Finisce la corsa dell’inafferrabile Cesare Battisti

di Giovanni Sofia

Finisce la corsa dell’inafferrabile Cesare Battisti

di Giovanni Sofia

Finisce la corsa dell’inafferrabile Cesare Battisti

di Giovanni Sofia

Arrestato in Bolivia l’ex terrorista rosso, condannato all’ergastolo per quattro omicidi

«Ma un bravo poliziotto che sa fare il suo mestiere sa che ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere». Chissà se Cesare Battisti durante i suoi 37 anni di latitanza si sia mai ritrovato, auricolari all’orecchio, ad ascoltare questo brano di Francesco De Gregori. Il dubbio resta, mentre l’ex terrorista rosso scende dalla scaletta dell’aeroplano che lo ha riportato in Italia: lo aspettano i due ergastoli a cui, in contumacia, era stato condannato, oltre al ministro dell’Interno Matteo Salvini e al Guardasigilli Alfonso Bonafede. Tradito da un accesso ai social, o almeno così sembrerebbe trapelare da alcune indiscrezioni, proprio come il Sante Pollastri del cantautore romano, preoccupato, al momento dell’arresto, «di aspettare l’arrivo dell’amico campione».

Il giro del mondo fa capolinea in Bolivia, a Santa Cruz de La Sierra, dove Battisti sta tranquillamente passeggiando, quando gli agenti gli piazzano ai polsi le manette. E’ il vento del cambiamento ad averlo trascinato lì. In Brasile, Jair Bolsonaro ha preso il posto di Lula e per il terrorista lo spettro dell’estradizione si è fatto sempre più concreto, fino a trasformarsi in realtà. Bottino grosso, frutto di un’operazione congiunta tra le forze dell’ordine locali e italiane, “regalo” promesso dal neo presidente già in campagna elettorale.

Il nastro riavvolto racconta di una storia lunga, iniziata con la fuga dal carcere di Frosinone: era il 1981 e a Battisti, in primo grado, erano stati inflitti 12 anni per banda armata. Poi un’evasione da colossal hollywoodiano, con sette complici vestiti da carabinieri e nessun colpo di pistola esploso.

Tra le file dei Pac (proletari armati per il comunismo), Cesare Battisti era stato protagonista di quattro omicidi: due compiuti in prima persona, gli altri in concorso. Vittime il maresciallo Antonio Santoro, il gioielliere Pierluigi Torreggiani, il commerciante missino Lino Sabbadin e l’agente della Digos Andrea Campagna. Dietro i crimini efferati, in un’Italia devastata dal terrorismo rosso e nero, il filo conduttore della lotta politica.

Non erano bastate, tuttavia, le sentenze per consegnarlo alla giustizia e, valicato il confine, Battisti aveva ricevuto dalla Francia di Francois Mitterrand protezione e asilo. Reinventatosi scrittore, fu costretto dall’avvento di Jacques Chirac a un nuovo spostamento. A Copacabana, il 18 marzo 2007, venne catturato, salvo poi ottenere lo status di rifugiato politico nel 2009. Tra passaporti falsi, regimi di semilibertà, malattie, grazie negate, la vicenda si trascina stancamente fino ad oggi, con l’attualità a sostituire il passato e l’estradizione a scrivere la parola fine. D’altronde, De Gregori insegna: «Al proprio destino nessuno gli sfugge», evidentemente nemmeno Battisti.

 

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