Lo spionaggio russo
in Italia: i motivi

Ecco i motivi dello spionaggio russo
in Italia

Corrompere un Capitano di Fregata della Marina non è stata
una scelta affidata al caso. Vi spieghiamo perché...

di Simone Pasquini

Lo spionaggio russo
in Italia: i motivi

Ecco i motivi dello spionaggio russo
in Italia

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di Simone Pasquini
spionaggio

Lo spionaggio russo
in Italia: i motivi

Ecco i motivi dello spionaggio russo
in Italia

Corrompere un Capitano di Fregata della Marina non è stata
una scelta affidata al caso. Vi spieghiamo perché...

di Simone Pasquini

Parliamo di spionaggio. Ormai da giorni i giornali nazionali (e non solo) si dedicano alla vicenda di Walter Biot, il cinquantacinquenne Capitano di Fregata che avrebbe sfruttato la sua posizione allo Stato Maggiore della Marina per vendere informazioni confidenziali all’ambasciata russa a Roma.

La sera del 30 marzo l’ufficiale era stato arrestato dai carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) al termine di una operazione di sorveglianza andata avanti per mesi. Uno degli aspetti che più hanno suscitato scalpore è stata la somma relativamente modesta oggetto della transazione avvenuta fra l’ufficiale ed un militare della Federazione russa presso l’ambasciata, il quale è stato dichiarato “persona non grata” ed allontanato dall’Italia nelle 48 ore successive all’arresto insieme al suo diretto superiore a Roma.

Non intendo qui soffermarmi sui dettagli prettamente cronachistici della vicenda, dato che nel corso dei giorni successivi all’arresto ogni aspetto della vita del Capitano di Fregata è stato reso di dominio pubblico. Uno degli aspetti che, sorprendentemente, è stato poco affrontato è quello delle motivazioni che stanno alla base di un atto così “ostile”, come è stato giustamente definito dal Ministro degli Esteri Di Maio. Sebbene queste vicende di spionaggio possano rievocare atmosfere da Guerra Fredda che ormai vivono solo al cinema e nei libri, non bisogna perdere di vista la domanda più importante di tutte: perché?

Può sembrare scontato porsi una domanda del genere, dato che l’utilità dello spionaggio può considerarsi evidente. Tuttavia, il fatto che i russi abbiano “agganciato” un ufficiale della Marina Militare non dovrebbe essere considerata una coincidenza, come se un alto ufficiale dell’apparato militare valesse l’altro. La posizione ricoperta da Walter Biot allo Stato Maggiore della Marina – era assegnato ad un reparto che si occupava del coordinamento con le operazioni della NATO – lo metteva nella condizione di accedere a documenti riguardanti le operazioni della NATO nello scenario mediterraneo.

Non sappiamo ancora con certezza il contenuto dei documenti che Biot è riuscito a trasmettere agli ufficiali russi (e forse non lo sapremo mai, dato che è stata paventata la possibilità di apporre il Segreto di Stato) ma è stato confermato che alcuni di essi riguardavano l’Alleanza Atlantica. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia costituisce uno dei pilastri principali dell’Alleanza, e di conseguenza è naturale l’interesse del Cremlino a fare breccia nei nostri sistemi di sicurezza. Ma in aggiunta a questo dato di carattere generale, bisogna tenere in considerazione l’interesse che la Russia ha in questi ultimi anni dimostrato per il Mediterraneo.

A partire dal 2018 (ma in realtà anche da prima, seppure in maniera più blanda), la presenza russa nel Mare Nostrum è aumentata esponenzialmente, principalmente in seguito al coinvolgimento di Putin sia nello scenario siriano che in quello libico. La flotta russa è diventata una presenza fissa nel Mediterraneo orientale, e l’ammiraglia della Flotta del Mar Nero, la portaerei Admiral Kuznetsov, ha svolto numerose operazioni in mare fra Creta e la costa africana.

Una simile presenza non era ovviamente rimasta inosservata, e la NATO (con in testa gli Stati Uniti) ha in questi anni dovuto riconsiderare i propri scenari includendo questa massiccia presenza russa, a cui si aggiunge una crescente presenza di navi cinesi. Poiché attraverso i due “colli di bottiglia” costituiti da Suez e Gibilterra transitano quasi tutte le navi commerciali che costituiscono la BRI (“Belt and Road Initiative, la cosiddetta “Nuova Via della Seta”) la Cina è evidentemente interessata a tutelare le proprie navi inviando unità della propria marina, che tra l’altro sta subendo in questi anni interventi di rinnovamento importanti. Poiché l’Italia costituisce il diaframma che divide il Mediterraneo Occidentale da quello Orientale, la Marina Militare costituisce il principale ostacolo per le forze navali del nascente asse Mosca-Pechino. 

Al netto di queste considerazioni, di seguito all’esplosione dell’affaire ed alla conseguente espulsione dei due militari russi responsabili dell’operazione di spionaggio la risposta di Mosca è stata ambigua. Certo, nelle ore immediatamente successive la Federazione ha pubblicamente manifestato un grande disappunto per la mossa dell’Italia, minacciando di adottare misure analoghe e convocando l’ambasciatore italiano (anche perché il loro omologo a Roma era già stato convocato al Ministero degli Esteri). Tuttavia, alle parole non sono seguiti i fatti.

Sarebbe difficile spiegare questa esitazione da parte di un Paese notoriamente “muscolare” come la Russia se non immaginando la volontà da parte della Federazione di stemperare i toni in un momento in cui l’accordo per la vendita del vaccino russo in Europa appare sempre più incerto.

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