttato lì, un po’ a caso, dopo gli insulti di un gruppo di turisti italiani che lo notano mentre passeggia sul lungomare.

Unica finestra sul passato è la scena iniziale del film, che riprende quello che è stato il Congresso del PSI del 1989 svoltosi all’ex Ansaldo, in cui Craxi venne confermato Segretario con il 92% dei voti (“percentuali bulgare”, come affermano i compagni). Al termine dell’elezione, l’incontro con lo storico amico – oltre che compagno di partito – Vincenzo Sartori (interpretato da un ottimo Giuseppe Cederna), che profeticamente lo mette in guardia su come tutto finirà nel giro di poco tempo.

La meravigliosa interpretazione di Pierfrancesco Favino nel ruolo di Bettino Craxi

Un Favino gigantesco ed una fotografia di altissima qualità, che va di pari passo con un’eccellente sceneggiatura, non bastano però a scacciare le perplessità che le scelte narrative fatta da Amelio provocano in ogni spettatore con un minimo di coscienza critica, a partire della narrazione che viene fatta degli anni di Mani Pulite. Si parla poco e niente delle due sentenze di condanna per corruzione e finanziamento illecito, emesse – a suo dire – sulla base di un “Non poteva non sapere” che poco corrisponde alla realtà. Un sistema corruttivo che viene descritto come necessario per far andare avanti il Paese: “Finanziamenti illeciti… e chi li ha mai negati?!”, dice Craxi ad un vecchio politico ed amico democristiano – un perfetto Renato Carpentieri – che va a fargli visita ad Hammamet nel corso della seconda parte del film. “Sì, rubavamo per il partito ma qualcosa attaccato alle mani ci è rimasto”, la replica. O ancora, “I danari per la politica sono come le armi per la guerra. Mi spiace deludere qualcuno ma la democrazia ha un costo”. Si parla molto di più, invece, dell’assenza di garanzie e di un modo di operare della Magistratura che in quegli anni, oggettivamente, non sempre ha rispettato le norme previste dal codice di procedura penale a tutela degli indagati, ed in particolare dell’uso improprio che ormai aveva assunto la misura della custodia cautelare in carcere.

Così come si parla molto delle debolezze del Craxi uomo, a partire dalla struggente assenza del figlio Bobo, che invece di accudirlo preferisce rimanere in Italia per senso di responsabilità (“Sentiva il peso della mia eredità politica”), fino alle sue chiacchierate relazioni extraconiugali: una convincente Claudia Gerini nel film interpreta l’amante, ed il riferimento è all’attrice Ania Pieroni o, più probabilmente, all’autrice ed ex conduttrice tv Patrizia Caselli, che gli è effettivamente stata vicina nell’ultimo periodo della sua vita.

La sensazione che si ha una volta terminata la visione del film è quella di un’occasione sprecata, oltre che di un tentativo di revisionismo storico che si ferma a metà strada, data la continua commistione di allegorie e realismo che non permette di seguire una chiave di lettura chiara ed univoca. I 126 minuti della pellicola non sempre scorrono come dovrebbero, forse anche perché l’espediente narrativo consistito nel raccontare aneddoti del passato a Fausto, figlio del compagno Vincenzo in cerca di vendetta, non sempre convince.

Se è vero che, come dice il figlio Bobo a dei giornalisti in visita ad Hammamet, Il caso C. non è ancora chiuso e probabilmente non lo sarà mai, aggiungo io – sarebbe stato apprezzabile provare quantomeno a dare una visione il più completa possibile di un personaggio che, nel bene e nel male, ha segnato la storia d’Italia e la cui comprensione non può essere limitata ad un – a tratti forzato – tentativo di empatia rispetto ai suoi ultimi mesi di vita.

Il trailer ufficiale di Hammamet (2020)

di Federico De Giorgi, all rights reserved

In copertina, illustrazione di Tiziano Lettieri

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