Drago, “l’artigiano delle farine”

Drago, "l'artigiano delle farine"
spiega l'aumento dei prezzi

"Finora abbiamo sottopagato il grano"
A tu per tu con un importante imprenditore agroalimentare siciliano

di Roberta Serio
di Redazione The Freak

Drago, “l’artigiano delle farine”

Drago, "l'artigiano delle farine"
spiega l'aumento dei prezzi

Drago, "l'artigiano delle farine"
spiega l'aumento dei prezzi

di Roberta Serio
di Redazione The Freak
Drago

Drago, “l’artigiano delle farine”

Drago, "l'artigiano delle farine"
spiega l'aumento dei prezzi

"Finora abbiamo sottopagato il grano"
A tu per tu con un importante imprenditore agroalimentare siciliano

di Redazione The Freak
di Roberta Serio

Nella primavera del 2021 bastavano 20 centesimi per acquistare un chilo di grano, oggi invece ne necessitano 40.  In un momento storico talmente complesso come quello attuale, a cavallo tra lo scenario (quasi) post-pandemico e una instabilità internazionale ed economica figlia del recentissimo conflitto russo-ucraino, a mutare non è soltanto l’asset geopolitico mondiale, ma anche i prezzi dei beni di prima necessità.

Primo tra questi, indubbiamente, il pane quotidiano, in senso letterale. Oggi tale prezzo è addirittura raddoppiato, comportando un’incidenza non indifferente sulle attività produttive del settore. Perché? Lo abbiamo chiesto a Filippo Drago, imprenditore agroalimentare siciliano.

“Bisogna fare non uno ma dieci passi indietro per commentare tutto ciò – racconta Drago -, finora i noi abbiamo sottopagato il grano al contadino. Adesso che lo paghiamo a un giusto prezzo deve scoppiare la rivoluzione? Tutto ciò che orbita attorno al mondo delle farine ha aumentato il proprio costo: le utenze, l’energia, la carta, gli imballaggi, i carburanti necessari ai trasporti. Il problema non può diventare l’aumento di pochi centesimi (in proporzione al consumo giornaliero che ogni italiano ne fa) di qualche etto di pane. Non ripaghiamo neanche la fatica profusa dal fornaio, che vive la sua ‘vita al contrario’ per seguire i tempi dei suoi prodotti”.

Nato nel 1969 in provincia di Trapani, a Castelvetrano, il paese del celebre “pane nero”, molitore da 3 generazioni, Filippo Drago ama definirsi “artigiano delle farine” ma in realtà è un personaggio poliedrico e preparato, con l’occhio lungimirante dell’imprenditore attento al marketing ed al contempo con la genuinità dell’agricoltore che ama sporcarsi le mani con la terra, procedendo personalmente ogni anno in luglio al raccolto dei suoi grani.

Non solo. Filippo si occupa di molitura e vanta un primato nazionale: è un collezionista di molini antichi in pietra ancora funzionanti, ne possiede ben 15. Si è fatto pioniere un ventennio fa di un trend adesso molto in voga: il controllo della filiera, che ha inizio dalla semina, passando per la produzione di farine, arrivando al prodotto finito in pastificio, anche quello, inutile a dirsi, artigianale.

La sua azienda, Molini del Ponte, coltiva numerose varietà di grano, facendosi anche custode di grani autoctoni siciliani come maiorca, perciasacchi (appartenente alla stessa famiglia del grano Khorasan, commercialmente noto col famoso nome “kamut”), bidì, biancolilla, russello e tumminia. Con un costo lievemente più alto rispetto a grani meno pregiati o raffinati ed iperprocessati, questa farine di elevata qualità permettono tuttavia una maggiore resa in semola: è questo il vantaggio sotto tutti i punti di vista.

Un prodotto più salubre, “organoletticamente” imbattibile e con maggior performance produttiva. Un investimento, spiega Drago, che si ripercuote sul benessere del singolo e sulla vivacità economica dei territori su cui sorgono le aziende coinvolte. Tremila ettari di seminativi che si estendono su vari appezzamenti siciliani, giungendo persino alle pendici del parco archeologico di Selinunte. Un grano che sa di storia, in tutti i sensi.

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