ESCLUSIVO: Il Silenzio dell’Onda. Gianrico Carofiglio ci racconta del silenzio, delle onde, della vita.

di Adriana Bonomo

ESCLUSIVO: Il Silenzio dell’Onda. Gianrico Carofiglio ci racconta del silenzio, delle onde, della vita.

di Adriana Bonomo

ESCLUSIVO: Il Silenzio dell’Onda. Gianrico Carofiglio ci racconta del silenzio, delle onde, della vita.

di Adriana Bonomo

 

Il campanello suonò, la porta si aprì poco dopo e il dottore lo fece entrare. Come al solito, percorsero in silenzio il corridoio, fra gli scaffali pieni di libri, arrivarono nello studio e presero posto. Roberto davanti alla scrivania, l’altro dietro. “E allora, oggi come va?”

Sulla poltrona dello psichiatra inizia la storia che, attraverso gli occhi di Roberto, vi porterò  in un mondo in cui il confine tra ricordi e sogni, tra realtà  e pensieri, appare appannato dal tempo e dalle paure.

Roberto scopre se stesso, riscopre la sua vita, mette insieme i tasselli di un passato turbolento. Più nitidi diventano pensieri e ricordi, e più prende forma anche lo spazio e il tempo intorno a lui. Da una vita che gravita attorno a due appuntamenti con il dottore, lunedì- e giovedì- a una passeggiata per le vie di Roma, perdendosi nei suoi suoni e odori. Come una progressiva messa a fuoco.
Un romanzo che ricorda Zeno ma che non si risolve nel romanzo psicologico del ‘900. Le sfumature noir conducono il lettore negli intrecci avventurosi della vita sotto copertura nei ROS, tra droga e corruzione, tra finzione e sentimenti attraverso un’identità  costruita, più vissuta della vita vera. E sarà  proprio questa vita a condurre Roberto sull’orlo del precipizio.

Dalla distruzione del tempo, alla lenta ricostruzione di un ordine materiale e temporale.Roberto ricostruisce la sua mémoire involontaire, quei ricordi lontani, apparentemente persi per sempre, che, debitori dei soli sensi, riaffiorano nella casualità  degli attimi.

Ritorna al tempo in cui, con il padre, affrontava le onde dell’oceano sulla tavola da surf. E, curiosi, chiediamo a Carofiglio che rapporto abbia con le onde.

«Sono affascinato dal surf, potrei guardarlo per ore. Ho provato il bodysurf e so cosa significa essere presi e portati dall’onda. Per scrivere il libro ho anche molto studiato le questioni tecniche di questi sport da tavola.»

Lei scrive “Un conto è aspettare l’onda, un conto è alzarsi sulla tavola quando arriva”. L’onda come metafora della vita forse.

«Non saprei dare una risposta. Raramente un autore è in grado di decifrare le ragioni per cui ha scelto una metafora, una storia o un personaggio. Le ragioni di regola sono nascoste nelle pieghe della scrittura e tocca al lettore scoprirle.»

Roberto sembra alla ricerca  della medesima sensazione che provava quando, surfando, stava sulla cresta dell’onda: “un’armonia perfetta, in equilibrio fra il mare e il cielo, equidistante tra questi opposti”.Chiediamo allora di svelarci il segreto, quale sia l’armonia perfetta, l’equilibrio, nella vita.

«Quella che nasce dalla consapevolezza della provvisorietà  di tutti gli equilibri e, appunto, di tutte le armonie.»

Un libro ossimorico, le cui contraddizioni e i delicati equilibri non sono mere figure retoriche ma tradiscono profonde verità. E forse non è un caso che il dottore accenni a che “i paradossi aiutano a capire la realtà  e a risolverne i problemi”.

Ai ricordi di Roberto, a capitoli alterni, si intrecciano i sogni di Giacomo. Un bambino introverso e taciturno che vive la sua vita sul doppio e inseparabile binario del sogno e della realtà  e che, nell’affrontare i piccoli grandi problemi quotidiani – problemi frutto di in un romanzo realista che non perde il contatto con l’attuale realtà  sociale – conoscerà  Roberto.

Si delinea così il gioco del lettore nello scoprire da un lato il senso dell’ostilità  e dei silenzi del paziente, dall’altro l’interpretazione del sogno di un bambino. In entrambe le storie il lettore si immerge e si riscopre. Lo stesso Carofiglio confessa che molto c’è di lui nei due protagonisti.

Durante la lettura si è avvolti da “un senso irreale di calma e di controllo” che permane anche dinanzi alle immagini più crude, ma che viene a mancare “come un senso di vertigine” dinanzi a domande apparentemente semplici ma in grado di porre tanto Roberto, quanto il lettore stesso sull’oro dello “smottamento insopportabile”. La paura, l’instabilità  sembra coglierci nei momenti apparentemente più placidi e silenziosi. Il silenzio dei momenti di solitudine. il silenzio delle riflessioni più delicate.

“Il silenzio delle onde, lo stesso di quello dei sogni” dice Lei. Ci chiediamo perché.

«Perchè manca qualcosa. Il silenzio è (anche) la metafora di qualche assenza.»

Ma non solo. Il silenzio non è solo mancanza di qualcosa. Anzi.

«Il silenzio non ha un significato univoco. è anche la cornice delle parole ben dette; della musica ascoltata con consapevolezza.»

E allora cosa è il sogno per Carofiglio?

«Il sogno a occhi aperti (molto di più di quello che si fa di notte) è stato ed è la costante di tutta la mia vita.»

Carofiglio fa un uso sapiente e delicato delle parole. Parole che fanno assaporare i momenti con i sensi: un’esperienza che ricorda le gout du morceau de madeleine di Marcel Proust.  Stile curato nei particolari, lessico tecnico, linguaggio retorico. Una narrazione senz’altro di uno scrittore non alle prime armi. Ma il flusso avvolgente della vita dei due protagonisti dà  la sensazione di vivere nel libro di uno scrittore alla sua prima Opera Prima.

Sembra un romanzo scritto di getto, tutto d’un fiato, senza un apparato narrativo predeterminato. Come una penna che traccia i contorni della storia man mano che il lettore si nutre delle parole. Vero? In parte. Carofiglio ci rivela che, quando si appresta a scrivere innanzi a un foglio bianco.

«Ho in mente la situazione di avvio, un’idea dei due o tre personaggi principali e il finale. Il resto viene nella scrittura.»

E alla domanda su quando e dove nasca il silenzio dell’onda, Carofiglio risponde:

«Penso a questo romanzo da  diversi anni ma ho cominciato a scriverlo a gennaio di quest’anno. Ho finito ad agosto.»

Chiediamo se l’ispirazione sia sopravvenuta in un particolare momento e luogo.

«Non ne ho la più pallida idea. Nel senso che non me lo ricordo. Si è insinuata nella mia testa anni fa, di soppiatto, senza che me ne accorgessi.»

Un libro tanto spontaneo quanto maturo. Una storia che di tanto sembra debitrice al romanzo psicologico del ‘900 e al noir italiano, ma che l’autore definisce, più propriamente, come un “Romanzo di formazione”: una storia autobiografica in cui ci si tuffa nell’intimità dei protagonisti per scoprire tanto di loro, ma forse anche tanto di noi. Un romanzo intimo e pedagogico in cui immergersi perdendo il senso della realtà , lasciando tradire al lettore emozioni che è difficile nascondere.

 

Il silenzio dell’onda

 

Il silenzio dell’onda

Editore: Rizzoli (2011)

Collana: La Scala

Pagine:  300



 

 

 

 

 

 

 

 

 

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