Cosa Nostra, la “Nuova Cupola” di nuovo in ginocchio

di Isabella Inguscio

Cosa Nostra, la “Nuova Cupola” di nuovo in ginocchio

di Isabella Inguscio

Cosa Nostra, la “Nuova Cupola” di nuovo in ginocchio

di Isabella Inguscio

A poco più di un mese dalla maxi-operazione condotta dalla Dda di Palermo e conclusasi lo scorso 5 dicembre con l’arresto di 46 membri di Cosa Nostra, un altro duro colpo è stato inferto alla “Nuova Cupola” all’alba di questa mattina (22/01/2019).

 Francesco Colletti, capomafia di Villabbate, e Filippo Bisconti, capo mandamento di Belmonte Mezzagno, hanno resistito poco: pentitisi a circa un mese di distanza dal loro arresto, hanno confermato la “riorganizzazione della Commissione provinciale di Cosa Nostra” e fatto i nomi di molti “nuovi” boss e loro complici.

I due pentiti sono un fiume in piena e così, a poche ore da queste rivelazioni, si scatena una grande inondazione.

Certo non avevano molta scelta: con le loro parole infatti, intercettate da microspie in occasioni non sospette, avevano già fatto parecchi danni. Colletti, ad esempio, aveva in precedenza raccontato al suo autista della prima riunione della Cupola, con tanto di nomi e luoghi.

Troppo per il padrino di un’organizzazione segreta.

 Alto tradimento addirittura, se si pensa che il codice d’onore impone ai membri dell’organizzazione il silenzio fino alla morte.

Tra le rivelazioni shock, Colletti e Bisconti confermano che il 29 maggio scorso i capi dei mandamenti di Palermo si erano riuniti in assemblea plenaria: “Lo Piccolo in rappresentanza di Tommaso Natale; Greco per Ciaculli; Mineo per Pagliarelli; Gregorio Di Giovanni per Porta Nuova. Colletti per il paese di Villabate; Bisconti per Misilmeri. Non c’era nessuno per Santa Maria di Gesù e Resuttana”.

Un evento raro, che non si verificava dal 1993 (quando Riina venne arrestato), ed unico, dato che solo al capo dei capi spettava il potere di convocazione.

“Se non muoiono tutti e due luce non se ne vede”, diceva un mafioso nei giorni in cui Riina e il suo “compare”, Bernardo Provenzano, stavano già male. Ma la “luce”, dopo la loro morte, è durata molto poco per la nuova Cosa nostra.

Nella serata di ieri, quindi, la Procura di Palermo, diretta da Francesco Lo Voi, ha emesso un provvedimento di fermo che ha portato la Mobile, alle 4 di questa mattina, all’arresto di 7 persone. Tra queste, compaiono i nomi – tutt’altro che anonimi – di Leonardo Greco, figlio di Michele Greco detto “il Papa”, e Calogero Lo Piccolo, figlio del boss ergastolano Salvatore. Secondo gli inquirenti, Greco e Lo Piccolo avevano stretto una solida alleanza, con la benedizione di Settimo Mineo (anziano della Cupola, arrestato all’inizio di dicembre), per provare a rilanciare e rinsaldare il ruolo di Cosa nostra.

In manette anche Giuseppe Serio, punta di diamante della famiglia mafiosa Passo di Rigano, il quale avrebbe avuto un ruolo attivo nel rendere possibile la prima riunione della Commissione dopo la morte di Riina, «occupandosi in particolare della consegna dei messaggi di convocazione della riunione, nonché di accompagnare alcuni affiliati presso il luogo prescelto per la riunione», specificano i pentiti.

Basterà questo a mettere definitivamente in ginocchio la riorganizzata Cupola di Cosa Nostra che si pensava già indebolita dopo quel famoso blitz del 5 dicembre?

Colletti e Bisconti hanno già messo in guardia: l’organizzazione è infiltrata in modo pericoloso nell’economia palermitana, sono coinvolte decine di insospettabili persone. Le indagini parlano di imprenditori, commercianti e professionisti che continuano a cercare i boss. Sembrerebbe infatti che Cosa nostra sia tornata al vecchio mestiere di un tempo: la mediazione, per dirimere controversie o rilanciare affari.

Talvolta si è soliti parlare di “Mafia 2.0”, a metà strada tra la tradizione e modernità.

L’emblema del nuovo padrino è lo stesso Bisconti: laureato in architettura, l’imprenditore, spesso partecipe ad eventi mondani nel locale gestito dai suoi familiari, la “Birroteca Spillo”, uno dei pub più frequentati di Palermo, all’interno del quale farsi vedere e rivendicare la propria presenza sul territorio risultava, quindi, impresa facile.

Troppo presto per azzardare ipotesi su quel che sarà. Certo è difficile, se non impossibile, pensare che le confessioni fatte dai due Uomini (non così tanto) d’Onore possano passare inosservate o inascoltate dalle famiglie “tradite”.

di Isabella Inguscio, all rights reserved

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