FESTA DEL CINEMA DI ROMA – FILM GENERAZIONALI E SULLA VERITÀ

di Alessandra Carrillo

FESTA DEL CINEMA DI ROMA – FILM GENERAZIONALI E SULLA VERITÀ

di Alessandra Carrillo

FESTA DEL CINEMA DI ROMA – FILM GENERAZIONALI E SULLA VERITÀ

di Alessandra Carrillo

Festa del Cinema di Roma: film generazionali e che raccontano la verità

Alla 11a Festa del Cinema di Roma quest’anno non è mancato nulla: star internazionali del calibro di Tom Hanks e Meryl Streep, Oliver Stone e Viggo Mortensen, i nostri Bertolucci e Benigni si sono presentati al grande pubblico dell’Auditorium che quest’anno è cresciuto ulteriormente rispetto alle altre edizioni. Ed i film non sono stati da meno: tra tutti ha trionfato “Captain Fantastic”, proprio con i voti del pubblico e con un Viggo Mortensen padre fuori dal comune di sei figli che educa a vivere nella foresta americana prima di essere scaraventati nel mondo esterno – un viaggio sul senso di essere genitori, tanto importante da essere stato anche inserito nel programma di “Alice nella Città”, la sezione autonoma e parallela attenta ai temi legati alle giovani generazioni.

Festa del cinema di Roma
In sala con Meryl Streep

Nel rapporto di generazioni rientra anche il confronto con la propria sessualità visto in “Moonlight” e in 3 Generations: Una famiglia quasi perfetta”, un film – della sezione “Alice nella Città” -, quest’ultimo, dove il destino, accartocciato, si muove sui sedili posteriori di un’auto mentre un urlo straziante attraversa le ossa, alla ricerca di una autenticità da trovare nel proprio corpo (una bravissima Elle Fanning interpreta Ray, accompagnata/o da Naomi Watts e Susan Sarandon in quest’incrocio di generazioni alla ricerca di un’identità sessuale).

Tanti i film sui rapporti familiari, dal bellissimo “Noces” film belga-pakistano tra contrasti familiari e culturali di cui diremo a parte, a “Manchester by the Sea”: un incrocio di rapporti inter-familiari che fa vedere come la vita scorre dopo la morte, una ventata fredda che arriva con la musica ed i gabbiani, la tazza rossa di un giovane che vuole vivere ed i silenzi e gli abbracci con chi la vita non la sente più dentro e la sconvolgente verità di Casey Affleck, in un’ottima interpretazione.

Il rincorrersi tra la vita e morte, tra lacrime e sorrisi, tra una colazione fatta con pretzel e gelato e quella dell’ospedale, il bisogno degli altri nella dolcezza di una carezza e nelle parole sussurrate, sono protagonisti del film diretto e interpretato da John Krasinski assieme ai bravi genitori anziani Richard Jenkins e Margo Martindale, i “The Hollars”.

Un viaggio a diverse età, in rapporti tra genitori/figli, mariti/mogli, fratelli e sorelle, fidanzati, sconosciuti e controllori su di un treno che non si ferma lungo due ore e mezza, un unico piano sequenza che rincorre e scambia le vite e le storie tra i vagoni ed i compartimenti come se seguissero l’otto capovolto, simbolo dell’infinito: è Immortality”, il primo lungometraggio del regista iraniano Mehdi Fard Ghaderi, che rende immortali gli occhi, la pelle, il profumo ed i pensieri, confondendo mesi e ripercorrendo un percorso di ricordi, fin quasi al capolinea.

Un viaggio lontano invece quello di Saroo Brierley, che persosi tra ferrovie e le strade di Calcutta finisce per essere adottato in Australia, per andare poi alla ricerca delle sue origini. Sunny Pawar e Dev Patel interpretano la storia di questo bimbo poi cresciuto e finalmente “Lion”, in una storia vera che racconta di oltre 80.000 bambini che ogni anno si perdono in India e commuove nel percorrere con loro la strada verso casa.

Molti altri i film che si sono rifatti a storie vere, a partire da “Snowden” il film di Oliver Stone che racconta nei particolari l’uscita di Edward Snowden dalla National Security Agency americana e le sue confessioni che aprono a riflessioni sul livello di sorveglianza a cui ci sottoponiamo oggigiorno in un cyber Grande Fratello.

Si passa poi alla storia in “Denial” di Deborah Esther Lipstadt (interpretata magistralmente dal premio Oscar Rachel Weisz), autrice americana del libro Denying the Holocaust che contrasta il negazionista professor Irving nella sua battaglia legale per provare l’esistenza dell’Olocausto: evidente anche lo scontro sottile rispetto ai sistemi legali tra l’americana ed il suo team di avvocati inglesi che la porterà a comprendere l’importanza del silenzio e dell’abnegazione, nella difficoltà di passare la propria coscienza a qualcun altro.

C’era poi fuori selezione ufficiale anche Genius”, con gli ottimi Jude Law nei panni dello scrittore Thomas Wolfe e Colin Firth, il suo scopritore che nella realtà era il book editor di Scribner, Max Perkins, talent scout anche di Ernest Hemingway e F. Scott Fitzgerald, tra gli altri. Un film che fa innamorare delle parole che escono dalla penna senza regole e fa scoprire un personaggio dal cuore di Calibano e dalla forma sgraziata di un gorilla con l’anima dai colori di un dark blues, in un jazz di ritmi oscuri e forte potenza di vita, lungo lo scorrere di un fiume che torna a suo padre.

Festa del cinema di Roma
Attori e DOP del film Powidoki

Altra storia vera americana è quella di Florence Foster Jenkins”, ereditiera newyorkese del secolo scorso con la passione per la lirica e poca voce a sostenerla con Meryl Streep a presenziare al film, accolta con emozione da un vasto pubblico di fan che conoscono bene invece le sue doti vocali, tenute nascoste per interpretare Florence, vicino ad un marito (Hugh Grant) che per tutta la vita le ha tenuto nascosto la dura verità: la gente rideva di lei, e la considerava una delle peggiori cantanti mai esistite. Ma la potenza di una passione forte per la musica risplende negli occhi di Florence/Meryl, nonostante tutto.

Chiude tra le storie vere, uno scorcio di vita europea nel dopoguerra di una Polonia sovietica: Powidoki/Afterimage”. All’accademia di Belle Arti di Łódź con lo smantellamento delle opere d’arte della sala neoplastica, si digrega il sapore artistico lontano dalla politica, quell’arte che deve essere una scoperta per l’uomo: un pianoforte dai tasti scuri, un cappotto rosso per un lutto sofferto, un piatto leccato di disperazione e dignità, una vetrina spettrale di manichini monchi. E’ la vita dell’amante delle forme, il professor Władysław Strzemiński (interpretato dalla superstar polacca Bogusław Linda), simbolo avant-guarde che lotta per la sua integrità ai tempi del potere sovietico. E’ anche il testamento del suo regista, Andrzej Wajda, morto qualche giorno prima di volare nella Città Eterna per incontrare il pubblico romano.

To be continued…

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