Fino al 1 ottobre l’arte urbana invaderà gli spazi del MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma, offrendo la possibilità di ripercorrere ben 40 anni di storia della street art a Roma. Cross the streets, questo il titolo della mostra curata da Paulo Lucas Von Vacano, si pone come punto di incontro e ‘incrocio’ tra la realtà urban e quella museale, tra il sogno di valorizzare un tipo di arte destinata a tutti e la concreta possibilità di attualizzarla negli spazi cittadini. Il progetto nasce da alcuni concetti fondamentali della ricerca sulla controcultura street e tutte le sue declinazioni.
L’esposizione raccoglie le opere degli artisti contemporanei più rappresentativi del panorama urbano che si aggiungono alle istallazioni, già presenti al MACRO, di Ozmo, Bros e Sten&Lex. Il percorso è studiato in modo tale da riproporre una passeggiata tra le strade cittadine: infatti, l’allestimento di Cross the Streets porta fin dentro il museo il linguaggio della Street Art: per l’occasione il MACRO viene contaminato da elementi leggeri e temporanei, come la segnaletica orizzontale, che trasformano il grande spazio in una scena urbana da esplorare.

“Street Art Stories” ospita una selezione di artisti e opere che permette allo spettatore di avere una panoramica più chiara possibile della nascita e dell’evoluzione del fenomeno della Street Art. All’ingresso lo spazio è dominato dall’imponente installazione di WK Interact che, con il suo lavoro di ben 14 metri di ampiezza, ha dato vita a una scena sospesa tra l’illustrazione fumettistica e il simbolo della sua ricerca dinamica. In successione si ammirano i rinomati mosaici dell’artista francese Invader, comparsi letteralmente per le strade di Roma nel 2010, e la Middle East Mural, una maxi tela grande più di 10 metri di Shepard Fairey aka Obey the Giant che è accompagnata da più di trenta pezzi mai esposti prima a Roma.

Ad aggiungere valore storico è la sezione “Keith Haring Deleted”, testimonianza fotografica di Stefano Fontebasso De Martino relativa all’intervento di Keith Haring su alcuni pannelli del ponte sul Tevere (tratta Flaminio-Lepanto) e del lavoro sul Palazzo delle Esposizioni nel 1984, successivamente “deleted” in occasione dell’arrivo del Presidente Gorbaciov nella Capitale. Altri lavori importanti sono raccolti in “Site specific”: un’area del museo di 5×10 metri, dedicata agli artisti più rappresentativi per esprimere liberamente la propria arte fra dripping, installazioni, lettering, stencil, poster e lavori su tela. Fra i grandi nomi internazionali coinvolti: Daim, Chaz Bojourquez, Evol, Diamond, Lucamaleonte e JBRock. A chiusura del percorso, compare la sezione “Writing a Roma, 1979-2017”, dedicata al rapporto tra la città di Roma e il writing a partire dal dicembre ‘79, quando la Galleria La Medusa ospitò la prima mostra di graffiti organizzata fuori dagli Stati Uniti, contribuendo a rendere Roma tra le capitali della street art.
Unica avanguardia in grado di riunire gioventù, periferie e minoranze della globalizzazione, l’arte urbana, in tutte le sue forme, dal Writing, ai Graffiti, dal Muralismo alla Street Art, ha influenzato profondamente l’immaginario collettivo fino a contaminarne l’essenza. Cross the Streets ne mostra il fascino e la potenza globale, estrapolandone le linee guida, i pionieri mondiali e i fenomeni di costume da essa generati. Perché come afferma Von Vacano: “La strada osserva. La strada governa […] La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada. Chi sopravvive alla strada governa il mondo!”
di Maddalena Crovella, all rights reserved