Topolino vs Reed Hastings

di Fabrizio Lucati

Topolino vs Reed Hastings

di Fabrizio Lucati
Topolino vs Reed Hastings

Topolino vs Reed Hastings

di Fabrizio Lucati

Dal 24 di marzo l’affollata realtà delle piattaforme di streaming legale ha visto aggiungersi la fabbrica dei sogni per eccellenza: la Disney. Dopo il lancio negli Stati Uniti lo scorso autunno, Disney + è approdato anche in Italia ed in altri paesi europei. Il catalogo, nonostante i contenuti originali siano in minoranza, è ricco e allettante perché ha al suo interno i prodotti di proprietà delle etichette di quello che è a tutti gli effetti il più grande gruppo dell’industria dell’intrattenimento. Disney Studios, Pixar, Marvel, Star Wars e National Geographic, senza dimenticarci tutti i Simpson, dato che la Disney negli ultimi anni ha assorbito la Fox.

Proprio questa acquisizione è stata un passo fondamentale nella creazione della piattaforma, una storia interessante a dire il vero. La nostra storia inizia nel 2012, ben otto anni fa, quando il mondo dello streaming era agli inizi e la casa di Topolino iniziava ad interessarsi a quello che le stava succedendo intorno. Decise di entrare in punta di piedi, siglando un accordo di collaborazione con la piattaforma che più di tutte ha rivoluzionato il modo dell’home entertainment, iniziando l’era dello streaming legale: Netflix. Così la piccola outsider, che piano piano ha cambiato le abitudini di milioni di persone, tra cui anche il modo di sedurre qualcuno – “netflix&chill a casa mia?” – si ritrovò a proporre gran parte dei film dell’MCU (Marvel Cinematic Universe), i film della saga di Star Wars e qualche serie a cartone animato proveniente da entrambi gli universi narrativi. Sperimentarono anche le due compagnie, lanciando dei prodotti originali ispirandosi al modello dei film sui Marvel’s Avengers.

L’esperimento andò bene, le serie tv MCU Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist, riuniti poi nella miniserie The Defenders, sono un successo (Daredevil arriva persino alla terza stagione) e la Disney crede sempre di più in questo nuovo modo di fruizione di prodotti cinetelevisivi, tanto da fare un’offerta di acquisto della sua nuova partner. Parliamo di miliardi di dollari messi sul piatto, ma Netflix rifiuta. Per la casa di Burbank è una novità non gradita, negli ultimi è riuscita a prendere tutto ciò che voleva senza problemi e adesso, questo novizio di Hollywood, si permette di dirgli no. Bob Iger (CEO della Disney) non la prende bene, e inizia una guerra. Vuole la sua piattaforma, così scioglie tutti i contratti di collaborazione con Netflix e, con un’operazione da 52 miliardi di dollari, nel 2018 viene ufficializzato l’acquisto e l’ingresso della Fox nel gruppo Disney, causando anche la scomparsa dei uno dei loghi più famosi della storia del cinema, ovvero quello della 20th Century Fox che adesso si chiama 20th Century Studios.

Quanto deve essere bello: avere tutto questo potere economico e spendere più di 50 miliardi per una vendetta, dopo aver rosicato per un “NO, grazie”? Non riesco neanche ad immaginarlo. Così, dopo che la burocrazia ha fatto il suo corso, viene annunciato il servizio Disney+ insieme ad una serie di prodotti originali che fa da subito salire la salivazione ai fan del Gruppo Disney: The Mandalorian dall’universo Star Wars, più tre serie ispirate ai film Marvel con attori che abbiamo già amato ed apprezzato sul grande schermo (vedi Loki con Tom Hiddleston, che torna a vestire i panni del dio dell’inganno). Da un paio di settimane ho anche questo servizio. Ovviamente ho approfittato dell’offerta di ingresso per un anno di abbonamento ed in questo periodo particolare – in cui ci ritroviamo tutti – ero felicissimo all’idea di allietare la mia quarantena, una condizione di reclusione che mai avrei pensato di dover affrontare, potendo rivedere tutti i film della saga di Guerre Stellari, così come i Marvel movies.

Non è stato così, non ancora almeno. Perché al primo accesso ho trovato altro ad attendermi qualcosa che non vedevo da più di venti anni: i Ducktales. Io vorrei tanto non dover spiegarli, vorrei che tutti fossero a conoscenza di questa meravigliosa serie di cartoni animati e che bastasse solo nominarla, ma per spirito di servizio farò un breve recap. Paperino lascia i suoi tre nipotini, Qui Quo e Qua, a suo zio miliardario Paperon de Paperoni, che li accoglie a malincuore nella sua villa e li coinvolge nelle sue avventure alla ricerca di nuovi tesori. Intorno una serie di personaggi classici e non come Archimede e Amelia la strega che ammalia, oppure Jet Mcquack, il pilota/autista di Paperone che distrugge qualsiasi veicolo, e che avrà anche il suo spin-off “Darkwing Duck il papero giustizie” (anche quella merita, fidatevi).

La serie in Italia arrivò nel 1988 per la prima volta, su Rai uno. Io l’ho vista per tutti gli anni ‘90, sempre sulla Rai. Sono cresciuto in campagna, in una zona dove pioveva tanto in autunno e non hai molto da fare se non puoi giocare in giardino o raggiungere un tuo amico che vive letteralmente a chilometri di distanza. Il sabato pomeriggio Rai due trasmetteva un intero programma dedicato alla Disney ed al suo interno trasmetteva i Ducktales. La mia solitudine veniva un po’ meno, accendevo la piccola tv che avevo in cameretta, mi buttavo sul tappeto ricoperto di lego e con la compagnia di qualche snack da bravo bambino grassottello mi facevo trasportare dalle avventure di questi paperi antropomorfi, che risvegliavano mummie o salvavano la città dalla banda bassotti, cantando a squarciagola la sigla.

In questi giorni di isolamento forzato, dove ho rivissuto quella solitudine da pioggia, ho avuto l’opportunità di trovare vecchi amici avventure, farmi un bel viaggio nostalgico con loro, accendere la tv, mangiare qualche snack, caricare la puntata e sentire partire di nuovo quella sigla… Storie di paperi. MA CHE BEI PAPERI!

di Fabrizio Lucati, all rights reserved

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