Gazzelle – Punk: se stavamo male pure prima, pensate ora

di Federico De Giorgi

Gazzelle – Punk: se stavamo male pure prima, pensate ora

di Federico De Giorgi

Gazzelle – Punk: se stavamo male pure prima, pensate ora

di Federico De Giorgi

Se stavate male pure prima, evitate di ascoltare il nuovo album di Gazzelle.

Anzi no, ascoltatelo e struggetevi più che potete perché l’ultimo lavoro del ventinovenne cantautore romano è la migliore catarsi che possiate desiderare se qualcuno vi ha spezzato il cuore.

Punk è un album emotivo e tormentato, “spudorato” (come lo ha definito lui stesso) e di una sincerità disarmante.

Di che cosa parla? Naturalmente di amori finiti, sogni infranti, contraddizioni e rimorsi.

30 minuti totali che vanno ascoltati così, tutti d’un fiato, d’altronde i brani sono così evidentemente collegati tra loro che non potrebbe essere altrimenti: si pensi ai tre singoli che hanno anticipato l’uscita del disco. Andando in ordine cronologico, “Stiamo bene anche soli” (Tutta la vita), “E infondo sotto sotto sotto sto bene…sotto sotto sotto stai bene pure te” (Sopra) “Ma in fin dei conti sto bene, puoi dormire tranquilla” (Scintille).

Punk è un continuo e disperato tentativo di autoconvincersi che è stato un bene che sia andata a finire così (male), quasi come se a forza di ripetere una cosa quella possa diventare vera.

Ma noi ti conosciamo bene caro Flavio e il tuo grido d’aiuto non è passato inosservato. Non stai bene ed è evidente, sfogati pure con noi (ricordiamo che al momento della pubblicazione del suo nuovo lavoro i suoi post sui social recitavano “PUNK è vostro…come me”).

Punk è l’album dei bilanci, dei tormenti che accompagnano il passato e del raggiungimento di una ipotetica felicità futura.

Da un punto di vista musicale Flavio ha sperimentato molto, abbandonando parzialmente i suoni elettronici di Superbattito e privilegiando chitarre, violini e pianoforti.

Quale preferiamo tra i due? Difficile da dire, forse è ancora presto per tracciare un bilancio così netto; d’altronde si sa, Gazzelle piace sempre più ascolto dopo ascolto, serve del tempo per digerirlo.

Volendoci sbilanciare Superbattito potrebbe essere comunque un gradino sopra: sarà che il primo disco rimane sempre più impresso, sarà che Non sei tu e Nmrpm, sarà che Meltinpot e Quella te, e poi te lo ricordi lo zucchero filato?

Ma perché Punk?

Recentemente in un’intervista a spettakolo.it l’ex compagno di classe di Tony Effe e Dark Wayne (si, proprio loro) ha dichiarato:

Per me quella parola è diventata un sapore, una sensazione che va oltre a tutto l’immaginario e la storia che porta con sè. Anche nella canzone la associo ad un sapore, ad un sapore di passato, di fantasia, di creatività, di sregolatezza, di libertà. Per me la parola “punk” ha quel tipo di accezione lì. Ovviamente è anche un po’ provocatoria, però è una parola che per me significa un altro approccio alle cose, un approccio diverso di fare musica, di scrivere le canzoni, di fare questo mestiere in generale e volevo che si capisse. E’ un titolo manifesto che mi serviva in questo momento. Poi nella canzone si capisce che è un sapore che io do a questa ragazza, dandole un immaginario quasi adolescenziale che mi riporta ai tempi del liceo, un posto felice dove andare a ricordare”.

La nostra top 3

3 “Sbatti

Il primo gradino del podio va a Sbatti, uno dei pezzi che probabilmente più ricorda il Gazzelle di Superbattito.

Sbatti si fa apprezzare in particolare per il bellissimo sound della base che fa molto anni ’80 e per alcuni passaggi del testo (“Attacchi prima tu? O attacco prima io? Che poi alla fine mi ci attacco solo io”, ma anche “E io sto ancora collaudando un piano per non starti accanto, mentre la vita mi scombussola ogni punto fermo, ogni punto saldo”) che sembrano mostrarci un Flavio che ripercorre i punti salienti della sua passata relazione, il senso di smarrimento che provava all’inizio di essa e i dubbi che ha portato con sé per tutta la durata.

Peccato che sia già tutto finito, ma vabbè: “contro la nostalgia mangeremo una torta di mele”.

2 “smpp

Il secondo posto va al primo pezzo dell’album, smpp (acronimo di stavi male pure prima), una vera e propria perla nonché uno dei migliori brani realizzati in assoluto da Flavio Pardini.

Stavi male pure prima, pure prima di star male”, “Stavi male pure prima, pure prima di me” si apre e si chiude la canzone. Una storia d’amore andata male, che ha lasciato inevitabili strascichi su tutti e due e che probabilmente è stata chiusa proprio da lui, il quale è tuttavia consapevole di far star male la sua ex amata.
Ma siamo così sicuri che lasciare una persona non possa far star male quanto -se non più che- essere lasciati? “Ti amo sai è tutto quello che non dico mai” “Mi manchi già è tutto quello che non dico mai”: rimorso e pentimento della scelta fatta o normale emotività post rottura che solo il tempo saprà lenire? Mi piace pensare che sia la seconda, ma ad ognuno la propria interpretazione. Nel frattempo togliete il telefono a Flavio quando si ubriaca perché temiamo che possa far danno, si sa come vanno certe cose.

1 “Coprimi le spalle

Miglior pezzo dell’album per distacco.

Coprimi le spalle è la traccia di chiusura di Punk e state sicuri che la scelta è tutt’altro che casuale: il cantautore romano ha infatti recentemente dichiarato che questo testo era stato scritto e accantonato nel cassetto da 6-7 anni (infatti nel ritornello: “E che ho scoperto che le cose belle appassiscono, e che i sogni dentro ai cassetti marciscono”) e che altro non è che un invito a stargli accanto (“Coprimi le spalle che fuori fa freddo”).

A colpire è inevitabilmente la frase che conclude il ritornello: “E che se fuori piove io dentro nevico”, immagine di una violenza emotiva devastante.

Ad ognuno il proprio modo di intenderla, per quanto mi riguarda mi piace immaginarla come espressione di quella classica situazione per cui, per quanto a volte si possa star male e si cerchi di darlo a vedere il meno possibile all’esterno, la gente comunque se ne accorge, tuttavia senza essere mai in grado di capirlo appieno. Solo noi possiamo farlo e questo ci fa sentire soli e “al freddo”.

VOTO COMPLESSIVO: 7,5

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