La scuola cattolica:
una censura giusta?

Ecco perché "La scuola cattolica"
non va censurata

È uscito nelle sale il film di Stefano Mordini, al centro delle polemiche
dopo la decisione di vietarne la visione ai minori di 18 anni

di Cristina de Palma

La scuola cattolica:
una censura giusta?

Ecco perché "La scuola cattolica"
non va censurata

Ecco perché "La scuola cattolica"
non va censurata

di Cristina de Palma
la scuola cattolica

La scuola cattolica:
una censura giusta?

Ecco perché "La scuola cattolica"
non va censurata

È uscito nelle sale il film di Stefano Mordini, al centro delle polemiche
dopo la decisione di vietarne la visione ai minori di 18 anni

di Cristina de Palma

Nascere maschio è una malattia incurabile”, si apre con questa frase ad effetto il nuovo film di Stefano Mordini La scuola cattolica, liberamente ispirato all’omonimo romanzo Premio Strega di Edoardo Albinati, che racconta l’atrocità del massacro del Circeo, dove due ragazze furono violentate, ed una uccisa, in una villa sul mare il 30 settembre 1975 da tre ragazzi della Roma bene, Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira.

E subito è chiara la direzione che sia il regista che lo scrittore vogliono dare alla pellicola, una sorta di affresco generazionale dove si tenta di spiegare cosa abbia scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un’irrefrenabile voglia di sopraffazione del più debole. 

Presentato fuori concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia e in quell’occasione vietato ai minori di 14 anni, la pellicola è stata da subito oggetto di dibattito. Dibattito che si è incendiato qualche giorno fa quando la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche ha deciso di estendere il divieto ai minori di 18 anni. 

La motivazione? Il film presenterebbe una narrazione che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice e per questo non sarebbe adatto ai più giovani. Secondo la Commissione, gli assassini vengono presentati come persone incapaci di intendere e di volere, come ragazzi che non sono in grado di capire la realtà. 

La censura si riferisce ad una determinata scena nella prima parte del film in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce ai suoi studenti un’interpretazione in cui Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano, dove il bene e il male vengono confusi e spesso scambiati e dove la vittima diventa carnefice e viceversa. 

Dura la reazione del regista Mordini che parla di un ritorno al Medioevo: “Innanzitutto ci sono degli errori che tradiscono la volontà specifica di non far vedere il film a tutti: perché nella scena in questione non è presente nessuno degli omicidi, anzi i ragazzi decidono invece che se non riescono a stare con le ragazze le riportano a casa. Poiché il film ha come tema l’impunità, quel docente dice ‘attenzione mentre facciamo il bene, inebriati dalla nostra sicurezza lì si annida il diavolo che vi porta a fare qualcosa che non avete previsto”. Mi sembra un tema fondamentale: quando pensiamo di essere superiori agli altri possiamo fare del male”. 

E bisogna concentrarsi proprio su questo punto per capire appieno le finalità del film. Non una semplice ricostruzione storica di uno dei fatti di cronaca nera più atroci della storia del nostro Paese, ma una riflessione sugli adolescenti e sui limiti da non superare. 

Il film racchiude dualismi importanti e profondi: il bene e il male, genitori perbenisti ma ipocriti, ma anche la spensieratezza delle ragazze che fanno l’autostop e cantano in macchina Lucio Battisti in contrapposizione con lo sguardo complice e sadico dei ragazzi che fa intendere immediatamente le loro intenzioni. 

E qui scatta la differenza tra chi è in grado di fermarsi davanti a un limite e chi invece sceglie deliberatamente la sopraffazione altrui. Gli occhi spiritati di Angelo Izzo che guarda verso il mare prima di iniziare le torture su Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, come a voler prendere coraggio, incutono timore e fanno venire i brividi. Proprio perché lo spettatore capisce che la sorte delle ragazze è già segnato e che da lì a poco ci sarà un crescendo di violenza che non troverà limiti e vergogne.  

Lo stesso Albinati, studente in quella stessa scuola cattolica dove hanno studiato Izzo, Guido e Ghira, indaga la psiche di una generazione in balia degli eventi dove il conformismo piccolo-borghese di una classe sociale si scontra con l’illusoria libertà sessuale di quegli anni. Una sorta di schizofrenia sociale dove i ragazzi, cercando di capire quali sono le regole da seguire, vengono poi presi da una follia assassina senza precedenti, facendo cadere il perbenismo borghese di quegli anni dove gli adolescenti erano visti come figli innocenti e devoti. 

Senza dimenticare la responsabilità della cultura cattolica che viene analizzata dall’inizio del film, e che fa emergere il il conflitto forte tra l’educazione severa data all’interno delle mura scolastiche e la durezza della vita quotidiana, sbattuta in faccia ai giovani studenti. Emblematica è la scena dove i protagonisti sorprendono il loro insegnante di religione in macchina con una prostituta. 

Ma si tratta di un parallelismo un po’ spinto ed a tratti eccessivo, anche a detta dello stesso Angelo Izzo, ora in carcere per altri due omicidi, che all’Adnkronos prende le distanze da chi vuole attribuire ai ‘preti della scuola cattolica’ responsabilità per quelle inaudite violenze: “Vogliono farlo passare come un fatto storico. Fu una porcheria, punto e basta“, ammette.

E proprio seguendo queste parole di Izzo risulta ancora più importante ed essenziale che gli adolescenti di oggi vedano questo film. C’è un bisogno vitale di educarli al concetto di umanità e di rispetto dell’altro. Devono lasciarsi travolgere da quella brutalità gratuita, dal terrore provato da Donatella e Rosaria, da quell’assenza di rispetto per la donna, vista come un trofeo, come un pezzo di carne che non vale nulla «né da viva né da morta». 

Fa sorridere che la censura sia stata messo in atto per un film così essenziale da un punto di visto etico e sociale, ed invece rimane silente per le canzoni o i Tik Tok dei rapper e trapper dove la figura femminile viene umiliata o mercificata costantemente. Viene da chiedersi cosa sia censurabile oggigiorno e cosa invece no.

Eppure il delitto del Circeo ha cambiato per sempre la mentalità italiana, in un finale tragico che segna la  morte di qualsiasi forma di innocenza. E farlo capire ai nostri figli è fondamentale ed ineluttabile.

Una risposta

  1. Excellent article
    Il est évident que de censurer ce film aux moins de 18ans ne change rien au problème. La censure de départ aux moins de 14ans était suffisante.
    Ce genre de film doit être vu par un grand nombre de personnes et surtout avec un générique explicatif du pourquoi ce film a été réalisé

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