Editoria in Italia. Quale futuro? Il trend dei numeri primi

di Daniele Urciuolo

Editoria in Italia. Quale futuro? Il trend dei numeri primi

di Daniele Urciuolo

Editoria in Italia. Quale futuro? Il trend dei numeri primi

di Daniele Urciuolo

“Le case editrici puntano sull’esordiente di successo. Aumentano gli aspiranti scrittori ma diminuiscono gli spazi che i media dedicano alla letteratura”.  Questo è quello che leggo dal sito D di Repubblica. Un articolo davvero interessante, dove Alessandra Tedesco di Radio24 spiega a D.it la nuova moda delle case editrici italiane: Prima del debutto di Paolo Giordano, avvenuto nel 2008 con Mondadori (La Solitudine dei numeri primi), non esisteva questo trend”. “Un successo analogo a quello di Giordano l’ha raggiunto Silvia Avallone che ha pubblicato Acciaio con la Rizzoli.

Siamo un popolo di aspiranti scrittori? Evidentemente sì, e gli editori italiani sono diventati tutti talent scout! Prima se scrivevi e spedivi il tuo manoscritto, diciamoci la verità, nessuno ti cag…, cioè, come dire, nessuno si interessava alle opere prime di giovani ragazzi neo-laureati, ma invece, oggi, dopo i successi mondiali di molte “penne” esordienti, è sempre più probabile che il tuo romanzo venga scelto come punta di diamante della prossima stagione della narrativa del Bel Paese.

Ma c’è un’altra notizia che leggo e che non è proprio incoraggiante: “L’aumento degli aspiranti scrittori non coincide con la creazione di nuovi spazi dedicati alla letteratura”.

In televisione non ci sono programmi di approfondimento culturale dedicati ai libri. “Per un pugno di libri“, su Rai3, con Neri Marcorè, era l’unico spazio televisivo espressamente dedicato ai libri e alla lettura. Non più in onda! “A tutto volume“, era invece un programma che Daria Bignardi conduceva su Canale5 nel 1995. Ma era il 1995!!! Anche “Il Maurizio Costanzo show” era una vetrina per talenti, e raccontava anche storie di fenomeni editoriali, ma ora non c’è più. Praticamente il mezzo d’informazione e di comunicazione numero uno in Italia produce più di venti reality show all’anno e nessun programma sui libri. Se mi sforzo, attualmente, devo dare atto a Fabio Fazio che nel suo “Che tempo che fa” presenta scrittori e promuove i loro lavori, mentre “Striscia la notizia“, a volte, “consiglia” dei libri da acquistare, ma è più una “marketta” che altro. Il programma radiofonico “Il cacciatore di libri“, che Alessandra Tedesco conduce settimanalmente su Radio24 è una rubrica che dà voce agli scrittori in Italia. Sono interviste sui libri.

Un po’ quello che fa The Freak sul web: dare spazio agli scrittori emergenti e non, giovani e non, fare interviste e pubblicare recensioni di libri. E’ una vetrina per talenti. Uno spazio dinamico per l’editoria italiana.

A proposito di web. Si parla da anni di rivoluzione dell’editoria, che gli e-book scavalcheranno i libri cartacei, che i download vinceranno sulle “Feltrinelli di Largo Argentina“, ma sembra che l’editoria elettronica non decolla, e che i Kindle convincano più gli addetti ai lavori che i consumatori finali. Eh si, perché se un talent scout preferisce caricare in un lettore digitale le bozze di libri che deve analizzare e porarsi in giro, i lettori abituali, i c.d. “divoratori” di romanzi, sono ancora molto affezionati alla pagine di carta, al profumo che emana una carta riciclata, spessa o sottile, morbida o tagliente.

I dati della Buchmesse di Francoforte però sono ancora più interessanti: da un articolo del Corriere.it di Cristina Taglietti, si legge che, secondo l’ISTAT, un milione di italiani in più rispetto all’anno precedente hanno letto almeno un libro. Evvai! “I dati propongono anche l’identikit del lettore medio che è essenzialmente giovane (legge il 65,4% nella fascia 11-14 anni), donna (53,1% rispetto al 40,1% degli uomini), risiede al Nord (per il 54% rispetto al 35,2% del Mezzogiorno), è laureato (oltre l’80%), ricopre alti incarichi (oltre il 62%) o è studente (65,2%). Il rapporto degli italiani con il libro, tuttavia, è ancora «debole e occasionale», visto che i lettori forti (che leggono più di 12 libri l’anno) sono soltanto 4 milioni, il 7,1% della popolazione con più di 6 anni. Secondo un’indagine dell’ufficio studi dell’Aie sui prezzi dei libri in classifica il confronto con gli altri Paesi europei mette in luce che in Italia è il più basso d’Europa”.

“In questo panorama generale si deve inserire anche la valutazione del mercato dell’e-book. […] In Italia la diffusione di questo mercato resta ben al di sotto delle speranze (e di tante ottimistiche previsioni), con un valore percentuale inferiore allo 0,5, mentre il Paese europeo più avanzato in questo senso, la Gran Bretagna, è al 3,7. D’altro canto i titoli disponibili da noi sono intorno ai 20 mila (da poco c’è stato lo sbarco dei grandi editori sull’iBookstore di Apple), mentre soltanto circa 700 mila persone possiedono un tablet e 200 mila un altro dispositivo di lettura (in Inghilterra i primi sono circa 2 milioni e 100 mila e quelli che possiedono un e-reader 1 milione e 600 mila)”.

Morale della favola per The Freak: “Non importa che tu sia carta o Kindle, l’importante è che tu legga!!!”

Una risposta

  1. Articolo interessante, ma manca un accenno al fatto che ormai molti neo-scrittori bypassano la casa editrice mettendo in vendita e distribuzione la propria opera attraverso amazon.com e facendosi marketing sui social network.

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