Grazie mille UE. Ora ripartiamo

di Leonardo Naccarelli

Grazie mille UE. Ora ripartiamo

di Leonardo Naccarelli

Grazie mille UE. Ora ripartiamo

di Leonardo Naccarelli

L’Unione Europea, nel suo momento più difficile, dimostra di essere viva e penso di doverle delle scuse. Questi sono stati i miei primi pensieri di fronte alla notizia quasi sconvolgente: la Commissione Europea propone un nuovo piano Marshall (il Next Generation EU) per la ripresa economica europea. Si tratta di 750 miliardi di Euro così suddivisi: 500 miliardi di aiuti economici e 250 in forma di prestiti. Sembra quasi troppo bello per essere vero: l’Unione Europea e gli Stati membri comprendono l’importanza di essere solidali di fronte ad un’emergenza sanitaria di proporzioni titaniche; la classe dirigente europea riesce a percepire che i grandi problemi possono essere affrontati con efficacia soltanto in sinergia. Insomma, nessuno si poteva salvare da solo.

Tanti sono gli aspetti positivi di questa vicenda. Prima di tutto, il confronto con il Piano Marshall dell’immediato secondo dopo guerra: questa volta l’UE non avrà bisogno dei dollari americani per risollevarsi da un periodo tragico della sua storia. Ce la faremo da soli, con coraggio e determinazione. Forse potremmo rimpiangere di non esserci comportati così già in passato ma questa è un’altra storia. In secondo luogo è importante sottolineare la presa di coscienza della Germania: il risultato di cui si sta parlando è in gran parte merito suo. Tutti hanno sempre riconosciuto allo Stato tedesco un ruolo egemone in ambito economico in Europa, adesso sembra stia iniziando ad assumersi una grande responsabilità: guidare politicamente l’UE verso una maggiore coesione.

Inoltre, bisogna dire che l’azione europea è stata relativamente rapida. Certo, le disfunzioni organizzative e le procedure macchinose sono tutte ancora in vigore. Eppure, dall’inizio della pandemia molte iniziative sono andate in porto: il fondo per la cassa integrazione e la disoccupazione, l’azione della Banca Centrale Europea, il tanto vituperato MES per fare soltanto degli esempi. Molto probabilmente la campagna comunicativa non è stata eccelsa e per questo sono strumenti che hanno scaldato poco il cuore e gli animi dei cittadini europei. Bisogna anche dire che forse io, come molti altri, ho preteso un po’ troppo dall’Europa: non ho vergogna ad ammetterlo, ho commesso quest’errore.

Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria ho usato due diversi metri di paragone e giudizio: le mancanze del Governo possono essere giustificate o, comunque, non è opportuno criticarlo in un momento così delicato; l’Unione Europea, invece, non può permettersi di esitare, di non fornire tutto il necessario e subito. Mi sono indignato per l’immobilismo europeo senza la lucidità di capire che le colpe, in fondo, non erano da attribuire all’UE. Sono gli Stati membri, e neanche tutti, ad aver recitato il ruolo delle zavorre frenando l’assunzione di decisioni di vitale urgenza ed importanza. Certo, non è normale che un’ Unione con velleità politiche debba chiedere il permesso ai singoli Stati per prendere le iniziative ma le competenze dell’Unione non sono altro che quote di sovranità nazionali cedute. Possiamo sorprenderci se sono poche ed aumentano con fatica? C’è poi d’aggiungere che chi accusa l’Europa di non fare abbastanza si oppone sempre a qualunque tentativo, a livello europeo, di migliorare la situazione. Sto chiaramente parlando dei sovranisti: i veri sconfitti in questa partita.

Ascoltare il silenzio assordante della destra nazionalista in questo momento è una sensazione particolarmente piacevole. Non si aspettavano che la Commissione Europea proponesse un piano così ambizioso ed adesso non sanno come reagire. Nei cosiddetti “Paesi frugali” vi è la difficoltà di spiegare al proprio elettorato come sia stato possibile che un tale progetto abbia preso piede. In Italia invece il dramma è vedere dissolta la loro più redditizia fonte di consenso: l’odio nei confronti dell’Europa. Neanche un eventuale fallimento del Next Generation EU potrebbe portare qualche beneficio. Sembra infatti generale il convincimento che, sul piano economico, l’attuale Europa non possa fare di più; la responsabilità politica sarebbe tutta da addossare sui singoli Stati membri. Sovranisti contro sovranisti: che lo spettacolo abbia inizio. Sarebbe anche suggestivo chiedersi come potrebbero comportarsi i populisti se l’UE riuscisse, finalmente, a migliorare la propria reputazione tra i singoli cittadini ma non corriamo troppo.

Per concludere, grazie mille Unione Europea e scusami. Adesso ripartiamo, tutti insieme.

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