DIFESA, approvata la Riforma: Di Paola ringrazia, gli italiani meno

di Lilith

DIFESA, approvata la Riforma: Di Paola ringrazia, gli italiani meno

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DIFESA, approvata la Riforma: Di Paola ringrazia, gli italiani meno

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“Desidero ringraziare tutto il Parlamento e gli onorevoli senatori e deputati, sia quelli che sono stati a favore, sia quelli che si sono astenuti, sia i contrari, per la grande passione, impegno e sensibilita’ istituzionale con cui hanno discusso il provvedimento portandone a compimento l’iter prima della scadenza della presente legislatura”.

Nel Question Time, relativo all’approvazione da parte del Parlamento della riforma del suo dicastero, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha espresso soddisfazione.

Lo scorso martedì, mentre in Piazza Montecitorio si svolgeva una protesta che ha visto l’inusuale connubio di pacifisti e militari, la Camera ratificava la legge delega per riformare la struttura dell’esercito e il budget di Palazzo Baracchini.

Il provvedimento, varato dal governo ad aprile ed approvato dal Senato lo scorso 6 novembre, arriva così in Gazzetta Ufficiale.

Sulla carta «la revisione prevede una riduzione del numero dei militari a 150 mila – oggi sono 180mila e 190mila è l’organico – e dei civili a 20mila, entro il 2024.

Il fine: «contenere i costi, a causa dell’attuale congiuntura economica e finanziaria».

Il quasi ex ministro si compiace per  la creatura legislativa, meritevole di «razionalizzare i costi in un momento difficile».

La parte meno sbandierata del suddetto “contenimento” riguarda le manovre che spostano un importante pezzo di budget sull’acquisto di armi, per le quali si potranno destinare fino a 5 miliardi l’anno (+1,3 miliardi nel 2013; in totale più di 22).  La legge impegna in 12 anni una somma stimata in circa 230 miliardi di euro.

Nell’immediato poi, usciranno delle casse dello Stato altri miliardi per l’acquisto di nuovi aerei F35 (circa 120 milioni  per ogni esemplare), i cacciabombardieri di nuova generazione che possono armare testate nucleari e che sono programmati per colpire per primi.

«Servono per la difesa», sostiene il ministro ammiraglio Di Paola, in realtà sono i più moderni strumenti della guerra d’offesa e sarebbero i primi ad essere utilizzati nei, non ancora terminati, o nuovi conflitti che si annunciano.

L’Italia ha preso parte al progetto di ideazione e produzione del caccia multiruolo di 5ª generazione F-35 nel 2006, quando l’allora ministro della Difesa, Beniamino Andreatta, aderì al progetto americano Joint Strike Fighter.

Quella dei caccia F-35 è una questione che ha creato un’intenso dibattito nel nostro paese. Il governo del premier Monti si è sempre dichiarato a favore di un ridimensionamento nell’acquisto delle unità, ma non ha mai messo in discussione il progetto nella sua essenza.

Per chi si dichiara favorevole,  la costruzione dei 90 esemplari che batteranno bandiera italiana, comporterebbe una significativa quota di eventuali commesse europee da affidare ad aziende italiane.

Finmeccanica – impresa statale operante nel comparto armi e tecnologia militare – ha per certo giocato un ruolo determinante tramite i suoi lobbisti.

Ma  la spesa per i supercaccia non è che la punta d’iceberg di un gigantesco movimento di risorse economiche coinvolte nella gestione del “patrimonio militare”. Una gestione per altro assai poco controllata, visto che per legge è sufficiente una relazione annuale alle commissioni di Difesa.

Al di là della criticabile amministrazione del settore militare, ci sembra doveroso sottolineare la gravità di una scelta che indirizza risorse utilizzabili  per ripianare anche solo in parte i conti del paese, nell’acquisto di nuovi sitemi d’arma.

Si avrà  anzi un aumento della spesa pubblica, provocato dalle misure assunte per accompagnare la riduzione del personale militare e civile (prepensionamenti e trasferimenti ad altre amministrazioni pubbliche).

Per di più, in base a questa legge, tutti i Comuni che si ritroveranno a fare i conti con un’emergenza di carattere naturale, un’alluvione, un terremoto o qualsiasi altro stato d’allerta, saranno costretti a pagare il conto che, le forze armate, se chiamate per un eventuale intervento, presenteranno loro.

Ci complimentiamo comunque con Di Paola che, martedì,  poco prima di riscontrare il consenso alla Camera, aveva sfiorato un piccolo psicodramma: quando stava per  iniziare la votazione infatti, si era accorto della mancanza del parere ( obbligatorio) della commissione Bilancio. La sospensione richiesta dal relatore Cirielli (Pdl) poi, lo aveva gettato nel panico.

A cavare d’impaccio l’ammiraglio ci ha pensato Giancarlo Giorgetti, leghista vicino a Maroni, Presidente della Bilancio, nonché sponsor principale dell’attuale amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi.

 
Coincidenze parlamentari?
 
Fonti:

 

  • Il Sole 24 Ore

–  http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-09/dalla-riforma-difesa-niente-202602.shtml?uuid=AbiM5aAH ;
 

  • Reporter 2.0”

 

  • SENATO DELLA REPUBBLICA: Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia

http://flpdifesa.org/wp-content/uploads/2012/11/Il-testo-del-disegno-di-legge-delega-approvatao-dal-Senato.pdf
 
A cura di Lilith Fiorillo

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