GLI UIGURI: UN ALTRO POPOLO DA PERSEGUITARE

di Redazione The Freak

GLI UIGURI: UN ALTRO POPOLO DA PERSEGUITARE

di Redazione The Freak

GLI UIGURI: UN ALTRO POPOLO DA PERSEGUITARE

di Redazione The Freak

Il popolo Uiguro è una minoranza di lingua turca e di religione islamica, che vive nella regione autonoma dello Xinjiang, in Cina e le cui origini risalgono già al II secolo a.C. 

Oltre 11 milioni di persone vengono discriminate e subiscono persecuzioni di massa. I loro diritti vengono continuamente negati dal governo di Pechino.
Dagli anni ‘90 gli uiguri rivendicano la creazione dello stato del Turkestan orientale, ma le loro aspirazione indipendentiste sono state represse dal governo cinese.

Ciò che rende ancor più triste e terrificante questa ennesima persecuzione/discriminazione, è che esistono ancora oggi dei centri dove le vittime subiscono torture fisiche e psicologiche, come dichiarato dal comitato delle Nazioni Unite, che rileva la presenza di veri e propri campi di internamento messi sotto sigillo di segretezza

NON SOLO TORTURE ANCHE “RIEDUCAZIONE”

Oltre ai centri di detenzione, esistono dei campi di “rieducazione”, strutture realizzate con l’intento di sradicare la cultura e l’identità degli Uiguri, costretti a imparare il cinese e a lodare il partito comunista.
Questi centri di indottrinamento vengono malcelati come centri per educare la parte di popolazione uigura meno scolarizzata.

Chi non viene arrestato e imprigionato subisce restrizioni sulla vita personale, come misure amministrative, continui controlli del passaporto, sorveglianza costante oltre all’obbligo di partecipare agli incontri politici e la frequenza delle scuole serali, divieto di portare la barba o l’Hijab, di utilizzare saluti musulmani, possedere cibo halal, di astenersi dal bere e dal fumare.
Di seguito una delle testimonianze raccolte da Human Rights Watch:

«Alle 10 del mattino, cinque agenti di polizia si sono presentati a casa mia senza alcun mandato. Mi sono rifiutato di andare, ma loro mi hanno preso con la forza. Mi hanno detto che avevo “messo in pericolo la sicurezza dello stato” e che avevo “ospitato terroristi” – un mio parente aveva cercato asilo politico all’estero – quindi forse si riferivano a questo, ma non hanno detto nient’altro. Allora ho chiesto che prove avessero. Come potevano trattenermi senza ragione? E loro hanno risposto che dovevo firmare un documento, ma io mi sono rifiutato». (testimonianza raccolta da Maya Wang, ricercatrice senior per la Cina di Human Rights Watch)

Anche aver fatto un viaggio all’estero in paesi come il Kazakhistan o l’Arabia Saudita e usare Whatsapp può essere motivo di controlli e interrogatori.

COSA DICONO LE NAZIONI UNITE 

Il comitato per l’eliminazione delle discriminazioni razziale delle Nazioni Unite ha denunciato le violenze già più di un anno fa, nell’estate del 2018, dichiarando tramite uno dei membri, Gay McDougall, esperta del comitato delle Nazioni Unite sull’eliminazione delle discriminazioni razziali, ha dichiarato al convegno di Ginevra del 2018:
“Siamo profondamente preoccupati dopo aver ricevuto numerosi resoconti attendibili secondo i quali la Cina, per combattere l’estremismo religioso e mantenere la stabilità sociale, ha trasformato la regione autonoma uigura in qualcosa che somiglia a un enorme campo di reclusione, una sorta di area dove non vige alcun diritto…esistono campi politici per l’indottrinamento dove sono stati internate circa 2 milioni di persone, appartenenti all’etnia uigura o a minoranze musulmane”.

Secondo il ricercatore tedesco Adrian Zenz 1,5 milioni di persone sono rinchiuse senza processo e senza possibilità di reclamare la propria innocenza; tra questi non solo uiguri, ma anche persone di origine uzbeka, kazaka o tartara.

Secondo un servizio della BBC,molte delle moschee presenti nella regione sono state rase al suolo.

Per l’associazione di Chinese Human Rights Defenders il 21% di tutti gli arresti eseguiti in Cina sono avvenuti solo nello Xinjiang.

Il governo di Pechino ovviamente nega tutto, parlando dei campi come “centri di formazione professionale” e un metodo per combattere l’estremismo religioso e mantenere la stabilità sociale,poiché secondo la Cina lo Xinjiang è soggetto alle minacce dei militanti islamici e dei separatisti che minacciano la stabilità tra la minoranza uigura e la maggioranza etnica degli Han. Nonostante queste attenuanti il governo cinese non permette alcun sopralluogo neanche agli organi di mediazione.

I VERI MOTIVI CHE SI CELANO DIETRO ALLE PERSECUZIONI

Le motivazioni delle persecuzioni non sono solo di tipo razzista e discriminatorio verso una minoranza religiosa ed etnica del paese.
Ci sono ragioni che sono da ricondurre ad interessi economici e politici.Nella zona dello Xinjiang dove risiedono gli Uiguri, sono svolti dal 1959 al 1999 circa, test di armi nucleari le cui radiazioni secondo la ricerca del fisico giapponese Jun Takada pubblicata sul Digital Journal ha provocato 190.000 morti. 

Non solo, il sottosuolo è ricco di riserve di gas e carbone che coprono ben il 25% del fabbisogno energetico cinese.
Per ultimo la zona ha un’importanza centrale per il commercio della via della seta, quindi riconoscere gli Uiguri e concedere loro l’autonomia che proclamano da anni, significherebbe dargli anche grandi vantaggi economici e commerciali che danneggerebbero la Cina stessa.

LE REAZIONI DEI SINGOLI PAESI MONDIALI

Sono stati creati due memorandum con le firme dei singoli paesi che da una parte appoggiano il governo cinese come:
Corea del Nord,
Venezuela, Cuba,
Bielorussia ,
Myanmar ,
Russia(per la sua forte alleanza con Pechino);
paesi arabi come:
Pakistan,
Oman,
Kuwait,
Qatar,
Emirati Arabi uniti,
Bahrain
Arabia Saudita.
Anche diversi Paesi africani hanno firmato e, come altri, hanno mostrato il loro appoggio per effetto del non troppo velato ricatto economico di Pechino e dei suoi investimenti milionari, spesso camuffati da aiuti umanitari.

I paesi a fianco del governo cinese difende l’operato del paese, dando ragione a quest’ultimo su come sia necessario un’operazione del genere per riabilitare, attraverso le “scuole”, gli elementi a rischio radicalizzazione.

Al contrario i paesi che hanno firmato contro le persecuzioni nei confronti della popolazione degli uiguri sono: Asia, Giappone, Canada, Australia, Regno Unito, Svizzera, Francia, Germania.
Si nota in modo assordante l’assenza dell’Italia e degli Stati Uniti che al momento si astengono forse per scelte geopolitiche e per motivi economici e commerciali (l’Italia ha firmato un memorandum d’intesa per prender parte alla Nuova Via della Seta voluta da Xi Jinping).

Questa presa di posizione contro la Cina sembra essere solo apparente ,poichè non è stata inviata nessuna lettera formale al consiglio delle Nazioni Unite. E’ chiaro che l’ormai decantata potenza cinese, con un’economia sempre più crescente e una capacità di investimento utile all’occidente fanno si che non prendano posizioni nette per paura di crisi diplomatiche,ritorsioni politiche e/o economiche.

UN CASO DA TENERE SOTTO OSSERVAZIONE

Human Rights Watch ed altre associazioni a tutela dei diritti umani continueranno a vigilare e raccogliere testimonianze per cercare di smuovere i governi e le Nazioni Unite al fine di prendere provvedimenti per mettere fine a questo ennesimo orrore. Perché ne abbiamo abbastanza di popoli perseguitati, minorenze etniche,religiose e politiche relegate a reietti e non meritevoli di diritti e riconoscimenti. Quando capiremo che prevaricare a livello economico e politico su popolazioni più piccole e meno tutelate per aumentare il proprio ego e la propria egemonia, forse sarà tardi.

di Sara C. Coppola, all rights reserved.

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