Ci sono anche loro:
gli adolescenti

Covid, ci sono anche loro:
gli adolescenti

L'hanno chiamata "Generazione Lockdown", ma nessuno ne parla
eppure i ragazzi sono tra i più colpiti dalla pandemia

di Claudio Rinaldi

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Covid, ci sono anche loro:
Gli adolescenti

L'hanno chiamata "Generazione Lockdown", ma nessuno ne parla
eppure i ragazzi sono tra i più colpiti dalla pandemia

di Claudio Rinaldi

Il coprifuoco da Covid colpisce tutti. È come la livella di Totò. Lo abbiamo visto in questi mesi. Dal vip al vicino di casa. Dal ministro al tassista. Dal conduttore televisivo all’operatore di regia. Tutti hanno dovuto rispettare le regole dei Dpcm, senza eccezioni. La mascherina, le 22 come orario limite, gli assembramenti vietati, la quarantena in caso di positività. Una babele di norme che ormai conosciamo a menadito. E che subiamo da quasi un anno. 

Eppure siamo proprio sicuri che gli effetti di questa vita da Covid siano davvero uguali per tutti? Se hai 18 anni o ne hai 47 le rinunce hanno lo stesso valore? 

Ci sono età che la pandemia l’hanno subita più di altre. Si è parlato soprattutto degli anziani, costretti alla solitudine pur di continuare a vivere. E dei bambini, privati ingiustamente della loro spensieratezza. Ma degli adolescenti, della fascia 14 (o giù di lì) – 20 nessuno più di tanto se n’è accorto. 

È stato coniato un nuovo termine, è vero: la cd. Generazione Lockdown. Poi però è finita lì. Sul mainstream qualche intervista al sociologico di turno che spara consigli più o meno banali contro la sindrome degli hikikomori (i giovani che si chiudono in camera e rifiutano gli aiuti). E poi basta. Perché non fa notizia, non fa audience. 

Peccato però che quando c’è stata l’occasione di menare, il mainstream non si è tirato indietro. Pagine su pagine contro gli adolescenti colpevoli di aver frequentato le discoteche. Di passare il tempo a inscenare risse (come l’ultima successa a Roma a Villa Borghese proprio ieri). Di non badare troppo ai propri familiari. 

In pochi, anzi pochissimi invece hanno provato ad immedesimarsi. Perché avere 14/15/18 o 20 anni al tempo del Covid è una cosa – secondo me – davvero tosta. Io non l’avrei mai voluto vivere. 

Perché se fai l’ultimo anno di liceo, sei sul pezzo e ogni momento ti sembra come se fosse l’ultimo. Così non essere tra i banchi ma davanti a un pc lontano dai tuoi compagni, è una sofferenza vera.

Se sei una matricola all’università invece, sei letteralmente fregato. Se sei un fuorisede – per esempio – lontano dalla tua famiglia, nei primi anni te ne crei una nuova di famiglia. I tuoi nuovi amici, i coinquilini diventano la tua rete, quella che poi ti porti dentro per tutta la vita. Così non frequentare i corsi e non conoscere nessuno, significa restare da soli e privarsi dei rapporti più belli, delle esperienze più assurde. 

Se hai 14 anni poi, sei privato dei primi contatti, dei primi baci, delle prime emozioni. E per quanto ci siano i social a sopperire, la carne è debole e il telefonino resta un oggetto fine a se stesso. 

Insomma, quando pensiamo alle nostre rinunce, quando pensiamo di subire più di altri, ricordiamoci che forse… noi che l’ultimo anno di liceo l’abbiamo vissuto a pieno… noi che il primo di università ci è sembrato un sogno… noi che a 14 anni era tutto così ganzo… non siamo poi messi così male. C’è chi sta peggio di noi. E nessuno ne parla.

Una risposta

  1. Complimenti per l’articolo! Sono un’insegnante di Liceo, nonché madre di una ragazza adolescente: ci sono giovani irresponsabili é vero, ma la maggior parte degli adolescenti che conosco, tra miei studenti e figli di amici, sono assolutamente ligi alle regole, ci credono in un futuro migliore, al più presto, e sanno che il loro contributo é fondamentale.
    Per la prima volta ho letto un articolo di parte… dalla parte dei giovani, grazie
    Carmen Ciranna

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