Quando il tuo sguardo isoscele
E la bocca tua scalena,
prepotenti come ipotenuse rocciose,
si compassano sugli scogli
decagonali,
E io ho in seno un così coseno e tangente
Battito di rombi fulminei,
è perché tu avevi sbagliato le scarpe
dalla plasticosa essenza.
Pensieri piramidali e parole coniche,
in una frase stocastica e vorticosa,
che numerava di vongole e salsedine,
mentre le cozze patelle, datteri di mare, ostriche selvatiche, ostrichette curiose,
pesce persico e tonno rio mare, al naturale,
formavano un sindacato,
ma di pesci d’acqua dolce.
Ordunque, la tua pelle butterata,
come una sirena in menopausa,
e i tuoi occhi bulbosi e spenti,
mi porgevano il ripudiante resoconto,
della mattonella di un giardino pensile
che non riuscivi a scrostare nemmeno con il Bref, pulito facile,
Non era dunque meglio il Sapone di Marsiglia Chanteclair?
Tuttavia io mi sentivo isolato e perso
come i capelli impigliati nelle spazzole di Limoni,
o come un fantasmino in mezzo ai calzini per il calciotto,
perché a mio padre piaceva Maradona,
mentre io volevo fare nuoto sincronizzato.
E tu lo sapevi.
Di Vittoria Favaron e Roberta Bruno
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Meglio un singolo oggi o un album domani?
Da che mondo è mondo, l’uscita di un nuovo album è sempre anticipata da uno o più singoli che fungono da vero e proprio “biglietto
Una risposta
ahahahahahahahahahahahah é la sublimazione del sublime!