Gemelli: le due
anime di Ernia

Gemelli: le due anime del rapper Ernia

Intervista ad uno dei più eclettici ed interessanti artisti della scena musicale italiana

di Redazione The Freak

Gemelli: le due
anime di Ernia

Gemelli: le due anime del rapper Ernia

di Redazione The Freak
Gemelli: le due anime di Ernia

Gemelli: le due
anime di Ernia

di Redazione The Freak

Matteo Professione, meglio noto come Ernia, è senza dubbio uno tra i rapper più eclettici ed interessanti della scena musicale attuale. Nel corso della sua carriera ha dimostrato di non essere il classico rapper stereotipato, ma mostra un nuovo volto del rap italiano: si pone a metà strada tra la profondità del c.d. conscious rap e l’arroganza e tipica della scena d’oggi.

Nel giugno 2017 pubblica il suo primo album “Come uccidere un usignolo”, al quale seguirà un secondo capitolo dello stesso album “67”, impreziosito da feat. con Mecna e Guè. Segue la stessa linea nel 2018 con “68”, al quale nel 2019 ha aggiunto ulteriori collaborazioni con grandi interpreti come Nitro e Lazza con “Till the End”. 

Gemelli è l’album giusto al momento giusto. Ernia torna sulla scena musicale con un album in cui si mostra come mai aveva fatto prima. Nel disco, infatti, fa vedere le sue due anime: una egotrip e una introspettiva. In realtà, come lui stesso ha confermato in una recente intervista, in tutti i dischi precedenti era presente un doppio episodio: in Come Uccidere 67 c’è Tradimento e Lei no, il traditore e il tradito, in 68 c’è Tosse e Sigarette, l’inizio e la fine. 

Per ogni lato positivo c’è sempre un lato negativo. Ed è quello che conferma anche nel suo ultimo capolavoro. Un po’ tutte le tracce di Gemelli, infatti, sono speculari e ci sono vari modi per interpretarle: Vivo/Morto dentro, Cigni/Non me ne frega un cazzo

Gemelli è l’album della maturità, personale e artistica, in cui il rapper milanese si mette a nudo, mostra la lotta continua con se stesso e i demoni che si porta dietro da tempo, insegnando a chi lo ascolta a conoscersi un po’ di più, per poi accettarsi per ciò che si è veramente. 

12 tracce, 7 featuring da Tedua, Rkomi e Lazza suoi fedeli compagni di “feat”, a due capisaldi del rap italiano Fabri Fibra e Luchè ed infine i due emergenti Shiva e Madame ed un Ernia inedito danno luogo ad un album coeso, completo e complesso. 

Vivo. “Sono ancora vivo, mi hanno sparato in faccia. Sono ancora vivo, mi hanno strappato il cuore. Sono ancora vivo, mi hanno cambiato il nome”. È così che si apre l’album, con una dichiarazione di rivincita, di riscatto sociale e morale. Ernia vuole dimostrare innanzitutto a sè stesso e poi a chi lo ascolta che è riuscito uscire dal buio, che, nonostante le esperienze negative che ha vissuto, si è rialzato ed è tornato più forte di prima. Fa capire quanto sia stato difficile ottenere quella positività che sembrava solo un’utopia.

Superclassico. È la ballad dell’album. Un brano pop, con un ritornello che ti entra facilmente in testa. A primo ascolto non pensavo fosse Ernia, perchè è un brano totalmente distante da ciò a cui ci ha abituati ad ascoltare. Se infatti nel primo brano ha descritto aspramente gli ostacoli che la vita gli ha posto davanti, nel secondo cambia completamente registro, mostra il suo lato più intimo e introspettivo, la sua anima gemella. Parla dell’amore, lo descrive in tutte le sue fasi, dall’innamoramento ai primi problemi ed infine alla rottura di una coppia, ponendo l’accento sull’importanza che quella relazione ha avuto. Ed è quello che conferma nel ritornello: “Quando ti incontro per strada sembri un derby di coppa Noi siamo superclassico, e riempirei di mazzate quel tuo vecchio ragazzo che è un coglione galattico”. Ernia paragona la tensione che c’è tra lui e la ragazza quando si incontrano a quella che c’è tra due squadre rivali. Il Superclassico è il derby giocato tra le due squadre di Buenos Aires: il River Plate e il Boca Juniors. Con il derby di coppa invece Ernia, grande milanista, si riferisce ai due derby Milan – Inter in Coppa dei Campioni, entrambi vinti dal Milan. Nel secondo periodo della strofa, poi, ammette palesemente la sua gelosia, nonostante sia ormai finita, dimostrando quanto per lui sia stata importante quella storia che non riesce a dimenticare.

Puro Sinaloa. È una traccia tributo a “Puro Bogotà” dei Club Dogo, un brano che ha segnato la storia del rap italiano, pubblicato nel 2007. Ernia fa un omaggio alla storia del rap milanese accompagnato da Rkomi, Lazza e Tedua, unico milanese di adozione, sulla emblematica strumentale di Don Joe. Non mancano riferimenti e omaggi alla Dogo Gang. Senza dubbio il brano più potente dell’album. Esperimento riuscitissimo. 

Morto dentro. Come anticipato all’inizio, è il brano antitetico a Vivo, in cui Ernia ritorna al suo lato più oscuro e drammatico. Per la prima volta in collaborazione con Sick Luke, il rapper milanese descrive un periodo difficile in cui lui stesso si è cagionato una sofferenza come nessun altro potrebbe fare, perchè in fondo l’unica persona che ci conosce davvero e sa farci veramente del male siamo solo noi stessi. “Non sarai tu a colpirmi, non sarai tu a potermi ferire. Per quanto ti possa sforzare, ho già attraversato il buio è solo per causa mia potrò tornarci”.  

Non me ne frega un cazzo. Seconda collaborazione con Fibra, dopo “Lascia un segno” nel 2019, è dai più riconosciuto come il miglior feat. dell’album. È un brano “alla Ernia”, in cui il rapper palesa, com’è intuibile dal titolo, il totale disinteresse al parere altrui in modo crudo e diretto. Nel ritornello riprende il flow e la struttura del ritornello di CVDM di Fabri,  che alla fine di ogni frase riportava il titolo della canzone “cazzo vuoi da me”, ciò che fa anche il rapper milanese con “Non me ne frega un cazzo”. Fibra non ne sbaglia una.

Ferma a guardare. In questo brano Ernia si ricollega a Superclassico descrivendo il lato negativo dell’amore, ma dal punto di vista femminile. Le rime iniziali richiamano Tradimento, brano di 68, in cui Ernia si descrive come un’anima incapace di restare legata ad una sola persona. 

MeryXSempre. In collaborazione con un un sorprendente Shiva, che si inserisce perfettamente in un brano così consciuous, Ernia parla di questo brano come il migliore dell’album. È un pezzo che fa da ponte tra il presente e il passato. Con MeryXSempre, infatti, il rapper milanese ricorda la sua adolescenza, facendo un ulteriore chiaro omaggio alla Dogo gang: “Viali infiniti in sfondo, Club Dogo in sottofondo”, che si collega a Puro Sinaloa. 

U2. È il brano che meglio descrive l’anima che Ernia ci ha sempre abituati a vedere, il suo lato più arrogante ed egocentrico. U2 è infatti fortemente autocelebrativo, in cui il rapper di Bonola, con un linguaggio tagliente, dichiara di esser diverso da tutti i rapper che ci sono in giro. Un bell’esercizio di stile.

Pensavo di ucciderti. Il secondo feat. con uno dei rapper più longevi ed apprezzati della scena Luchè. Insieme per la prima volta, intonano un brano che parla di amicizie finite male: Ernia sembra far riferimento all’amico che ci provó con la sua ex, richiamando Lei no (il Tradito), mentre Luchè molto probabilmente parla di Ntó del duo Co’ Sang scioltosi nel 2012. Brano duro non solo nelle tematiche, ma anche nelle sonorità. 

Cigni. Nulla è come sembra”. Una frase che riassume perfettamente il messaggio che Ernia vuole trasmettere: la differenza tra l’apparenza e la realtà: “A volte non sono dei sorrisi, son ghigni, anche se son belli sai quanto soffrono i cigni”. Il rapper si riferisce alla leggenda secondo cui i cigni, se privati del loro partner, si lasciano morire per il troppo dolore. La bellezza esteriore non fa di un cigno, così come di una persona, un essere perfetto. Ognuno di noi infatti, indipendentemente da ciò che mostra agli altri, ha una fragilità che tiene nascosta. 

Fuoriluogo. Brano scritto a quattro mani con una promettente Madame, personalmente credo sia la collaborazione meglio riuscita. Se in U2 la diversità di Ernia era motivo di autocelebrazione, in questo brano è invece motivo di inadeguatezza, come si intuisce dal titolo. Con una penna delicata e con un linguaggio semplice ma efficace, Ernia descrive cosa significhi per lui sentirsi diverso dagli altri, non a proprio agio ed essere quasi costretti ad indossare una maschera per non farlo trasparire. Tematica ricorrente nelle canzoni del rapper come in Certi giorni o Paranoia mia. 

Bugie. Ernia non si limita a parlare delle falsità dette e fatte, ma sopratutto della finzione che alberga nella scena rap. In una recente intervista a Esse Magazine, infatti, ha parlato esplicitamente di “fake rapper”, cioè di rapper della classe media che nelle loro canzoni parlano come se fossero rapper di strada, per far vedere agli altri della classe media come sia la vita di strada. Com’è solito dirsi, finché non vivi certe esperienze non puoi capirle ed è proprio quello che sostiene Ernia, in quanto non vede in questi fake rapper il sentimento di rivalsa che hanno spinto lui e ad altri ad uscire da quel tipo di vita. 

di Ilaria Rampino

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