Eleusi, Shakespeare e Pirandello.

di Redazione The Freak

Eleusi, Shakespeare e Pirandello.

di Redazione The Freak

Eleusi, Shakespeare e Pirandello.

di Redazione The Freak

Da dove nasce la necessità di frapporre una realtà alternativa o meramente esplicativa, di quella affrontata nel quotidiano?
Perché questa protensione agognante di rappresentatività?
Sin dagli albori dei tempi, l’uomo ha sempre cercato di raccontare la propria percezione della vita, o per lo meno, delle sue sfumature.

A volte per tentare di comunicare, altre per puro sfogo, ed altre ancora per tentare di capirne il significato.
Sta di fatto che l’Arte, nonostante alcuni siano ancora restii nell’ammetterlo,è sempre stata una fondamentale costante per l’essere umano e la sua prospettiva.
Una delle più complesse forme di questa è –  appunto – il Teatro.
Esso nasce inizialmente per fornire un immaginario collettivo tangibile,una spiegazione  di ciò che sta al di là dell’esistenza terrena; non a caso le prime forme di questa “simulazione del reale” risalgono ai misteri di Eleusi.
Il rapporto con il soprannaturale però, è solo il primo dei tanti pilastri a cui faranno seguito: satira,denunce politiche, idee morali, ideali, ed ogni tipo di valore o pensiero maturato dall’uomo.

Di fatti, non molto tempo dopo, è possibile assistere alla messa in scena di tragedie e commedie di autori illustri come Eschilo, Euripide, Sofocle , Menandro e molti altri.
Ma non soltanto gli autori hanno tanta rilevanza nel teatro greco, i luoghi stessi a cui le opere sono preposte, nonché gli attori stessi hanno un’indiscutibile valore, che trova parte delle sue radici nel legame con il mito.
Con Plauto e Terenzio, viene del tutto abbandonata la funzione religiosa, soppiantata da uno stile più consono allo “spirito” romano:la commedia.

Questo costituirà uno dei capostipiti fondamentali per quello che sarà il genere più diffuso in Italia, dopo il declino subito nel Medioevo, nella commedia dell’Arte, basata su canovacci,tipica del Rinascimento.
Tra Ariosto e Machiavelli il teatro si fa strada, all’interno delle corti principesche, per poi ricercare una sua dimensione più autonoma nel XVII secolo, periodo in cui il palcoscenico si distacca sempre di più dal pubblico e resta circoscritto da un arco.

E’ un secolo di fioritura per l’attività teatrale, dove il mestiere dell’attore assume valenza, soprattutto in Inghilterra e Francia.
Dal Settecento all’ Ottocento,il rapporto frontale fra pubblico e attori è diventato istituzione.
L’edificio teatrale è strutturato per classi sociali e vi è una netta separazione tra lo spazio del palco e quello del pubblico; ma non è tutto. L’Ottocento è anche l’epoca del melodramma, in cui influenza maggiore è esercitata da autori italiani quali: Donizetti, Rossini, Bellini; si afferma il Realismo storico, scenico e la pregnanza di personaggi a tutto tondo, elementi caratterizzanti il così detto: dramma borghese.
Infine, con il XX secolo, le possibilità espressive date dall’utilizzo della luce si evolvono, trasformando quest’ultima in un linguaggio vero e proprio, inscindibile dal teatro inopinatamente suggestivo e seducente per chi osserva la scena.
Ma la più grande rivelazione del Novecento è la nascita di colui a cui spetta il magistrale compito di estrarre la sostanza teatrale e trasporla sulla scena, il regista che interpreta, traduce intenzioni, messaggi e coordina l’insieme.
Futurismo, Teatro dell’assurdo e Pirandellianismo sono le forme in cui si evolve la pasta teatrale, che offre allo spettatore un nuovo codice comunicativo che lo spinge a decodificare un’altra realtà, quella dell’Arte, rendendola attiva.
L’attore ricopre un ruolo meramente secondario rispetto al “direttore di scena” diviene strumento di un messaggio attraverso l’immedesimazione, di cui il metodo più efficace è esemplificato da uno dei massimi esponenti in materia, Stanislavskij.
Egli considera l’attore al centro del processo creativo, e richiede all’interprete, non di imitare, ma diventare l’identità che la realtà gli nega: il personaggio.
Ciò che si evince da questa breve analisi, è che questa magnifica forma espressiva è in continuo mutamento, così come del resto anche le necessità umane, al cui si pone pedissequamente a fianco per portare in dono, se vogliamo, riflessioni, immagini su ciò che ci circonda, ciò che vorremmo, ciò che non vorremmo e ricordarci che esistono sempre alternative alla realtà che viviamo.

di Daria Riz 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati