Il prossimo 26 gennaio ci saranno, finalmente, le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. “Finalmente” perché si parla e discute di questa consultazione elettorale almeno dallo scorso settembre, quando vide la luce il governo giallorosso.
Sostenitori del governo Conte bis, scegliete con cura un santo patrono e fatevelo più amico possibile. Si potrebbe sostenere che le vicende di domenica non avranno alcuna rilevanza, che l’esecutivo continuerà la propria corsa senza intoppi. Potremmo farlo ed anche con argomenti abbastanza convincenti: il sistema elettorale è totalmente diverso, al centro del dibattito sono poste tematiche locali…. Tuttavia, non prendiamoci in giro.
In queste elezioni, infatti, la sopravvivenza dell’esecutivo è fortemente al rischio. Una vittoria della destra in Calabria ed in Emilia-Romagna porrebbe a nudo la mancanza cronica di consenso nel paese al Governo. In Calabria tale esito è altamente probabile; in Emilia-Romagna si soffrirà tremendamente. Ciò può certamente essere spiegato con la grande fortuna elettorale di cui gode attualmente la destra in questo momento storico, ma c’è dell’altro. Il Partito Democratico ed il Movimento Cinque Stelle non si presenteranno nella medesima coalizione. Una scelta miope che rafforza la tesi che questo governo, fuori dalle stanze romane, non esista. Un errore grave che, soprattutto in Emilia-Romagna, potrebbe portare a conseguenze rilevanti.
Andiamo più nel dettaglio. In Calabria, come anche in Emilia-Romagna, il candidato uscente, Mario Oliverio, è di centrosinistra. Dai sondaggi non sembrano esserci dubbi: la destra risulterà vincitrice con un ampio margine di distacco. Il nome proposto dalla destra è quello di Jole Santelli, deputata cosentina di Forza Italia. La sua candidatura è stata oggetto di numerose discussioni: era infatti previsto che si candidasse Mario Occhiuto ma su di lui la Lega ha posto il veto. Il suo programma si incentra sulla riduzione dei tempi della sanità, sull’economia circolare e sulla promozione del turismo. Per il centrosinistra, invece, si presenta l’imprenditore Filippo Callipo. È stato Presidente di Confindustria in Calabria ed è molto attivo nella lotta alla criminalità organizzata. In campagna elettorale ha affermato che le sue priorità sono la diminuzione del tasso di disoccupazione, gli investimenti nella cultura ed il potenziamento delle infrastrutture. Infine, vi è Francesco Aiello, candidato del Movimento Cinque Stelle. È un professore universitario di Economia Politica e molto indietro nelle indicazioni di voto: alle politiche di 2 anni fa il Movimento Cinque Stelle prese oltre il 40%, ora vi è il fondato rischio di non superare la soglia di sbarramento dell’8%. Con ciò si spiegano le titubanze dei vertici del Movimento circa il presentarsi o meno alla contesa elettorale. Come si sa, alla fine si è espresso Rousseau e ciò ha posto fine a qualsiasi discussione, ammesso e non concesso che sia mai iniziata. Per la prima volta infatti a sostegno dei grillini vi sarà una lista civica (Calabria Civica).
Per quanto riguarda invece l’Emilia, si può iniziare col dire che essa, senza ombra di dubbio, abbia avuto maggiore spazio nei media nazionali. La situazione è un” too close to call”: il candidato di centrosinistra, Stefano Bonaccini, e la candidata di destra, Lucia Borgonzoni, sono troppo vicini nei sondaggi per potersi sbilanciare circa l’esito della contesa. Inoltre, l’Emilia è tradizionalmente una regione rossa, rossissima. La sinistra ha sempre governato la regione e non è mai stata messa in discussione la sua leadership, prima di ora. È questa la novità, direbbe Lucio Dalla. Lucia Borgonzoni, senatrice della Lega, ha fatto spesso parlare di sé durante la campagna elettorale: il suo sciacallaggio di bassissimo rango sul caso Bibbiano e le sue gaffe. Fa un po’ tenerezza quando ai comizi Matteo Salvini non le lascia dire una parola, le poche volte in cui essa è presente. “Una candidata che sa stare un passo indietro”. Perdonatemi, l’occasione era troppo ghiotta.
Stefano Bonaccini, dall’altra parte, cerca la riconferma alla guida della regione. Si dice da più parti che abbia governato discretamente bene negli ultimi anni. Milita nel Partito Democratico dal 2007, il segretario dem Nicola Zingaretti è spesso in Emilia-Romagna per sostenere la sua candidatura. Eppure, il simbolo del PD non c’è. Della serie: aiutatemi, non aiutatemi. Se riuscirà a vincere, un sentito ringraziamento sarà da rivolgere alle Sardine. Dei Cinque Stelle posso dire soltanto che saranno l’ago della bilancia. Ci si ricordi del too close to call e si traggano le debite conseguenze.
Per concludere, lunedì mattina, in base all’esito delle votazioni, il governo saprà se e quanto a lungo potrà durare. Giuseppe Conte e la sua maggioranza conosceranno il proprio destino senza che ciò sia dipeso minimamente da loro, cosa che è pienamente coerente rispetto all’operato dell’esecutivo fino ad oggi. Ad ogni modo: qualunque cosa accada, tenetevi forte.
di Leonardo Naccarelli, all rights reserved
In copertina, illustrazione di Tiziano Lettieri