Marine Le Pen ha veramente perso?

La vittoria di Macron mette la Francia al riparo da una possibile instabilità politica?

di Cristina de Palma

Marine Le Pen ha veramente perso?

Francia, Marine Le Pen ha veramente perso?

di Cristina de Palma

Marine Le Pen ha veramente perso?

Francia, Marine Le Pen ha veramente perso?

La vittoria di Macron mette la Francia al riparo da una possibile instabilità politica?

di Cristina de Palma

Sconfitta? No, questa è una forma di speranza. L’aspirazione al cambiamento non può essere ignorata. Con oltre il 43% dei voti, il risultato di questa sera è di per sé stesso una eclatante vittoria”. Queste le parole di Marine Le Pen nel suo discorso dopo il voto che ha riconfermato Emmanuel Macron all’Eliseo. 

Come annunciato anche dai sondaggi di questi giorni, il leader de “La République en marche” è stato eletto Presidente per la seconda volta consecutiva. Era successo solo con Mitterand nel 1988 e Chirac nel 2002. Alla chiusura dei seggi, alle 20h, sono arrivati i primi exit poll: 57,6% per il candidato del fronte Repubblicano contro il 44% della Le Pen. 

Numeri poi corretti dopo lo spoglio ultimato in tarda serata. Macron vincente con il 58,54% delle preferenze, Le Pen ferma al 41,46%.

Come leggere questo risultato?

Malgrado la vittoria, Macron ha perso terreno e consensi. È lontano il 66,10% del 2017 quando i francesi, per paura dell’avanzare dell’estrema destra, hanno votato in massa per il giovane candidato liberale, progressista ed europeista. Questa volta, malgrado l’appoggio elettorale di Anne Hidalgo, Yannick Jadot e Valérie Pécresse, il presidente uscente ha visto la sua quota elettorale abbassarsi di ben 7,5 punti rispetto al precedente duello di 5 anni fa, perdendo quasi 2 milioni di voti. Ed è alto anche il livello di astensionismo che sfiora il 28%, con oltre 13 milioni di francesi che non sono andati a votare.

Fautori di questa caduta politica, come già scritto, le varie difficoltà economiche che la Francia ha dovuto affrontare in questi anni. Prima la rivolta dei gilet gialli, poi il Covid con le sue infinite restrizioni ed infine la guerra in Ucraina. Non proprio partite facili da vincere, soprattutto quando hai un elettorato molto attento alle proprie tasche e che non ha paura di scendere in piazza per protestare contro il governo, come è avvenuto ieri sera a Parigi e a Lione.

Ma il vero dato è stato il 41% di Marine Le Pen. Malgrado la scommessa persa per la seconda volta consecutiva, la leader del “Rassemblement National” è riuscita a ringiovanire il suo elettorato, portando l’estrema destra francese ad un livello mai così alto dal 1958, inizio della Quinta Repubblica. 

Se nel 2017, solo il 33,9% dei francesi l’aveva votata al secondo turno, oggi il suo carisma ha conquistato oltre 13 milioni di elettori, soprattutto tra i giovani, la classe operaia e gli impiegati. A differenza di Macron che ha più sostenitori tra gli anziani e i dirigenti, secondo Ipsos Francia.

La partita politica è quindi conclusa? Sembrerebbe di no, perché ora si apre una nuova sfida per Macron, ben più importante: le elezioni legislative di giugno prossimo. Elezioni che potrebbero influire notevolmente sul suo nuovo mandato.

In questi cinque anni, Emmanuel Macron ha tentato di riformare in profondità la macchina dello Stato, il mercato del lavoro, il sistema pensionistico, la scuola, rilanciando la competitività perduta di un Paese afflitto da una crescita bassa ed una spesa pubblica a livelli insostenibili. Ora, con altri cinque anni davanti a lui, tutte queste riforme potrebbero essere attuate o consolidate. 

Ma per farlo ha bisogno di una maggioranza assoluta e queste elezioni rischiano di essere un tasto dolente per il suo partito. 

Non è un caso che sia Mélenchon (arrivato terzo al primo turno) che Marine Le Pen e Eric Zemmour, durante il loro discorso post risultato, abbiano chiamato i propri elettori ad una coesione totale contro il Presidente in carica.  Mélenchon perché vuole diventare primo ministro. Sono infatti diversi giorni che il leader de “La France Insoumise” ribadisce ai media che vuole ritrovarsi a capo di un movimento di opposizione di sinistra, proprio in vista di un ruolo politico più significativo. 

Le Pen e Zemmour invece per cavalcare questo risultato elettorale considerato “storico”, che potrebbe portare nuovamente l’estrema destra in Parlamento e dare del filo da torcere a Macron. 

Come funzionano le elezioni legislative in Francia?

Dall’istituzione del quinquennio nel 2002, la designazione dei 577 deputati dell’Assemblea Nazionale arriva subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. I contendenti alla funzione hanno tempo fino al 20 maggio per formalizzare la propria candidatura in prefettura. La campagna ufficiale inizierà quindi il 30 maggio e il primo e il secondo turno delle elezioni si terranno rispettivamente il 12 e il 19 giugno. 

Il mandato legislativo dei deputati ha una durata di 5 anni, come quella del presidente della Repubblica. Vengono eletti con un sistema maggioritario a doppio turno: i candidati dei 577 collegi uninominali, possono aggiudicarsi il seggio ottenendo la maggioranza assoluta dei voti, che deve essere rappresentata dai voti di almeno un quarto degli iscritti. Se ciò non avviene, si procede al secondo turno, da effettuarsi, una settimana dopo.

Al secondo turno passano solo i rappresentanti che sono stati votati da più del 12,5% degli elettori iscritti. Basta quindi una maggioranza relativa per conquistare il seggio.

Questo sistema ha ricevuto parecchie critiche, in quanto non garantisce che un partito che si aggiudica una grande quantità di voti a livello nazionale, sia rappresentato in modo proporzionale all’interno dell’Assemblea. Questo perché per ottenere la rappresentanza è necessario vincere il seggio. Le procedure vigenti agevolano l’elezione dei deputati che rappresentano i grandi partiti o coalizioni. Per questo motivo, si potrebbero avere delle sorprese tra qualche mese. 

Nel 2017, La République en Marche aveva ottenuto la maggioranza assoluta alla camera bassa, con 308 seggi. Al termine del quinquennio, il gruppo conta solo 267 deputati. In passato, la vittoria del presidente ha quasi sempre avuto un effetto trainante sulla nuova Assemblea, ma non è detto che questa volta gli elettori dei partiti sconfitti decidano di dare un assegno in bianco a Macron, anzi si prospetta proprio il contrario.

Perché gli elettori insoddisfatti di sinistra che non hanno potuto votare al secondo turno per il loro leader Mélenchon, e che non si sentono rappresentati da Macron, questa volta vogliono far sentire la propria voce. Stesso discorso per i votanti di estrema destra che potrebbero permettere al partito di Marine Le Pen di entrare in Assemblea con una consistente pattuglia. Cosa che non era avvenuta cinque anni fa, quando entrarono in Parlamento solo 8 deputati dell’allora “Front National”, malgrado il secondo posto alle presidenziali.

In sostanza, saranno mesi difficili per Macron perché a giugno la Francia potrebbe avere un governo di grandi coalizioni, ma anche un’instabilità politica fatta di vecchi rancori e tanta voglia di rivincita. La battaglia del terzo turno è appena iniziata, e Macron sa che dovrà rimboccarsi le maniche e conquistare ogni singolo francese. 

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