La giovane Italia a Cannes, I parte

di Alessandra Carrillo

La giovane Italia a Cannes, I parte

di Alessandra Carrillo

La giovane Italia a Cannes, I parte

di Alessandra Carrillo

La giovane Italia tra politica e stato, società e status, religione e sentimenti

Prima parte: Castellitto, Zambrano, Piazza e Grassadonia

Cannes 2017 per l’Italia è innanzitutto un importantissimo premio in rosa: Jasmine Trinca vince come Miglior Attrice nella sezione Un Certain Regard per la splendida interpretazione nel film Fortunata, diretto da Sergio Castellitto e scritto dalla moglie Margaret Mazzantini.

Fortunata, di Sergio Castellitto

Il film si erge sulle sue spalle, fragili da soccombere ai pugni alla porta e forti a sostenere una figlia in bilico tra capelli al vento macchiati di rabbia repressa: Fortunata è una parrucchiera a domicilio che nella sua umanità pasoliniana cammina sgraziata per le periferie romane di Tor Pignattara su zeppe che ricordano Julia Roberts in Erin Brockovich. La macchina da presa la segue proprio all’altezza delle gambe, di sguincio mentre prende per mano Barbara, la figlia di otto anni interpretata da una bravissima Nicole Centanni all’esordio cinematografico, o si tuffa nell’abbraccio di Chicano (lo straordinario Alessandro Borghi che già ci parlava di questo difficile personaggio), un amico debole e tormentato con cui sogna la vita e la felicità di un negozio tutto suo, un amico disperato, però, che non regge le responsabilità, troppo pesanti per lui che deve anche combattere con l’Alzheimer incalzante della mamma (Hanna Schygulla). Fortunata però incrocia anche l’amore, quello subito e allontanato nella figura di un ex-marito non ancora formalmente ex (Edoardo Pesce in un personaggio che si arriva veramente ad odiare per la violenza dei gesti e delle parole) e quello inaspettato dello psicologo Patrizio (Stefano Accorsi) con cui nasce uno scambio non chiaro, forse solo un passaggio nella vita borghese e ripetitiva del medico, mentre a Fortunata lascia l’illusione di quella vita che vuole divorare. La vita è il messaggio ultimo di questo film, attraverso una colonna sonora che culmina nella hit di Vasco Rossi e si rincorre tra il sudore sulla pelle di lei ed un tatuaggio memore di un tocco d’affetto, semplice come una carezza ad occhi chiusi ed una mano affondata nella sabbia, ed una bambina.

Sì, perché tutti i film italiani a Cannes hanno un filo rosso che li accomuna: raccontano le storie di giovani che crescono in Italia e si confrontano tra politica e stato, società e status, religione e sentimenti, o alle volte dell’Italia hanno solo sentito parlare e tutto il resto l’hanno immaginato a distanza, per la fuga del proprio padre, come nel caso della sedicenne Viola (Charlotte Cétaire al suo esordio cinematografico), figlia di Marco (l’ombroso Giuseppe Battiston), ex-militante condannato per omicidio e rifugiato in Francia grazie alla dottrina Mitterand, dove lei è cresciuta, senza imparare l’italiano né conoscendo i propri cari, una nonna, una zia (Barbara Bolulova) ed il marito magistrato che, in Italia, subiscono le ripercussioni mediatiche di un revival di quel terrorismo anni ‘70 quando un giuslavorista viene ucciso all’Università di Bologna perché contrario all’Art.18 (chiari i riferimenti all’accaduto nel 2002 a Marco Biagi) e Marco viene accusato dallo Stato italiano di essere una delle menti dietro l’attentato (i personaggi sono inventati ma i fatti sono vicini alla realtà).

Après La Guerre/Dopo la Guerra, di Annarita Zambrano

Si tratta di Après La Guerre/Dopo la Guerra, opera prima di Annarita Zambrano, in coproduzione con la Francia, anch’essa nella sezione Un Certain Regard: la ragazza vive una vita che affonda nel passato, non è libera nella propria adolescenza, ma rincorre il padre trascinata in quella militanza con un calzino bucato ed i suoi ricci rossi, all’insegna del motto di Sparta “Torna vittorioso dal campo di battaglia o muorici”. E lei, tutto sommato, vuole solo vivere, senza rancore, buttandosi in una corsa in bicicletta.  

Sicilian Ghost story

E così anche un’altra ragazza, la tredicenne Luna (Julia Jedlikowska, giovane attrice forte e determinata, di origine polacca), vede riflessa nel mare quella sua voglia di libertà, di amore e di vita, nel film Sicilian Ghost Story, che è un macigno della coscienza ma anche una storia di fantasmi abili nel riemergere alla luce, seppur incontrando la morte, o quasi, in una Sicilia nera, fantastica ed allo stesso tempo troppo cruenta nella realtà. Allora, la colpa è del mondo che sopprime i bambiniche resistono in questa storia attraverso il sogno: “Se ti sogni una cosa, vuol dire che può esistere”.

Fabio Grassadonia e Antonio Piazza tornano quindi a La Semaine de la Critique inaugurandola quest’anno dopo la vittoria del 2013, con un lungometraggio scritto e diretto da loro il cui soggetto è liberamente ispirato al racconto Un Cavaliere bianco di Marco Mancassola e alla storia di Giuseppe Di Matteo, figlio del “pentito” di mafia Santino Di Matteo che continua a collaborare con la giustizia mentre il figlio resta per 779 giorni e notti in mano ai suoi carcerieri mafiosi sotto il controllo di Giovanni Brusca, prima di essere strangolato e dissolto nell’acido nella notte del 11 gennaio 1996.

Giuseppe (interpretato da Gaetano Fernandez) è il cavaliere immaginario di una storia tra ragazzi che collide assieme ad i piani di realtà e fantasia: è il loro amore che trascina Luna nel buio dove Giuseppe è intrappolato nel bunker delle nostre coscienze, con quella paura di entrare in un’altra dimensione ma in sfida all’omertà e alla complicità attorno a quell’abominio. E’ grazie alla fantasia che resiste nell’amore, che l’incubo restituisce un’umanità di redenzione nella scelta della vita, senza soccombere.

Ancora altri ragazzi sono protagonisti delle storie italiane raccontate a La Quinzaine des Réalisateurs nei film di Carpignano, Di Costanzo e De Paolis. Sempre storie fortemente sociali, che raccontano un’Italia in divenire e che oggi festeggia anche i suoi 71 anni come Repubblica.

Auguri a quest’Italia che emerge dai film come nera e profonda ma che lotta per risorgere in una luce di speranza, attraverso i suoi giovani a cui il cinema dà voce.

A Ciambra – La giovane Italia a Cannes, II parte

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