Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

Perché Filippo ha ucciso Giulia?
A chi dare la colpa dell'ennesimo femminicidio?

di Pierluigi Mascaro
di Redazione The Freak

Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

di Pierluigi Mascaro
di Redazione The Freak
Giulia

Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

Giulia e Filippo, le (spiegabili?)
ragioni di una tragedia

Perché Filippo ha ucciso Giulia?
A chi dare la colpa dell'ennesimo femminicidio?

di Redazione The Freak
di Pierluigi Mascaro

Con quello di Giulia Cecchettin, siamo all’ottantatreesimo femminicidio avvenuto in Italia da inizio 2023: ma basta davvero etichettare vittime e colpevoli per tentare di trovare una quadra giuridica e sociale a questa piaga che da tempo insanguina il nostro Paese?

Il tema impone una riflessione ben più profonda di quella effettuata nelle ultime ore da media e social network, perché bisogna guardare con un’ottica diversa le dinamiche di questi accadimenti, che hanno quasi tutti un fattor comune: avvengono nell’ambito delle relazioni sentimentali o familiari.

E’ assolutamente lapalissiano tentare di inquadrare ancora una volta il fatto cercando di sistematizzare il rapporto uomo-donna all’interno di una relazione di coppia, perché quest’ultimo andrebbe inteso come rapporto di libertà nella condivisione, cioè si sta insieme per crescere nella propria personalità ed individualità, non per essere l’uno un freno o un blocco per l’altro. E questo vale sia per gli uomini nei confronti delle donne che viceversa.

Per quanto vero sia questo assunto, è comunque innegabile che la donna sia quel soggetto che maggiormente vada tutelato dal diritto e dalla società. Ma come farlo?

Sicuramente con un apparato legislativo penale più aspro e perciò deterrente, ma anche con una profonda e capillare attività di prevenzione sociale che parta nelle famiglie di origine prima che nelle scuole, che spesso fanno un lavoro sano e serio sui propri discenti anche se non ha il nome precipuo di educazione all’affettività o sessuale.

Ma spesso il comportamento di un ragazzo verso la fidanzata riflette il rapporto tra il papà e la mamma, e s’intende non solo nelle ipotesi di violenza palese e dichiarata, ma anche in quelle di abuso e sopraffazione verbali, comportamentali e latenti, molto più ardue da riconoscere e decifrare.

Poi, nella vicenda di Giulia, c’è un ulteriore fattore da mettere bene a fuoco: pare chi il fidanzato e presunto carnefice non accettasse il fatto che lei si laureasse prima di lui. E allora le considerazioni sul tipo di società in cui viviamo si fanno più ampie, perché non si accetta più che ognuno abbia i propri tempi, che le capacità individuali siano naturalmente differenziate.

Oggi ci hanno fatto credere che se non ti laurei al massimo entro lo scoccare preciso dei tempi accademici, non vali nulla; se non hai un contratto a tempo indeterminato a 24/25 anni, sei un incapace.

Ed è così, come nel caso di Filippo, che si finisce per trasferire le proprie aspettative – o quelle che altri hanno di te – sul prossimo, sulla fidanzata o sull’amico di turno, per così dire in negativo: non si condivide cioè un percorso di vita per crescere insieme e gioire dei successi dell’altro, ma perché “mal comune, mezzo gaudio”, finendo per desiderare l’appiattimento dell’altro sui propri limiti.

Alla luce di questo tentativo di analisi di un immane tragedia, mi sento di dire alle ragazze: cercate relazioni paritarie, e andate via quando chi dovrebbe amarvi e rispettarvi cerca in tutti i modi di svilirvi, di uniformarvi ai propri fallimenti e alle proprie debolezze, vi manifesti gelosia ed ossessione.

Anche se è spesso molto difficile, cercate di decifrare ed interpretare anche i segnali che sembrano più insignificanti, chiedete aiuto qualora lo riteniate necessario, perché poi potrebbe essere troppo tardi.

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