Cosa abbiamo amato e imparato al Web Marketing Festival

di Redazione The Freak

Cosa abbiamo amato e imparato al Web Marketing Festival

di Redazione The Freak

Cosa abbiamo amato e imparato al Web Marketing Festival

di Redazione The Freak

“Essere stati tutti insieme ha significato affermare con forza che l’intreccio delle generazioni, delle competenze, dello spirito imprenditoriale, dell’arte e della cultura può produrre una realtà non solo aumentata, ma inclusiva e accessibile su più livelli: una Realtà degna di essere vissuta.”

Eh si, cari lettori. Il Web Marketing festival è stato davvero così bello.

Le parole che avete letto sono di Cosmano Lombardo, Chairman e ideatore del Festival.

Per chi c’era ogni parola ha un significato evocativo fortissimo: personalmente penso subito alla felicità dell’essermi trovata immersa in un ambiente ricco di “miei simili” in cui il Marketing era il fil rouge, un ambiente che mi ha fatto sentire a casa perché si parlava del mio mondo lavorativo, quello digitale, e poi tutte le connessioni social che sono poi diventate fisiche, sociali.

Penso poi al clima all’interno delle varie classi, dove esperti di ogni settore hanno risvegliato le menti e creato una conversazione, che dal piano fisico è passata a quello digital.

Un continuo rimando tra fisico e virtuale, che non è altro  che il mondo che viviamo ogni giorno, però forse senza che ci diamo troppo peso, e sicuramente senza renderci conto delle mille possibilità che ci sta offrendo.

Penso alle parole come realtà aumentata, inclusiva e accessibile: avreste dovuto sentire l’energia e la commozione che abbiamo provato tutti nell’assistere allo spettacolo di The silente beat: un gruppo di giovanissimi ballerini sordi che hanno danzato, seguendo il ritmo e segnano il testo della canzone Io non mi sento italiano. Anche noi spettatori nel nostro piccolo siamo riusciti a comunicargli tutto il nostro apprezzamento imparando a segnare “Web Marketing Festival” e applaudendo senza battere le mani, come insegna la Lingua Italiana dei Segni (Lis).

Questo piccolo spettacolo è servito per aprire un tema immenso che non è trattato, se non ignorato: la comunicazione per tutti coloro che hanno delle disabilità. Con le nuove tecnologie si possono fare miracoli, ma saranno inutili se il clima di ignoranza che ruota attorno al mondo delle persone con disabilità continua a persistere.

Ho vissuto il Web Marketing Festival come marketer, scegliendo in particolare le sale formative riguardanti i Social Network.

Si deve abbattere quel muro che dipinge i marketer come creature aliene che potendo venderebbero anche la mamma. Se c’è una cosa che sicuramente non dobbiamo trascurare è che i brand devono avere una personalità, e gli utenti non sono esseri imbambolati a cui rifilare qualsiasi schifezza.

Siamo noi.

Quindi, che si vendano maglioncini o casse di birra, perché non prendere una posizione, chiara e forte e in linea con la propria personalità e quella di chi ci segue?

Quel muro lì si abbatte solo se ci si mette il cervello, e se si usano gli strumenti social, anche i più banali, per conoscere a fondo i clienti.

Sapete che basta un sondaggio su Facebook per dare la prova ad un cliente il binomio bio = colore verde non è vincente? A quanto pare il rosa pastello è un colore molto più appropriato, e non se l’è inventato nessuno, è bastato chiederlo a chi i social li usa ogni giorno.

Seguite Mariano Diotto e vi si aprirà un mondo.

E ancora, non ha davvero senso continuare a ripetere parole come storytelling, funnel e automation, se prima non siamo padroni del nostro prodotto e non ci rendiamo conto che queste parole rimangono vuote se non si conosce chi si ha davanti, l’utente con cui si sta dialogando.

Abbiamo a disposizione migliaia di dati, usiamoli per offrire un servizio migliore!

Ok, lo sfogo da marketer incallita è finito.

Racchiudere in poche parole questi tre giorni di formazione è molto difficile, quindi il consiglio è, se non ci siete stati, l’anno prossimo, siateci, noi torneremo sicuramente.

di Laura Satta, all rights reserved

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