“E io ci sto ancora” – Rino Gaetano raccontato da un amico. Nuova intervista ad Enrico Gregori

di Marica Dazzi

“E io ci sto ancora” – Rino Gaetano raccontato da un amico. Nuova intervista ad Enrico Gregori

di Marica Dazzi

“E io ci sto ancora” – Rino Gaetano raccontato da un amico. Nuova intervista ad Enrico Gregori

di Marica Dazzi

Poi sì, capitava anche che da una battuta, da una chiacchierata potesse nascere una canzone

Dall’incertezza che lo accompagnò all’ingresso sul palco di Sanremo alla sua consacrazione nel mondo del cantautorato italiano, dal racconto, tra una amatriciana e l’altra, della nascita delle sue più celebri canzoni alla maledetta notte di quel terribile incidente.

Enrico Gregori, dopo “Quando il cielo era sempre più blu” ritorna a raccontare Rino Gaetano, del quale fu amico fraterno, facendo così un nuovo regalo a chi non ha mai smesso di amare le canzoni irriverenti e dissacranti del cantautore calabrese.

Ma in questo nuovo libro, l’autore fa di più: non ci ritaglia solamente una finestrella nascosta e privilegiata per sbirciare fra i suoi ricordi personali, ma, attraverso le memorie da lui raccolte, dei tanti che, chi per caso, chi per mestiere, chi per sentimento, sono stati vicini al cantante, ci svela un Rino del tutto inedito.

Immortale, come la sua musica, per chi ha avuto la gioia di incontrarlo.

E io ci sto ancora - Rino Gaetano
E io ci sto ancora – Rino Gaetano
Mescolando i suoi ricordi a quelli della sorella, dell’allora fidanzata, degli amici più cari e di tanti altri ancora, che hanno amato e amano il famoso cantautore dalla tuba e l’ukulele, Enrico Gregori con “E io ci sto ancora” (edito da Giubilei Regnani) dedica un nuovo regalo speciale al suo amico di sempre, e a noi, suoi affezionati estimatori.

Attraverso il racconto dei tanti episodi vissuti a fianco del cantautore, ci viene svelata l’evoluzione delle sue canzoni e della sua intera carriera.

La storia di un cantautore diverso dagli altri, che per la sua inconsueta specialità continua, ancora oggi, con la sua musica a raccontare i nostri giorni.

Il libro, già presente nelle migliori librerie, verrà presentato il 21 febbraio alle ore 18 nella prestigiosa location del Campidoglio.

Vi invitiamo a non perdervi questo splendido romanzo, per proseguire insieme all’autore lo splendido viaggio nella sua memoria.

Anche questa volta, the Freak ha avuto il piacere di intervistarlo:

Enrico, ci incontriamo nuovamente per parlare del tuo libro “E io ci sto ancora”, un altro prezioso regalo a chi ama la musica di Rino. Questa volta però hai deciso di raccontarci di lui attraverso nuove prospettive, raccogliendo quelle che hai chiamato “Memorie”, di tanti che, per i motivi più disparati, sono e sono stati legati al cantante. Parlaci di questo viaggio: come hai avuto questa idea e com’è stato raccogliere queste testimonianze?

Sostanzialmente il libro racconta un certo numero di canzoni di Rino spiegate da lui, così come gli veniva di spiegarle. Nessuna analisi specifica, ma semplicemente l’ispirazione originaria e qualche suggestione. Le cosiddette “memorie”, invece, le ho inserite proprio per dare voce a persone che furono vicine a Rino e, soprattutto, a chi non lo ha mai conosciuto se non per la sua musica. Trovo davvero sorprendente l’affetto verso di lui da parte di persone nate parecchi anni dopo la sua morte. Giovanissimi che conoscono a memoria le sue canzoni.

Alla conclusione del racconto di una delle vostre consuete e simpatiche cene hai scritto: “Nonostante fossero passati un po’ di anni, Rino non riusciva a sentirsi omologato agli altri. Un bene, per certi versi. Una rogna, però, per la sua integrazione nel mondo dello spettacolo”. C’è anche un altro pezzo bellissimo del tuo libro in cui parlate, discutendo del significato di una delle sue più celebri canzoni, della sua singolarità. Cosa significava, per lui, essere “un figlio unico”? Com’è riuscito a sfuggire da ogni sorta di catalogazione?

Non era un atteggiamento snob, ma un dato di fatto. Soprattutto nell’ambiente musicale, si tendeva a una certa omologazione anche perché così era più facile emergere senza spiazzare il pubblico. Lui di questo non si preoccupava, andava avanti per la sua strada anche se sapeva che era un po’ impervia.

 Sempre nel tuo romanzo racconti che ad ispirare Rino, nella creazione de “Il cielo è sempre più blu” fu lo stile di Jannacci, ma tu che lo conoscevi così bene, quale pensi sia la canzone alla quale era più legato, che più lo rappresenta?

Era molto difficile che Rino esprimesse un’opinione sui suoi pezzi. Da mezze frasi e qualche battuta, direi che probabilmente considerava “Aida” come il suo pezzo più importante.

Tu invece hai intitolato questo nuovo libro “E io ci sto ancora”: forse in fondo intendevi dire proprio che Rino, con le sue canzoni, non se n’è mai davvero andato. Grazie per averci aiutato a capire meglio, con i tuoi libri, come questo piccolo miracolo musicale si sia avverato.

Il titolo mi è venuto naturale mutuandolo da uno dei suoi ultimi pezzi, ma soprattutto nel vedere quanto seguito abbia ancora oggi. Una cosa che a me meraviglia moltissimo.

Di Maricia Dazzi

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